Monthly Archives: gennaio 2022
30/01/22 Mika Otani Channel
In questi giorni è stato editato il primo video del canale online che la mia insegnante Mika Otani ha da poco inaugurato.
Il suo sito Youtube si intitola “Fun ikebana Time” e questa la sua descrizione riportata in calce al video: “Dear guests who love flowers! I’m active as an Ikebana artist. I’ve been studying Ikebana for 34 years now. Ikebana is called as Kado and the Japanese traditional flower arrangement. Fortunately I arrange many Ikebana works on movie, commercials and events. But here I’d like to show you the easy Ikebana you can enjoy at home. Mika’s website https://www.atelier-soka.com/english/ Mika’s Instagram https://www.instagram.com/mikaotani_f… This time I created the White world with Gypsophila, lily, orchid and white painted Kiwi vine. The point materials are vines. I made a movement in my structure with vines. Vines are originally brown because they are already dried. But as for dried materials, we can paint with any colors we like. I painted vines with white color with acrylic color. It’s easy and fun! If you paint them with other colors, the atmosphere will be changed and you can enjoy another Ikebana. Please try! *If you turn on the subtitles, the explanation will appear on screen. I try to update my youtube every week, but I’m not sure. Now I’m really a beginner on Youtube and shooting and editing movie is more difficult than arranging Ikebana for me. If you have any request or advise for my youtube, don’t hesitate to give me comment casually. I really appreciate if you subscribe my channel! Thank you!”

Come scrivevo nel mio precedente post di questo blog, la professionalità in questo campo è tutto e Mika ha realizzato un video che, attualmente, non ha rivali. Quanto sto per scrivere non è perchè Mika Otani è la mia insegnante. Chi mi conosce sa benissimo che se non pensassi una cosa e non vi credessi non la scriverei. Cosa che mi ha portato a contrasti in passato con altri docenti.
Infatti questo primo contributo di Mika al suo canale è perfetto in ogni senso. Non voglio stare a illustrare l’ikebana che realizza perché lo potete giudicare voi stessi seguendone la realizzazione passo passo e vedere come combina bene i materiali. Vasi bianchi, materiale vegetale bianco, rami di kiwi tinti di bianco. Tutto bianco eppure ognuno degli elementi ha una sua identità, volume e forma da non rendere il tutto piatto o banale.
Mika stessa è vestita di bianco e nero (tra poco torneremo su questo secondo colore).
Lo spazio in cui si svolge il video è lineare, “semplice” ed elegante. Una finestra sula lato sinistro e suoni di uccellini da fuori (si intravede della vegetazione). E’ subito palese che è un luogo pensato appositamente e non un posto ritagliato in una camera o nel disimpegno di casa.
Se dovessi scegliere di seguire un corso online, guardandomi attorno, sicuramente punterei su Mika Otani perché il video ha un ritmo perfetto. I tagli e il montaggio fluiscono così armonicamente da non accorgersene quasi.
E’ piuttosto palese che la regia non è improvvisata o fatta da chi fino all’altro giorno si occupava di altro, ma è studiata con riprese fontali, laterali, laterali dall’alto, il suono dell’acqua che scende nei vasi, dettagli inquadrati che non sono solo un riempitivo, ma fanno parte della narrazione.

Chi vede questo video vi trova molte suggestioni oltre all’operato vero e proprio di Mika Otani; siamo accompagnati da una musica in sottofondo e i suoni che sono caratteristici di chi fa ikebana (taglio dei rami, le cesoie che si appoggiano etc.) mentre la maestra Otani non proferisce parola lasciando che sia il tutto a parlare per lei.
Prima parlavo del nero riferito all’abito che la Otani indossa. Sono particolari che forse possono sfuggire, e probabilmente io li noto per deformazione professionale, ma guardate l’asciugamano che Mika utilizza durante il video.

Capita la finezza del gioco del bianco e nero che sovrasta su tutto? Le mattonelle alle sue spalle sono di un bianco antico, ha quinte laterali nere, l’ikebana bianco, lasciugamano nero e lei vestita di bianco e nero.
E queste finezze di eleganza pura non si imparano. Sono connaturate in chi è un professionista. Non ha realizzato un video con il palese scopo di vendere un corso. Ha illustrato come l’ikebana possa essere un mondo di bellezza ed eleganza.
Chapeau alla mia insegnante. Spero un giorno di poter essere un suo degno studente come merita.
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25/01/22 Corso di fotografia professionale
Nel mio lavoro ho imparato quanto sia importante la figura del professionista. Il professionista di un settore è colui che fa solo quel lavoro. Non è un hobbysta o un dilettante. Figure che possono assurgere a un buon livello con lo studio e la passione, ma non saranno mai come una persona che vive di quel lavoro costantemente. Resteranno sempre persone che si improvvisa in un altro campo. Se si fa un dato lavoro non possiamo diventare registi, chef o architetti all’improvviso. Per tale motivo se ho coinvolto altre persone nel mio percorso mi sono sempre rivolto a coloro che professano costantemente quella tipologia di lavoro. Se non si ha la pratica costante non diventiamo registi (o fotografi in questo caso) perché ci mettiamo dietro a un apparecchio di ripresa. Questo è un punto per me fermo, ma che in molti non capiscono e danno spazio a gente che si improvvisa e che magari, grazie ai social, può anche divenire famoso. In questo caso però la fama è scissa dall’essere un professionista.
Quando durante gli incontri indimenticabili con Luigi Gatti ci venne presentato il fotografo Andrea Lippi fu palese che eravamo ad alti livelli. Le sue foto parlano al cuore oltre che alla vista. Bastarono alcune sue specifiche ad aprirci a nuove visioni.
Per tale motivo ho subito accolto la proposta dell’amico Carlo Scafuri, altro indefesso professionista, persona di cultura e creatore del portale Takumi lifestyle, nell’aderire alla sua proposta di organizzare un ciclo di tre incontri con Lippi.
Questa la presentazione:
Tre conferenze/webinar dal titolo: “IKEBANA & BONSAI still life. Guida completa alla ricerca dello scatto perfetto attraverso il linguaggio dell’arte della luce”. Per chi non avesse il piacere di conoscerlo, Andrea Lippi si occupa di fotografia ad altissimi livelli dall’età di 23 anni. Innamoratosi della cultura orientale a seguito di un primo viaggio in Asia, dal 2015 inizia un periodo di studio sulla cultura giapponese culminato in “Lights of Japan“, la sua prima monografia sul Giappone, esposta nel 2018 ad Osaka con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura. Dal 4 febbraio avremo l’opportunità di “entrare” nello studio fotografico di Andrea per scoprire insieme tecniche e segreti dello still-life. In 3 incontri parleremo di teoria e poi successivamente vedremo live l’applicazione pratica dei concetti scattando le foto insieme ad Andrea. Partiremo dell’utilizzo di attrezzatura “casalinga” fino all’applicazione di illuminazione professionale… per tutti i gusti! Il primo incontro sarà venerdì 4 febbraio alle ore 21.00, i successivi due si terranno il 18 febbraio ed il 4 marzo, sempre alle ore 21.00; la durata di ogni webinar sarà orientativamente di circa 90-105minuti (piattaforma zoom).Il Workflow still-life è dedicato ad Ikebana e Bonsai ma è ovviamente impiegabile per altri soggetti! Ancora alcuni posti disponibili! Per partecipare basta iscriversi al seminario inviando una mail a takumi.lifestyle@gmail.com e versare una piccola quota di partecipazione.Per maggiori info:https://www.takumilifestyle.com/ikebana-bonsai-still-life/

Lippi mi ha chiesto come potrebbe insegnarci a fotografare gli ikebana non avendo nessuno, dato il periodo che viviamo, che possa andare nel suo studio a realizzarne uno. Anche con Scafuri abbiamo riflettutto su questa problematica e inoltre le composizioni delle varie scuole sono differenti per cui presentano differenti problematiche.
Secondo la mia personale opinione ho proposto i temi che maggiormente possono, per la mia piccola esperienza nel campo non essendo un fotografo, presentare delle problematiche quando fotografo i miei ikebana: fiori rossi, gialli o bianchi oppure elementi che si sovrappongono (l’ikebana Sogetsu è a 360° anche se spesso online si vedono solo cose frontali).
Lippi per capire meglio ciò che gli stavo chiedendo mi ha già mandato alcune foto di prova per centrare meglio il discorso.








Secondo me per un bravo ikebanista saper fotografare al meglio le sue opere è FONDAMENTALE e sono sicuro che anche questa volta il nostro percorso di crescita avrà dei punti in più.
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22/01/22 Tarocchi
Lo scorso settembre ero a Liegi per “La forza del destino” che andava in scena all’Opéra Royal de Wallonie per la regia di Gianni Santucci e sul tulle, che fungeva da sipario, era riportato un mazzo di tarocchi mescolato e lì ebbi l’idea di proporre alle mie allieeve degli ikebana ispirati a essi.
Il mio interesse per i tarocchi risale alle scuole medie quando lessi “Il castello dei destini incrociati” di Italo Calvino. Era la prima volta che incontravo i tarocchi e mi affascinò come Calvino avesse ideato ogni storia in base a quel mazzo di carte. Successivamente avrei ritrovato, nel corso della mia vita, diverse volte quel mazzo di carte sia attraverso amici interessati all’esoterismo, sia a fumetti come quelli di Dylan Dog sia per la prestigiazione perché sono usati in molti effetti, anzi consiglio i libri, per chi è interessato, di Matteo Filippini dal titolo Tarot Magic (disponibile anche nel formato ebook) e Sortilegium.
Un altro libro, che, secondo me, trova radici in quello di Calvino, è “Scrivere con i tarocchi. Dal viaggio dell’eroe al viaggio del matto. Usare i tarocchi per raccontare una storia” di Alfonso Cometti e Grazia Giardiello. Quindi i tarocchi sempre visti come un mezzo di espressione e comunicazione.
Quindi tornando a noi…. tarocchi e ikebana. Per me queste sono sfide di creatività interessanti perché attraverso il tuo lavoro devi esprimere ciò che qualcun altro ha ideato. Come scrivevo già per i lavori su Klimt trovo questi temi molto fuori dagli schemi più che fare un ikebana con le forchette perché lo strano senza vincoli è sempre più facile e alla portata di tutti da realizzare.
Dei tanti possibili mazzi da scegliere (da quelli storici come quello di Marsiglia o quello Sola Busca a quelli più moderni e a vario tema come quelli disegnati da Massimo Alfaioli) ho puntato l’attenzione su quelli di Oswald Wirth per i disegni e i colori utilizzati. Sono forse uno dei mazzi più noti e soprattutto avevo anche il suo libro in maniera da dare anche una possibile traccia tematica di interpretazione alle allieve che ne avessero fatta richiesta.
Mentre tutti sceglievano liberamente, personalmente, ho puntato subito alla carta del Bagatto per ciò che sta a significare e a tal fine mi sono anche comperato da Tra palco e realtà una delle bacchette artigianali realizzate da Orietta mentre per la coppa ho utilizzato un incensiere che comprai in Oman durante una tournée

A partire dai tarocchi marsigliesi il prestigiatore tiene il bastone nella mano sinistra, come se fosse una bacchetta magica; il giovane artista solitamente non guarda verso lo spettatore ma in un punto distante dal suo stesso tavolo. Sulla carta comincia a comparire il numero 1 in cifre romane. L’abito è rosso e blu con alcuni particolari in giallo, particolare ripreso in molti mazzi successivi.
In seguito il Bagatto è stato raffigurato anche come un artigiano intento a svolgere la sua arte nel proprio laboratorio, per poi evolversi nel Mago delle raffigurazioni cartomantiche contemporanee.
Nei tarocchi Rider-Waite l’uomo guarda lo spettatore ma questa è una rappresentazione poco seguita in seguito; è un mago che indossa un mantello rosso su una tunica bianca e sulla testa ha il simbolo dell’infinito. È circondato da fiori e ha la bacchetta nella mano destra sollevata, mentre la mano sinistra è abbassata.

Il maestro Lucio Farinelli invece ha puntato sulla carta delle Stelle.

In cielo brilla una grande stella ad otto punte, attorniata da altre sette stelle più piccole, che potrebbero rappresentare l’Orsa Maggiore oppure le Pleiadi. Il numero non è casuale, infatti l’otto è il numero dell’infinito, dell’ordine cosmico e di ciò che veglia su questa donna, richiamato anche nella dicitura dell’Arcano 17 (1+7=8).
Nei mazzi più antichi è raffigurata una donna in piedi con il viso rivolto ad una stella.

La maestra Silvia Barucci ha scelto la carta che per eccellenza spaventa i profani anche grazie a tantissimi romanzi e film/telefilm a carattere orrorifico. Una carta che spesso nemmeno è nominata, ma che nella realtà dei fatti può significare un cambiamento positivo anche visto nell’idea di cammino iniziatico (e infatti è posta a metà del mazzo) che i 22 Aracani Maggiori rappresenterebbero.

Spesso lo scheletro è avvolto in un mantello e falcia teste e membra umane tra germogli di piante. Nei tarocchi marsigliesi non veniva riportato il nome sulla lamina ma solo il numero 13, per paura che, nominandola, la morte potesse giungere inaspettata; al timore attorno a questa carta è collegato uno dei tanti atteggiamenti superstiziosi che si collegano al numero 13. In alcuni mazzi la didascalia della carta c’è ma compare come IL TREDICI, sempre per allontanarsi dal tabù della morte.
Nei tarocchi Rider-Waite è rappresentata come uno scheletro vestito con un’armatura nera su un cavallo bianco, che regge uno stendardo che raffigura una rosa a cinque petali. Al passaggio del cavaliere, un re è già caduto, alcuni fanciulli sono in agonia e un vescovo è ancora in piedi ma in procinto di cadere. Sullo sfondo il sole sta tramontando o sorgendo tra due torri.
In altri mazzi è raffigurata come Anubi, il dio egizio dei morti.

La Maestra Ilaria Mibelli ci racconta, con queste parole, la realizzazione del suo lavoro: Il Maestro Luca Ramacciotti grande appassionato di arti magiche un giorno, un giorno qualsiasi così come ce ne sono tanti, niente presagiva un tale scombussolamento, lancia un nuovo tema: “Che pensate se realizzassimo degli ikebana ispirati ai venti Arcani Maggiori?” Arcani Maggiori? Faccio fra me e me, e cosa sono? Veloce ricerca su internet e…I Tarocchi! Beh più ignorante di me su certi temi penso non ce ne sia, tutto quello che so è che ci si legge il futuro. Vabbè una senza fede alcuna, neppure alla lettura delle carte crede! Comunque la cosa mi intriga. Ci fornisce le carte a cui fare riferimento, fortunatamente, e non c’è altro che mettersi al lavoro. Ho guardato le carte per giorni, poi ne ho selezionate alcune quelle che più mi ispiravano e infine ho preso la mia decisione: La Forza sarebbe stata la mia carta. Ho realizzato il mio lavoro, Complementing an Art Work, non avrei letto il significato della carta sin dopo aver fatto l’ikebana, non volevo che potesse condizionarmi. Beh comunque in conclusione non so se sono stata io ad aver scelto la carta oppure se è stata la carta ad aver scelto me, però mi ci sono ritrovata molto.

Nei tarocchi Rider-Waite la carta presenta il numero otto, invece dell’undici, che ha invece La Giustizia, per l’influenza della posizione astrologica dei segni zodiacali del Leone e della Bilancia, simboli delle carte.

Silvia Pescetelli (in attesa di ricevere il diploma da maestra) ha scelto un’altra delle carte più temute del mazzo dai profani, ma che in realtà può anche simboleggiare un cambiamento. La lettura è sempre ambivalente e rapportata alle altre carte che hanno attorno.

Nella tradizione più antica, riconducibile ai tarocchi di Marsiglia, la carta viene definita come La Maison Dieu (“La casa Dio”) e raffigura una torre scoperchiata da cui esce una fiamma che sale al cielo.

Daniela Anca Turdean ha estratto dal mazzo degli Arcani Maggiori La luna.


Neicla Campi, che sta per iniziare il V livello del corso, ha scelto la carta dell’Imperatore.


Con piacere vedo quando un’allieva che è sempre ai primi anni (per la precisione a metà del II livello) decide di tentare queste sfide per cui ho accolto con somma gioia il lavoro di Giusi Borghini che ha deciso di provare a realizzare un ikebana ispirato alla carta del Sole.

In una versione della carta introdotta in Belgio nel XVII o XVIII secolo, un solo bambino è raffigurato, a volte nudo, mentre cavalca un cavallo bianco reggendo una bandiera scarlatta.
In altre versioni successive, in luogo dei gemelli sono raffigurati due giovani amanti.
Sullo sfondo, oltre all’immagine di un muro, sono talvolta presenti dei girasoli.

Ancora una volta ringrazio le allieve che hanno accettato la sfida e anche coloro che avrebbero voluto partecipare, ma con i tempi storici che stiamo vivendo, si sono trovate nell’impossibilità di farli.
E che le carte del destino siano sempre favorevoli al Concentus Study Group!
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11/01/22 A portata di mano
Sembra quasi impossibile che nel giro di un decennio sia tutto cambiato e in maniera così rapida.
Quando nel 2005 iniziai a studiare ikebana internet si stava diffondendo, ma non era di uso quotidiano come oggi. Anzi. Ricordo che per lavoro mi ero comprato un BlackBerry ed ero uno dei primi in Italia a essere sempre rintracciabile per email (con delle tariffe non indifferenti in base al consumo).
Su internet si trovava pochissimo sull’argomento ikebana e sui materiali necessari; ricordo che il mio primo kenzan me lo vendette, assieme alle hasami, la mia insegnante mentre il maestro Farinelli lo acquistò da Alicanti. Lì scoprimmo l’importanza di un kenzan con molti aghi e uno con aghi diradati, ma nessuno ci stava guidando. Alla stessa maniera imparammo quali vasi potevano essere utili per lo stile libero e quali no comprandone molti che poi rimasero inutilizzati.
Ricordo (e stiamo parlando di 12 anni fa non dell’altro secolo) che una volta a Parigi svaligiammo un negozietto che aveva il materiale per l’ikebana e che purtroppo stava chiudendo. Ci pareva il Paradiso. Aveva vasi e attrezzature divisi per le tre scuole principali (Ikenobo, Ohara e Sogetsu). Comprammo i kenzan anche per i colleghi di studio e ce li trascinammo per tutta Parigi felicissimi di quel peso perché era un tesoro inestimabile.
Il maestro Farinelli toccò il cielo con un dito quando su eBay (Amazon non si era ancora diffusa) trovò un’offerta di vasi e mini kenzan che vendeva un tedesco che se ne voleva disfare. Comprammo fieri tutto il pacchetto a scatola chiusa perché i vasi restavano il problema maggiore. All’epoca conoscevamo solo il CER come laboratorio di ceramica ed erano tanto perfetti quanto “lenti” e noi iniziavamo a dare lezione come maestri. Ci servivano suiban e vasi alti.
Trovammo un sito canadese perfetto, ma la botta ci arrivò addosso con il pagamento della dogana. Non abbiamo mai guardato alla rimessa economica perché volevamo che i nostri allievi avessero i giusti contenitori. Avevamo iniziato con un’associazione che ci insegnò molto nel gestire perfettamente i corsi, ma per i vasi ci eravamo dovuti un poco adattare e questo non ci andava bene.
Con il maestro Farinelli ci chiedemmo se fosse giusto investire in tanti vasi (e soldi) senza sapere se avremmo continuato a insegnare, ma decidemmo di rischiare. A me iniziava anche il corso a Livorno (2012) e lì facendo una lezione di prova non potevo portarmi dietro 8 suiban da Roma. Trovai al Mercato dei Fiori di Roma delle specie di suiban di plastica della dimensione giusta. L’unico problema gli spunzoni al centro su cui si doveva fissare la spugna che noi non usiamo per cui andavano tolti. Però era un’ottima soluzione e ero felicissimo.
Intanto internet cresceva, noi avevamo fondato su Flickr il primo gruppo dedicato all’ikebana Sogetsu e stavamo conoscendo ikebanisti da tutto il mondo e vedendo anche ciò che succedeva fuori dall’Italia, anzi da Roma. Avevamo anche una pagina dedicata all’ikebana su Myspace.
Però rimaneva sempre il problema del reperimento dei vasi e degli attrezzi e soprattutto agli allievi che iniziavano lo studio non volevamo far spendere cifre folli in kenzan e hasami per cui a lezione portavamo sempre tutto noi come si era fatto fin dall’inizio con il maestro Farinelli che studiava incroci di materiali, vasi e attrezzi.
In un primo negozio romano di giapponeserie comprammo un cestino di bambù senza sapere per quale composizione servisse o come si potesse utilizzare e nessuno ce lo sapeva indicare. Devo dire che tutto ciò che trovavamo si comprava un poco allo sbando, ma anche per testare le varie possibilità.
Poi conoscemmo il ceramista Sebastiano Allegrini e soprattutto nacque un sito ad hoc e nella vicina Germania. All’improvviso avevamo tutto a portata di mano e a varie fasce di prezzo. Le nostre allieve potevano acquistare, se lo volevano, kenzan giusti, ma soprattutto hasami economiche perché i primi due anni non essendo pratici ne roviniamo il filo. Tutte cose che a noi nessuno ci aveva insegnato, ma avevamo imparato sulla nostra pelle pagando attrezzi a prezzi alti per poi averli dovuti ricomprare dopo tre anni.
Alle nostre allieve, quelle che vogliono ascoltare e si fidano dei nostri giudizi e della nostra esperienza, indichiamo sempre cosa comperare sul sito tedesco affinché non spendano cifre folli mentre per i vasi preferiamo si affidino ai ceramisti in maniera da scegliere il colore che preferiscono e soprattutto avranno un vaso non industriale, ma anche lì libera scelta.
Ultimamente ci serviamo molto da Luca Pedone che è un bravissimo ceramista e riesce a realizzarci perfetti vasi da ikebana con un ottimo rapporto qualità/prezzo.
E poi arrivò Amazon.
Ora online si trova di tutto e di più. Dai vasi (anche suiban in resina che per i corsi sono meglio dato che in anni i vasi di ceramica si sono rotti e molte volte), ai kenzan, alle hasami. Tutto un mondo a portata di click.
Sicuramente oggi è più facile rispetto a quando abbiamo iniziato noi, ma c’è anche la possibilità di avere più imput visivi e compiere di testa propria le scelte sbagliate o sentirci frustrati se i maestri ci dicono che quel contenitore non è adatto.
Oggi abbiamo tutto e subito e questo ci fa dimenticare che invece l’ikebana è un’arte lenta.
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02/01/22 Tra ieri e domani
Solitamente a fine anno faccio un resoconto delle attività del nostro gruppo e per quanto non si sia rimasti inattivi, è ovvio che non si siano potute svolgere tutte el attività prepandemia anche perché solitamente non ci organizziamo le mostre da soli, ma siamo ospitati (Campomarzio70, Uffizi, Ara Pacis, MAXXI etc.).
Nonostante ciò abbiamo realizzato delle splendide lezioni online con personaggi del calibro di Luigi Gatti e Andrea Lippi, il maestro Lucio Farinelli ha tenuto una dimostrazione online internazionale per Indra (che ha la sede principale a Madrid e filiali in tutto il mondo), abbiamo tenuto lezioni online e per primi siamo stati a usare il Flower Bouquet della Lego negli ikebana (bisogna sempre pensare fuori dagli schemi). Ci siamo poi addentrati nello studio della natura attraverso gli scatti di Vincenzo Salemme, ma soprattutto abbiamo indetto una mostra virtuale per il Giorno della Terra che ha visto partecipare 142 artisti di ikebana (di varie scuole) letteralmente da tutto il mondo. Inoltre ai consueti appuntamenti di ikebana legati a Natale, San Valentino o Pasqua abbiamo (nella persona del maestro Farinelli) realizzato dei lavori ispirati all’Eurovision Song Contest e ai quadri di Klimt. Personalmente io ho avuto il piacere di ideare un ikebana che si “abbinasse” a quello di Elena Karetko per il tema scelto di “Yin e Yang”.
Nel frattempo abbiamo continuato a ricevere lezioni online dalla nostra maestra Mika Otani che ci ha permesso anche di salire di livello. Sinceramente io credo di aver finalmente trovato il porto giusto non solo per l’entusiasmo e la felicità con cui Mika insegna (e su questo tema ritorneremo tra poco), ma per la sua grande preparazione sia tecnica sia artistica.
Purtroppo quest’anno il nostro gruppo è stato colpito dal lutto venendo a mancare la maestra Daniela Bongiorno vera e propria colonna portante.
L’anno è proseguito con la collaborazione con l’architetto Emanuela Faicchia (Milano) e le sue ceramiche e, personalmente, abbinando un mio lavoro ad una foto del maestro Luigi Matino ispirata a “It”.
Prima parlavo delle lezioni online che ci tiene la nostra maestra Mika Otani. Lei ci spinge molto nel valicare i nostri limiti mentali, ma sempre con attinenza all’arte che studiamo, ovvero l’ikebana. E’ molto difficile pensare fuori dagli schemi rimanendo vincolati ai principi dell’ikebana. E’ molto più facile fare una composizione astratta o svincolata da contenitori o altro per fare qualcosa che può apparire ad un primo esame superficiale artistico. La difficoltà nel fare qualcosa di innovativo, ma legato alle idee dell’ikebana è anche nella tecnica prevista da questa arte. Se io metto un mazzo di fiori pigiati in un vaso o un ramo secco appoggiato a esso sarà sempre più facile del costruire un sostegno interno e ad esso ancorare ogni cosa.
Per tale motivo consiglio a tutti di vedere il video della Iemoto della Scuola ha pubblicato sulla pagina Facebook della scuola.
E’ innegabile come i grandi artisti dell’ikebana giapponese pur ideando spesso opere in cui il materiale vegetale è connesso (parola fondamentale) a materiale inerte restino sempre nell’ambito dell’ikebana senza sfociare in quello della scultura e diano al tutto un afflato sempre di dolcezza e poesia e mai qualcosa di freddo, duro e statico.
Nella prima composizione realizzata dalla Iemoto è palese che all’interno del vaso vi sia già qualcosa predisposto per l’ancoraggio e questo deve far comprendere a tutti quanto sia fondamentale la preparazione interna del vaso. Se mettiamo un fiore appoggiato sul bordo del vaso… bè non serve studiare ikebana.
Inoltre la Iemoto fa delle affermazioni piuttosto importanti che riporto qui sotto.
Pur sottolineando che è importante cercare di uscire dai propri schemi mentali sostiene che:

Può sembrare un’affermazione banale e scontata, ma credetemi, per esperienza personale, posso affermare che non è così. Conoscevo una maestra che faceva usare i fiori o i vasi che all’allievo non piacevano e questo a ogni lezione. Se l’esercizio può essere utile (ovvero saper utilizzare tutto anche ciò che non piace), alla lunga diviene solo punitivo e mortificante.


Ma andiamo avanti. Il maestro Farinelli dice sempre a proposito degli ikebana: “Questo che hai fatto lo vorresti nel tuo salotto”? Ora probabilmente, da parte di chi ha eseguito quel lavoro, la risposta è affermativa, ma credo serva sempre vedere il proprio operato con occhio critico per cui la seguente affermazione della Iemoto è bene sia chiara nella nostra mente.

Quindi cosa vogliamo trasmettere di noi attraverso il nostro lavoro? I due ikebana che la Iemoto ha proposto sono palesemente nel suo stile, non potrebbe averli fatti un’altra persona. Si riconoscono le sue idee, le sue passioni (da qui la foto di copertina dell’opera che il Maestro Alafioli fece per noi in occasione del workshop italiano di Mika Otani) eppure la natura è la vera protagonista- Si comprende l’amore, lo studio e la passione che la Iemoto ha in quest’arte.
La stessa che speriamo di realizzare costantemente noi e il nostro gruppo.
Negli anni siamo cresciuti numericamente molto, per fortuna, ci siamo compattati (anche se con qualche scossone come in tutte le associazioni) e, soprattutto, ci divertiamo nello studiare assieme. Per mia decisione non diverremo mai un Branch (ci fu proposto nel 2019 dalla scuola) perché non ci interessa. Noi vogliamo solo adoperarci al meglio in nome della scuola con la massima onestà e trasparenza senza mai inventarci alunché. Non ci interessa fare la coda di pavone.
Personalmente so, e il maestro Farinelli condivide, che studiare con Mika ci dà una gioia mai provata con nessun insegnante prima e ogni volta che seguiamo una sua lezione non solo impariamo idee e tecniche, ma dopo abbiamo un’entusiasmo a palla.
Per questo vorrei ringraziarla pubblicamente e vi lascio con i lavori realizzati per il tema del Natale.


e per l’Anno Nuovo.


Nell’augurio di tornare finalmente a respirare vi lascio con un’immagine emblematica tratta dal bellissimo lavoro di Davide Livermore “A teatro si respira la vita“.

Buon 2022!
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