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Luca Ramacciotti – Sogetsu Concentus Study Group

www.sogetsu.it

“San Giovanni non vuole inganni” è un proverbio di origine toscana e, infatti, San Giovanni Battista è patrono di Firenze. Il proverbio è di origine medievale e trae significato dalla moneta in uso a quell’epoca, il fiorino, così chiamato proprio perché da un lato era raffigurato il giglio fiorentino mentre sull’altro vi era l’effige di San Giovanni Battista, già allora patrono della città. L’espressione “San Giovanni non vuole inganni” voleva significare che, da una parte, l’immagine era garanzia di autenticità e, dall’altra, la figura del Santo rendeva difficile ogni falsificazione. Inoltre, l’immagine avvertiva che qualsiasi copia falsa della moneta era non solo un atto vergognoso, ma anche un grave reato condannabile dalla legge. 

E a San Giovanni è legata una tradizione floreale che percorre tutta la nostra penisola ovvero quella dell’infuso di fiori.

Il 23 giugno, la notte che precede la nascita di San Giovanni Battista, è da sempre considerata una notte magica, durante la quale si celebrano riti propiziatori e purificatori questo perché, come molte tradizioni cattoliche, fu innestata, per diffondersi, su riti pagani e, in questo caso, quelli legati al solstizio d’estate. Il solstizio d’estate, infatti, segna l’inizio della nuova bella stagione e cade nel giorno più lungo dell’anno quando la natura giunge al massimo splendore. Nonostante la forte rinascita, bisogna prestare attenzione agli eventi sfortunati come siccità, forti temporali o malattie delle piante, che rovinerebbero i raccolti.

Per scongiurare le avversità, si facevano (fanno) falò propiziatori che rappresentano il sole e si prepara l’acqua di San Giovanni per raccogliere la rugiada, che simboleggia la luna. L’acqua di San Giovanni porterebbe fortuna e prosperità grazie all’incredibile potenza dei fiori e sarebbe in grado di proteggere i raccolti, allontanando le calamità.

Questa acqua si prepara per sfruttare la forza e la potenza di piante e fiori intrisi della rugiada degli Dei.
Si crede infatti che durante la notte di San Giovanni cada la rugiada degli Dei, capace di influenzare piante e fiori donando loro una particolare forza: il solstizio d’estate sarebbe la porta attraverso cui gli Dei fanno passare i nuovi nati, proprio sotto forma di rugiada.

La leggenda vuole che questa acqua magica porti fortuna, amore e salute, e che sia capace di allontanare malattie e calamità e di proteggere i raccolti.
Per preparare l’acqua di San Giovanni bisogna raccogliere una misticanza di erbe e fiori spontanei. Nella scelta dei fiori e delle erbe non esiste una vera e propria regola. Generalmente ci si lascia ispirare dal proprio istinto scegliendo tra le specie che si hanno a disposizione.

Solitamente in questo periodo si raccolgono i fiori di iperico, lavanda, artemisia e malva e fiori e foglie di menta, rosmarino e salvia. Si possono trovare e raccogliere anche i fiordalisi, i papaveri, le rose o la camomilla, in base alle fioriture presenti nel proprio territorio.

Si raccomanda di rispettare la natura durante la raccolta delle erbe, di non raccogliere quantità eccessive di esemplari e di non estirpare le piante alla radice (questo per ricollegarsi proprio a quanto detto prima su improvvisi murtamenti climatici, siccità, malattie delle piante e acquazzoni).
Dopo il tramonto, le erbe raccolte vanno messe in acqua e si lasciano all’esterno per tutta la notte, così che possano assorbire la rugiada del mattino. Le erbe raccoglieranno la rugiada e da essa acquisiranno proprietà magiche.

La mattina del 24 giugno, l’acqua di San Giovanni si utilizza per lavare mani e viso, in una sorta di rituale propiziatorio e di purificazione che porterà amore, fortuna e salute.

Da me a Viareggio si fa anche il “veliero” ovvero in una caraffa colma di acqua si fa scivolare lentamente un albume e lo si lascia fuori all’aria. Se la mattina, ghiacciandosi, l’albume avrà assunto la forma di una vela questo sarà un segno propiziatorio di buona fortuna.

Ma perché vi racconto tutto ciò?

Per due motivi anzi tre.

Il primo è che credo fortmente che tutto ciò che è di tradizione vada sempre mantenuto vivo. Le tradizioni sono rituali e fanno bene alla mente e al corpo e sono lo strato di cultura da cui proveniamo.

Il secondo è che nella scuola Sogetsu abbiamo una composizione denominata ukibana (o floating) in cui i fiori recisi “galleggiano” in una ciotola d’acqua.

La terza, e forse la più bella, che alcune mie allieve hanno preparato la loro acqua di San Giovanni compresa Fiammetta che ha mandato la sua foto da Israele dove vive.

Silvia Barucci
Fiammetta Martegani

E buona estate a tutti!

Concentus Study Group

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