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Luca Ramacciotti – Sogetsu Concentus Study Group

www.sogetsu.it

Monthly Archives: marzo 2022

Durante il carnevale di Viareggio del 2018 mi attirò l’attenzione una delle maschere isolate dal titolo “Al cospetto del sig. Ego”. Per un problema relativo alla sim della reflex di quella costruzione conservo solo due fotografie e me ne dispiace perché era innovativa sia per concetto sia per esecuzione. Non conoscevo l’autore, ma seppi che vinse con quel suo lavoro il primo premio.

Se quel lavoro mi era piaciuto l’anno successivò realizzò quella che per me resta ancora una delle maschere isolate insuperata per idea, bellezza e malinconia. Si trattava di “Bel Paese volo via”.

Questa figura in volo, dal volto malinconico, la cui maschera la tramutava in un uccello, lo sguardo triste di chi parte, ma anche speranzoso di ciò che l’avvenire può destinargli mi colpì talmente tanto che non ricordo nemmeno quante foto gli feci. E fu in quell’occasione che conobbi il suo costruttore: Matteo Raciti.

Non sapevo nulla di lui, ma il suo gusto innato, la sua bravura e teatralità mi avevano davvero sorpreso. Quell’anno si classificò (per me ancora resta un mistero perché non vinse) secondo.

Nel 2020 realizzò”I disagi di Gulliver” con cui vinse il primo premio accedendo così alle mascherate di gruppo per l’anno successivo. Ricordo la sua felicità per la meritatissima vittoria e io che iniziai a tampinarlo perché volevo che facesse un workshop di cartapesta alle mie allieve.

Un po’ la pandemia, un po’ Matteo che ha sempre mille progetti per la testa e, per sua fortuna, molti incarichi il progetto rimaneva latente, ma io ero più cocciuto del coronavirus a tenacia e continuavo a martellarlo di richieste 🙂

Tra una sua mostra e l’altra (è anche uno scultore non indifferente!) portava avnti il suo progetto per la prima mascherata di gruppo che avrebbe realizzato e, siccome non è uno che gioca facile, aveva portato un tema difficilissimo ovvero quello dei disturbi mentali: “Da vicino nessuno è normale”.

Si classifica al III posto.

Quest’anno, tra un corso e l’altro, ho continuato a tampinarlo per il workshop di ikebana sapendo quanto sia occupato e quotato a livello artistico, ma ci tenevo davvero a realizzare questo progetto.

Se lo scorso anno aveva iniziato un’idea di coreografia assieme alle mascherate quest’anno con “Qui e ora” (che gli ha valso il II posto) ha presentato un vero e proprio atto teatrale.

Finalmente sono riuscito a fargli ritagliare un fine settimana tra i suoi numerosi impegni che possa dedicare a tutti noi.

Realizzare un vaso in cartapesta seguendo l’iter classico non sarebbe fattibile in un solo fine settimana perché ci sono vari passaggi che richiedono molto tempo, ma Raciti ha escogitato una formula che ci permetterà di imparare realmente a fare la carta pesta andando ad ottimizzare i tempi.

Al termine ogni partecipante non solo avrà un suo personale vaso in cartapesta da utilizzare, ma anche sul momento vi realizzerà un ikebana.

Sono davvero felice di questo progetto che sono sicuro risulterà interessante per i partecipanti perché impareranno un’arte tradizionale e soprattutto che, dopo lo stop pandemico, torniamo di nuovo a fare un workshop legato all’arte dell’ikebana in Italia. Il workshop che la maestra Mika Otani tenne presso il Concentus Study Group fu l’ultimo realizzato in Italia. Che si sia di nuovo noi a ripartire lo vedo come un simbolo che tutta questa dollia ormai sia al termine.

Per informazioni: Sogetsu Italia

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Quando mi chiedono cosa sia l’ikebana la risposta più semplice è: arte dei fiori giapponesi. Non è facile sintetizzare anni e anni di studio senza fare una conferenza anche perché, spesso e purtroppo, l’ikebana in Europa è pensato (e purtroppo anche realizzato) come qualcosa di strano quando, se vediamo gli artisti giapponesi, in realtà è un’applicare concetti e forme in maniera creativa.

Mi spiego meglio. Se facciamo degli ikebana ispirati all’inverno metterci dei pezzi di ghiaccio è tautologico e didascalico. Dovremmo creare qualcosa che ci ricordi quella stagione. Come è abbastanza ormai noioso continuare a vedere ikebana fatti con le forchette (spesso solo mere sculture che non hanno nulla dei principi dell’ikebana realizzato con il solo materiale non convenzionale) o con stecchette o con bucce di cipolla… insomma va bene essere creativi, ma ricordiamoci sempre la grande lezione dello scultore Manzoni per criticare l’andazzo di una certa arte moderna.

Certamente è più facile fare la cosa strana, che la gente per non sembrare che non la capisca ti scrive che è bello o mette i like, che non andare a decontestualizzare gli ikebana proprio come fanno in Giappone.

Per tale motivo con il mio gruppo non siamo mai andati a fare cose forzatamente strane, ma abbiamo portato l’ikebana fuori dal suo consueto contesto (profumi, chef, moda ecc) come nessuno ha mai fatto prima in Italia (e in Europa). Questo è veramente pensare fuori dagli schemi perché se devi fare un ikebana che ricordi un determinato piatto o un profumo, la gente che lo vedrà, automaticamente, dovrà avere in mente quell’associazione.

Personalmente ho visto come i principi e l’estetica dell’ikebana abbia ormai da anni influenzato il mio lavoro anche perché volutamente ho iniziato ad applicarli alla messa in scena sia visivamente sia quando devo preparare un numero con un performer.

Partendo dall’idea vedo quali elementi tra di loro combaciano perfettamente, quali possano dare un contrasto interessante, cosa è superfluo, cosa mi dà idea di movimento ecc.

Non mi sarei mai aspetttao però di presentare queste mie idee e l’ikebana a dei prestigiatori professionisti anche perché temevo di annoiarli e invece li ringrazio per le domande molto interessanti poste al termine del mio intervento.

Il Magic Workgroup capitanato da Filippo Cignitti, mi aveva chiesto di tenere ieri un mio intervento durante la serata dove i vari prestigiatori presentavano idee ed effetti da loro creati. Incontri per me molto stimolanti perché mi danno spunti e imput inerenti al mio lavoro e sono fondamentali le discussioni che seguono ai vari numeri presentati tutti col fine di sviscerare al meglio la presentazione.

Ho riflettutto su come far comprendere cosa fosse l’ikebana e, nello stesso tempo, come l’applichi a regie e scene e, ricorrendo alle foto di alcuni miei lavori che scorrevano sul mio pc, ho delineato una scaletta con continui riferimenti alla messa in scena.

E’ stato molto stimolante fare questo percorso anche perché è una parte legata a un altro progetto che ho in dirittura d’arrivo, ma soprattutto io penso che se si fa arte o spettacolo dobbiamo essere curiosi e interessati a qualsiasi argomento che può, un giorno essere uno spunto, una riflessione per un atto teatrale.

Concentus Study Group

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Se il titolo è tratto da una celebre aria de “La forza del destino” di Verdi questa litografia è invece nota come “Bouquet of Peace“. Fu ideata da Picasso come manifesto in occasione del summit sulla pace (movimento a cui lui aveva aderito dopo la Seconda Guerra Mondiale) che si svolse a Stoccolma dal 16 al 22 Luglio 1958. Autografata da Picasso fu prodotta in 200 copie numerate.

Perché tutto questo? Ovviamente per i momenti storici che stiamo vivendo.

L’Head Quarter della Sogetsu ha lanciato il seguente appello: “With hopes of peace in each flower we touch. What we can do together now. Ikeru is the act of ikebana. Post your work with the hashtags. #ikeruforpeace #ikebanaforpeace” Quindi con alcune maestre del gruppo e allieve abbiamo deciso di esprimerci al meglio su questo tema, che non entra nello specifico, ma che, appunto invita, a stare tutti in una condizione di pace. Se consideriamo gli anni lasciati alle spalle è evidente che abbiamo sofferto molto e ci sono state tantissime morti per cui ora vorremmo respirare tutti.

Prima di lasciarvi ai nostri lavori, un piccolo pensiero musicale. Prima citavo “La forza del destino” di Verdi, noto anticlericale, perché vi è un’aria il cui titolo si presta molto al momento e che ho usato per il titolo di questo post, ma c’è anche questo celebre coro “La Vergine degli Angeli” tanto mistico quanto struggente. E ricordo che Verdi non era decisamente un uomo di chiesa, ma la pace e i sentimenti positivi sono desiderati da tutti. Proprio per tale motivo i maestri Farinelli, Barucci e Mibelli hanno ideato tre ikebana completamente differenti partendo dal medesimo contenitore.

Ikebana di Lucio Farinelli
Ikebana di Luca Ramacciotti
Ikebana di Silvia Barucci
Ilaria Mibelli
Ikebana di Silvia Pescetelli
Ikebana di Fiammetta Martegani
Ikebana di Elena Palade – suiban di Luca Pedone

Concenstus Study Group

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