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Luca Ramacciotti – Sogetsu Concentus Study Group

www.sogetsu.it

Monthly Archives: Maggio 2021

“Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo.” (Genesi 19 -23,26) Questa credo sia una delle immagini più terrificanti dell’Antico Testamento che testimonia in pieno la forza distruttrice e vendicativa di Dio (immagine che sarà “ribaltata” dall’ottica cristiana) e che tutti hanno ben chiara anche se con una visione di significato spesso distorta.

Quindi per me Sodoma era solo il nome di questa città distrutta in tempi antichi, ma mi sbagliavo. La fortuna di avere allieve che provengono da altre nazioni e culture è che sto imparando moltissime cose da loro e di questo ne sono molto felice.

Lascio quindi la parola a Fiammetta Martegani.

Ikebana, vaso e foto di Fiammetta Martegani

“Ogni Ikebana ha sempre una sua storia ed una sua geografia. A partire dai materiali, costituiti da contenitori, rami e fiori, fino ad arrivare alle persone che hanno dato vita ai vasi e alle piante con cui le composizioni vengono create.

La storia di questa composizione si intreccia con la storia e la geografia di Israele, dai tempi biblici ai giorni nostri.

Si tratta di una Variazione n.4 con Peonie e Melo di Sodoma, detto anche Melo del Mar Morto, luogo da cui proviene questa pianta, dal tronco che ricorda un sughero e dai frutti tanto belli quanto velenosi.

In realtà questo albero non cresce solo in aree desertiche, dove la maggior parte delle sue specie si trovano soprattutto in Medio Oriente e Nord Africa, ma anche in aree tropicali, dell’Africa tropicale al Sud Est Asiatico, fino all’Indonesia.

Eppure, ancora oggi, la Calotropis procera deve il suo nome comune alla leggenda, riportata già in epoca romana dallo storico Tito Flavio Giuseppe, legata all’episodio biblico dell’incendio di Sodoma, in seguito al quale la regione sarebbe divenuta totalmente sterile, per cui l’unica pianta a cui fu permesso di crescere dalla volontà divina sarebbe stata il “pomo di Sodoma”, i cui frutti, all’apparenza belli ed invitanti, una volta aperti contenevano solo cenere e fumo. 

Eppure, nonostante il Mar Morto sia ancora il punto più profondo del globo terrestre, alcuni impervi israeliani sono riusciti a far fiorire il deserto al punto di istituire vere e proprie comunità, con tanto di scuole elementari, basate sull’agricoltura. Queste comunità si chiamano kibbutz e al Kibbutz Almog, situato nella parte settentrionale del deserto israeliano, sulle sponde del Mar Morto, Guy Erlich, israeliano appassionato di agricoltura biblica, dal 2008 dedica la sua vita alla coltivazione di piante ed erbe che, stando alla loro descrizione nei testi biblici e nelle opere di storici tra cui Tacito, venivano un tempo adoperati come medicinali o come merci di scambio dal valore incommensurabile, come l’incenso e la mirra che i Re Magi portarono a Betlemme per celebrare la nascita di Gesù Nazareno.

Grazie alle sue ricerche ed alla sua tenacia, oggi Guy Erlich, con passione, pazienza e dedizione quasi alchemica, è riuscito a ridar vita a oltre 60 specie in via di estinzione e, con esse, a ricreare incensi, oli e profumi che un tempo venivano utilizzati da Cleopatra.

Questa storia mostra come la pratica dell’Ikebana, in ogni sua composizione, offra anche l’occasione per raccontare, attraverso i principi dell’estetica giapponese, dalla portata universale, storie locali: fatte di profumi, persone e popoli, e dal loro legame millenario con la terra ed i suoi frutti. Cosí come i vasi che, a loro volta, dall’argilla, diventano ceramica: in questo caso assemblata e dipinta dalla sottoscritta, in blu e bianco, come i colori della bandiera di Israele.

Colori, profumi e persone che, tra presente, passato e futuro, anche dopo che la composizione avrà perso il suo ultimo petalo, attraverso l’Ikebana si intrecciano insieme, in modo tanto asimmetrico quanto armonico. 

Praticare Ikebana è anche questo: raccontare la storia di un popolo, attraverso i frutti della sua terra.”

Ringrazio Fiammetta per questo bellissimo scritto e per avermi arricchito culturalmente.

Concentus Study Group

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Chi scrive è appassionato del Festival di Sanremo (lo so… nessuno è perfetto) mentre il M. Lucio Farinelli da anni segue con molta passione l’Eurovision Song Contest più noto in Italia come Eurofestival.

Quest’anno ha avuto l’idea di coinvolgere il Concentus Study Group nell’ideare degli ikebana ispirati ai colori delle bandiere dei paesi partecipanti alla gara canora e, come sempre, ringraziamo chi, in questi tempi così complessi, è riuscito a ideare e realizzare qualcosa. Ognuno ha scelto il paese che preferiva.

Personalmente sono andato, coscentemente, un poco (tanto 🙂 ) fuori tema, ma spiego il perché. La cantante Senith partecipa per San Marino a cui Luca Tommassini ha realizzato le coreografie e Simone Guidarelli il look. Avendo la fortuna e l’onore di conoscere entrambi questi geniali professionisti ho cercato di omaggiarli attraverso il mio lavoro per cui ho ideato un ikebana che non avesse solo i colori della bandiera sanmarinese (bianco e celeste), ma che soprattutto potesse ricordare la performance, il look e il video della canzone.

Ora lascio la parola al M. Farinelli prima di aprire la galleria degli ikebana realizzati.

“L’ESC è un programma televisivo più che musicale e quindi l’effetto visivo di ogni performance è sempre di forte impatto estetico. A volte si va sul kitsch, altre è un’esibizione molto esagerata, ma anche di gran gusto e raffinatezza. La proposta musicale è variegata, ma spesso subordinata all’esibizione stessa dove conta molto il look e la tipologia di presentazione. Più di ogni altra cosa l’ESC è un’occasione per far incontrare circa 40 paesi europei tutti assieme. Molti di essi si adeguano utilizzando la lingua inglese, altri, come l’Italia, invece preferiscono sempre esibirsi con il proprio idioma. Essendo il Concentus Study Group (come vuole il significato latino del suo nome) composto da molte anime provenienti da diverse regioni italiane, ma anche da altri paesi europei, ho chiesto di ispirarasi alle bandiere e alcuni hanno legato la bandiera anche alla canzone in gara. Ancora una volta, con soddisfazione, ho visto le allieve accettare una proposta inconsueta e fuori dagli schemi pur mantenendo, nei loro lavori, le caratteristiche precipue dell’ikebana.”

Silvia Barucci – GRECIA – “Last dance
Ikebana di Lucio Farinelli – Vaso di Luca Pedone – ITALIA – “Zitti e buoni
Ikebana di Chiara Giani – GERMANIA – “I don’t feel hate
Ikebana di Ilaria Mibelli – PORTOGALLO – “Love is on my side
Luca Ramacciotti – San Marino – “Adrenalina
Giusy Borghini – MACEDONIA DEL NORD – “Here I Stand
Rossana Calbi – Vaso di Susy Pugliese – FINLANDIA – “Dark Side
Neicla Campi – Vaso di Tore Coi – DANIMARCA – “Øve Os På Hinanden
Deborah Gianola – SVIZZERA – “Tout l’universe
Ikebana e vaso di Fiammetta Martegani – Vaso di – ISRAELE – “Set me free
Silvia Pescetelli – CIPRO – “El Diablo
Daniela Anca Turdean – ROMANIA – “Amnesia
Rumiana Uzunova – BULGARIA – “Growing Up Is Getting Old

Che vinca la migliore canzone/esibizione!

Concentus Study Group

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Ikebana di Lucio Farinelli – Vaso di Sebastiano Allegrini
Ikebana e foto di Luca Ramacciotti – Contenitore di Lucio Farinelli e Akihiro Mashimo

In questo primo maggio dal clima incerto (per dirla con le parole di Franco Battiato: la primavera tarda ad arrivare) come lo è la vita da oltre un anno, più che mai abbiamo bisogno di poesia e bellezza e da qui il titolo di questo post che è una frase di Simone Weil.

Non penso che, presuntuosamente, i due ikebana che aprono il post siano arte e bellezza, ma è un nostro tentativo cercando di onorare al massimo la natura e ciò che ci offre. Tra l’altro, entrambi gli ikebana, sono stati creati con il materiale che era avanzato dalla lezione con le allieve proprio nel rispetto di ciò che la terra ci dona.

Lucio desiderava esprimere la forza della natura, io giocare tra il colore nero dello sfondo e quello del contenitore interno del cestino (nero su nero si annulla) come se i fiori fossero sospesi.

Non so se siano arte o belli, ma di certo sono fatti con cuore e desiderio di mettere in risalto la natura e non noi.

Mi sono anche chiesto, spesso, cosa sia il concetto di artistico in ikebana.

Per me l’artistico è ciò che ti arriva come un’onda d’urto all’animo; qualcosa che ti fa sbattere gli occhi e sorridere. Un ikebana artistico deve far comprendere come la natura sia bellissima e non sminuirla. Per questo motivo trovo molto difficile alcuni temi che la scuola Sogetsu propone nel curriculum di studio perché alle volte si rischia di non fare un ikebana, ma un incidente stradale.

La Sogetsu dallo scorso dicembre stra proponendo dei seminari online per insegnanti davvero interessanti e istruttivi che, oltre a ripassare gli stili base, affrontano proprio i temi più impervi della scuola affinchè siano meglio compresi e, non solo insegnati correttamente, ma anche realizzati.

Un tema piuttosto particolare, che non credo abbia nessun’altra scuola, è Disassembling and Rearranging the Materials. La lezione nel libro di testo viene così spiegata: l’ikebana si realizza prendendo dal terreno dei materiali che vengono tagliati e riassemblati tra di loro nella nostra disposizione floreale. (Quindi un processo che la gente non sa o non percepisce, ma che è conosciuto dall’autore. Questo perché nell’ikebana il materiale deve avere una disposizione che dia sempre un idea di naturalezza.) Dobbiamo quindi, in questa lezione, osservare ogni ramo che utilizzeremo per analizzarne gli elementi che lo compongono e la sua struttura al fine di creare una composizione che possa essere armonizzata con il contenitore (per cui solitamente non deve essere omesso in questa tipologia di lavoro) e quale sia il modo più efficace per “smontare” il ramo o il materiale che abbiamo a disposizione. Questa operazione permette anche di osservare e scoprire alcune caratteristiche del nostro materiale che potrebbero essere sorprendenti o riservarci delle sorprese. Quello che scopriamo dovrà essere il focus della nostra composizione. Ovviamente i fiori che andremo a utilizzare dovranno stare a contatto con l’acqua.

Vedendo le foto allegate alla lezione è palese che il materiale venga “smontato” ma non ridotto a pezzi perché deve sempre conservare una sua forza e bellezza.

Questo tema non viene spesso affrontato perché ci deve essere un intento artistico nel realizzarlo ed è solo uno dei temi proposti dalla scuola. La difficoltà è nel creare qualcosa che dia sempre il senso di naturalezza e mai qualcosa che è stato ridotto al minimo comun denominatore, un tema da studiare attentamente prima di affrontarlo.

lo stesso tema realizzato da Lucio Farinelli

Il problema è affrontare questo tema a lezione perché l’allievo fino a quella lezione (del IV livello) ha sempre trattato il materiale vegetale nella forma in cui si trovava e la tentazione di fare qualcosa di “strano” è subito a portata di mano mentre dobbiamo evitare cantieri di costruzioni o il mostro del dottor Frankestein. E’ un tema già di suo fuori dagli schemi che non dovremo premere il pedale sull’acceleratore.

Riporto qui alcune composizioni fatte a lezione da tre maestre del nostro gruppo e lo faccio con gioia frammista a nostalgia perché fu l’ultima in armonia pre covid.

Ikebana di Silvia Barucci – Vaso di Lucio Farinelli – Foto di Luca Ramacciotti
Ikebana di Patrizia Ferrari – Vaso di Sebastiano Allegrini – Foto di Luca Ramacciotti
Due versioni di Ilaria Mibelli – Vaso di Sebastiano Allegrini – Foto di Luca Ramacciotti

Concentus Study Group

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