Skip to content

Luca Ramacciotti – Sogetsu Concentus Study Group

www.sogetsu.it

Monthly Archives: giugno 2020

Un anno fa scrissi un articolo in cui si parlava dei “trucchi” utilizzati in ikebana per far rimanere i materiali vegetali in una certa posizione “innaturale”, che sfidasse le leggi di gravità.

Chi pratica l’arte dell’ikebana sa che le tecniche di  fissaggio (se ben apprese) ti permettono di sfidare le leggi della natura e posizionare i rami o i fiori in un determinato modo.

Ma il trucco in ikebana non è solo quello o… questo sotto….

_MG_5437

ma è proprio anche inteso nel senso di make… up.

Vediamo quale sia la differenza tra trucco e… trucco.

Partiamo dal primo dove non intendiamo il make up… o quasi.

L’insegnante che mi ha portato fino al diploma di maestro si raccomandava sempre che nei nostri ikebana non si vedessero tagli a vista di qualsiasi grandezza.

Cosa è un taglio a vista? Si sa che in ikebana si taglia ciò che è superfluo quindi compresi rami secondari o rametti. Questa rimozione (taglio) lascia un’impronta ben visibile essendo il ramo internamente più chiaro della corteccia esterna.

Right_Pruning_Cut

Vedere un taglio sui nostri ikebana è impensabile sia per una questione prettamente estetica sia per quel senso di naturalezza che il nostro lavoro deve dare (ricordiamoci che l’ikebana è al 98% una composizione con rami/foglie e fiori non bricolage o giochetti stile performance, che in realtà performance non sono quasi mai).

La mia prima insegnante consigliava il lapis o la cenere della sigaretta per scurire il taglio.

Personalmente non sono un fumatore e con il lapis ho sempre avuto difficioltà perché se il taglio è grosso si può colorare male.

Praticissimi, soprattutto se si viaggia per andare a fare un workshop, sono i pennarelli a punta grossa.

Quando nel 2016 la Iemoto Akane Teshigahara tenne un workshop in Europa al momento della correzione del mio secondo lavoro apprezzò il fatto che il ramo non toccasse il tavolino e che non ci fossero tagli a vista come ahimè erano nella maggior parte degli ikebana presenti. Ma su questo punto il sottoscritto, e il maestro Farinelli, ossessionano talmente le allieve che sapevo che quella correzione lei non l’avrebbe fatta alle altre persone presenti del mio gruppo (Ilaria, Silvia e  Tiziana).

13054988_1049252561788357_2727001975297942952_o

Un insegnante che non si cura di insegnare una cosa importante come questa mi chiedo se sia davvero bravo. Ovviamente ci sta che a volte a lezione sfugga un taglio a vista, ma se accade sempre…..

E purtroppo online di foto con tagli a vista se ne vedono molti.

E’ talmente importante che se fai lezione alla scuola Sogetsu, i vari assistenti che girano per la sala ti fanno notare che hai dei tagli a vista.

Solitamente io termino il mio ikebana e li coloro, ma all’Head Quarter man mano che faccio un taglio lo coloro subito per evitare appunto che mi facciano notare quella ferita aperta.

Lì all’head Quarter ho imparato a colorare i tagli usando i colori ad acqua (in realtà loro usano un inchiostro molto simile al sumi-e vedendone colore e consistenza).

In effetti usando un pennellino e il colore l’operazione di copertura viene meglio… e l’occhio non vedrà un segno che distoglierà dall’insieme generale della nostra composizione.

Ricordiamo sempre che ogni segno diverso dal resto del contesto sarà quello che attirerà immediatamente il nostro occhio.

Se il marrone ci distrae dal vedere un taglio gli altri colori ci possono distrarre… nella stessa maniera.

In che senso?

Pensiamo ad una struttura realizzata con solo rami; potremmo colorare, le estremità di essi, invece di marrone (o di sue tonalità o di verde a seconda del materiale usato) di differenti colori.

Lì il nostro occhio registrerebbe un segno ben preciso e voluto, un’aggiunta al nostro lavoro. Mi si potrebbe dire che più tagli a vista potrebbero avere lo stesso valore grafico. In realtà no.

Il nostro occhio (e quindi la nostra mente) vedrebbero sempre quei segni come la scissione del ramo, un nostro intervento. Colorare le varie estremità invece viene registrato come idea artistica.

Sembra paradossale, ma è così.

Certo se abbiamo uno zeppo di legno e coloriamo in cima e in fondo non avremo fatto una cosa artistica, ma colorato le estremità di un pezzo di legno.

La nostra opera deve sempre avere una “presenza” ben precisa, una sua idea di base che comunichi e non che trasmetta l’idea che l’autore (o l’autrice) si senta tanto figo/a e intellettualmente superiore da mettere un pezzo di legno sull’altro credendo di aver fatto qualcosa di scultoreo.

L’ego non deve sovrastare l’opera, ma l’idea che scaturisce da noi, dal nostro intimo, dalla nostra personalità, dal nostro percorso culturale, ha il compito di creare. Se l’ego domina e vogliamo fare una cosa figa al 99% dei casi faremo una cosa che non vorremmo mai nella nostra casa (come dice sempre il maestro Farinelli).

20200616_111359

Quindi armiamoci di colori (quelli in foto li comperai a Merano durante una delle presenze del nostro gruppo per merito della maestra Patrizia Ferrari. Lì hanno una stupenda cartoleria a due piani dove io e la maestra Chiara Giani non dovremmo mai entarre 🙂 ) e decidiamo quale trucco adottare.

Concentus Study Group

 

Tag:, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Nella scuola Sogetsu gli elementi del titolo sono praticamente il corpo della scuola. Se gli stili base e le variazioni studiate i primi due anni sono l’ossatura della nostra costruzione, questi tre temi (difficili) sono la nostra copertura, l’abbellimento “esterno” della nostra ossatura, la pelle del nostro corpo ikebanistico.

Sono temi talmente importanti che Mika Otani Sensei durante il suo workshop a Roma volle che uno dei tre workshop vertesse proprio sull’abbinamento di due di questi tre temi. Quando poi lei passava per la correzione dovevamo dire l’abbinata fatta (massa e linea o massa e colore o linea e colore).

Se noi in Occidente pensiamo al concetto di massa ci viene in mente subito qualcosa di pesante, di statico. Il dizionario Treccani così definisce la massa: “quantità di materia, omogenea o no, unita in un solo pezzo, indipendentemente dalla forma che l’insieme assume o può assumere.”

Vediamo cosa recita il libro di testo della scuola Sogetsu in merito alla massa.

“In ikebana, however, a mass is one way of composing arrangements by assembling the materials togheter into a certain shape.
The densley assembled mass should not be see-trough. What is important is not just putting materials togheter but expressing the inner power by doing so.”

Quindi noi dobbiamo utilizzare il nostro materiale (solitamente fiori, ma nulla vieta di ricorrere a foglie o rami; proprio nel libro di testo c’è un bellissimo esempio in cui si utilizzano rami di camelia con fiori e foglie abbinati a crisantemi) in maniera compatta (il testo specifica che NON ci deve passare la luce tra il materiale) però dando una forma e quindi non creando qualcosa di statico.

Ovviamente se andiamo ad utilizzare i fiori di diversi colori e texture il nostro lavoro sarà più interessante.

Questo perché la massa va pensata anche in rapporto al vaso e allo spazio circostante.

Per questo al di là della vittoria della nostra allieva al concorso Sogetsu 草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition mi ha fatto piacere il giudizio della nostra Iemoto.

Screenshot_2020-06-10 草月みんなのいけばな展 Everyone's Sogetsu Ikebana Exhibition - Foto

E’ un tema su cui insisto molto con le mie allieve perché è facile fraintenderlo andando a creare delle specie di “palle” inermi di materiale oppure qualcosa che non sia realmente una massa, ma dei materiali abbinati tra di loro. Si possono avere anche più masse (come più linee, ma di questo ne parliamo tra poco) unite tra di loro o che si “attraggano” o vadano in senso opposto. Comunque la tensione nel nostro lavoro deve essere palese.

_MG_5677a_MG_9189a

(Ikebana e foto di Luca Ramacciotti)

541_04

(Ikebana di Lucio Farinelli – vaso di Sara Kirschen – foto di Luca Ramacciotti)

 

Patriziasilvia pesctellirumiana

(Questi sono tre esempi di concetto di massa fatta a lezione e fotografate dal sottoscritto Luca Ramacciotti. Dall’alto: Patrizia Ferrari, Silvia Pescetelli, Rumiana Uzunova.  Per il secondo ikebana vaso di Luca Ramacciotti, per il terzo di Sebastiano Allegrini).

Prima accennavo al concetto di linea (l’altro tema in triade con massa e colore). Nello stesso livello di corso (il terzo) in cui si studiano questi tre importanti concetti abbiamo prima tre lezioni dedicate alle linee (linee dritte, linee curve, linee dritte e curve) in cui si vanno ad utilizzare elementi di piante che già tendenzialmente hanno il movimento richiesto. Certo possiamo anche intervenire sul materiale (accentuandone una curvatura, o “spezzando” una linea dritta per metterne in evidenza le linearità delle altre), ma non andremo mai a prendere un nocciolo contorto per studiare una linea.

Quindi dopo lo studio di queste lezioni e del concetto di massa si va ad unire il tutto.

Questo non vuol dire che se noi abbiamo un ikebana a massa ci mettiamo una linea ed il gioco è fatto. Lì avremmo una massa trafitta da uno stecco non massa e linea. Anzi dovremo ideare qualcosa che sia esattamente il contrario di questo modo di operare. Dovremo creare una massa in cui la tensione è maggiormente messa in evidenza dal suo evolvere in linea oppure da linee che l’attraversano o la “prolungano. non è detto che debba essere una sola linea, possono anche essere due come, dicevamo prima, possiamo avere più di una massa.

Per fare questo non avremo MAI una massa con linee dritte e curve assieme (proviamo ad immaginare una massa da cui parte una linea verticale che poi ad un certo punto si curva o una massa dove linee dritte e curve si intersecano) perché questo provocherebbe solo confusione di forme e sovrapposizione di linee. Inoltre il nostro lavoro dovrà avere tensione. Se abbiamo dei materiali pesanti che vanno verso il basso e materiali leggeri verso l’alto perderemo tensione.

 

ML1

(Ikebana e foto di Silvia Barucci)

IMG_20200606_104628_743

(Ikebana e foto di Ilaria Mibelli – vaso di Silvia Pescetelli)

Ecco alcuni esempi svolti a lezione.

86499229_2736058946441035_7499613292294307840_oChiaradaniela bongiorno

(Tutte le foto sono di Luca Ramacciotti. Dall’alto ikebana di Anne Justo, Chiara Giani – vaso di Luca Ramacciotti e Daniela Bangiorno – vaso di Luca Ramacciotti)

Per concludere vorrei postare un’opera del capostipite della nostra scuola che ho sempre trovato di una forza e bellezza incredibile. E’ innegabile che lì le due masse “separate” in realtà hanno una forte tensione tra di loro, come due calamite che si stiano attraendo.

05

“The Kyozo” di Sofu Teshigahara

 

Concentus Study Group

 

 

 

Tag:, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Lo scorso ottobre quando prendemmo lezione privata dalla maestra Kosa Nishiyama presso il Sogetsu Headquarter la seconda lezione verteva sui Simple Arrangement, una composizione in apparenza semplice.

Sgombriamo subito il campo da un possibile fraintendimento.

Simple arrangement non è mettere alcuni materiali (spesso ricadenti perché senza alcuna tacnica) sul bordo di un vaso di piccole dimensioni oppure usare un vaso dal bordo stretto e inzepparlo di  materiali magari piegati in diverse fogge per distrarre l’occhio. Insomma non è quello che potete vedere nella copertina di questo blog.

E’ creare una composizione che sia palesemente un ikebana, ma senza particolari costrutti visivi diciamo “importanti”.

Si tratta quasi sempre di due, massimo tre, materiali abbinati tra di loro.

Screenshot_2020-06-07 いけばな草月流 Sogetsu Ikebana ( ikebana sogetsu) • Foto e video di Instagram

Questo il bellissimo esempio realizzato dalla Iemoto Akane Teshihìgahara durante la dimostrazione live che ha tenuto ieri dalla piattaforma Instagram della scuola.

Anche se mi sono dovuto alzare alle 3 del mattino per seguire la diretta (non mi sarei accontentato di vedere poi la differita sulla pagina Facebook della scuola) è stato un momento altamente emozionante ed istruttivo. Queste quattro dimostrazioni online (3 Master instructor e la Iemoto) sono state molto importanti per tutti per comprendere quali siano le linee guida da seguire della scuola.

Stamani con il maestro Farinelli ci siamo esercitati su questo tema grazie anche a tutti i fiori che ci aveva lasciatola maestra  Anna Justo dopo essere venuta venerdì per il progetto sui profumi.

Prima di tutto abbiamo ovviamente messo acqua nel vaso. Mi chiedo sempre, vedendo alcune foto, come si possano fare ikebana (soprattutto nei vasi di vetro) e lasciare i fiori senza acqua o posizionati proprio fuori dal contenitore.

Io avevo scelto un vaso che avevo acquistato presso il negozio della scuola Ikenobo durante il mio primo viaggio in Giappone e il maestro Farinelli uno realizzato dal sottoscritto.

Il problema con i Simple arrangement è di dare la grazia classica di un ikebana, ma utilizzando pochi elementi che, posizionandoli. diano un’idea di “completezza”. In caso diverso o avremo dei rami in un vaso (magari appoggiati graziosamente sul bordo come se fossero caduti) o qualcosa che è più un segno grafico che un vero e proprio ikebana.

Abbiamo studiato sulle forme, sugli abbinamenti, scelto anche il colore per lo sfondo della fotografia. Volevamo che tutto fosse completo.

Il bello, e il difficile, nella scuola Sogetsu è che ognuno di noi deve seguire le regole della scuola, ma, nello stesso tempo, sviluppare il proprio stile. E’ illogico, con tutte le possibilità a disposizione, diventare tutti dei cloni. Mi dispiacerebbe molto se gli ikebana, e anche lo stile fotografico, mio o del maestro Lucio Farinelli fosse il medesimo delle nostre allieve/maestre. Avrei banalizzato la scuola e non creato opere d’arte, ma riproduzioni di Ikea,

Ed ecco il risultato del nosto studio mattutino.

_MG_9398

(Simple Arrangement di Lucio Farinelli – foto e vaso di Luca Ramacciotti)

_MG_9391aa

(Simple arrangement e foto di Luca Ramacciotti)

Concentus Study Group

 

 

Tag:, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

In un mondo di persone che si credono artiste semplicemente perché frullano insalate e le posano su di un ciocco di legno, di recente qui ho pubblicato un post dedicato all’Arte escludendo dagli interventi un’arte a me cara ovvero quella del profumo.

Questo semplicemente per dedicargli uno spazio a parte.

Prima del parlare del perché di questa mia scelta lascio la parola all’esperta e creatrice di profumi Caterina Roncati:

“É difficilissimo definire arte e artistico al di là delle mille definizioni che troviamo sui vocabolari, sulla bocca dei tuttologi, in mezzo alla gente e soprattutto dentro di noi ogni qual volta ci poniamo questa domanda….Dobbiamo partire dall’artigianato, dalle “regola d’arte”, dal saperla propria un’arte in modo da maneggiarla a proprio piacere o ascoltare quello che abbiamo dentro e cercare di tradurlo in qualche forma artistica?
Credo che l’atto stesso di provare a dare forma alla nostra estetica ( che poi estetica è un concetto soggettivo o oggettivo!!!) sia un atto artistico… forse non sempre porta a creare dell’arte.
Se penso al mio mestiere forse mi è più facile…. raramente si nasce con un naso alla Grenouille per cui trovo che sia necessario un approccio didattico, uno studiare a fondo le materie prime, siano esse essenze, assolute, cromie, filtri di una macchina fotografica, ombretti, fiori o note musicali, in modo da poterle fare proprie, dominarle, conoscerne le sfaccettature e le inclinazioni…..l’opera d’arte apporta sempre qualcosa di nuovo? Sebbene si ispiri a tutto il vissuto di una persona…? È necessario uno sforzo nell’andare oltre per trovare un proprio codice, un dialetto che possa emozionare tu che crei e la persona che osserverà, indosserà o udirà il progetto finale?
L’arte del profumo ha la capacità di dare emozioni ed è lo scopo ultimo del mio lavoro…. spesso anche delle opere incomplete, non rifinite raggiungono questo scopo….
Personalmente vivo questo processo in maniera molto razionale, ascolto, osservo, provo spinta da una curiosità e da una ricerca genuina, fanciullesca, senza filtri… allora sì che arriva tutta la parte irrazionale, quella che mi permette di entrare in empatia, di cogliere le sottili differenze tra un sinonimo ed un altro e credo che stia lì il mio processo creativo.
Poi la formula viene da sè, quasi per magia potremmo dire, ma è il compimento di un processo profondo e ancestrale.”

Ringrazio per questa stupenda riflessione e spiego perché ancora una volta sono qui a parlare dell’abbinata ikebana e profumi.

Fino ad ora quando ho ideato un ikebana ispirato ad un profumo mi sono sempre concentrato o sulle sensazioni che questi mi comunicava oppure sulle materie prime che si percepivano.

Come scritto in diversi post a tema su questo blog la mia passione per i profumi risale all’adolescenza anche se, per vari motivi, è stato un rapporto altalenante.
Ho sempre, però, continuato negli anni ad acquistare profumi, romanzi e saggi che ne parlassero.
Quando ho letto del corso di OlfAttivazione – iniziazione olfattiva che Caterina Roncati avrebbe svolto online ho subito deciso di parteciparvi perché sarebbe stato un importante primo step di crescita guidato da una persona più che conoscitrice del settore.
Con mio piacere in questa avventura mi hanno seguito due maestre del mio Study Group di ikebana ovvero Anne Justo e Patrizia Ferrari.
3 incontri online di due ore corredati da una dispensa didattica e 17 fiale di accordi profumati che Caterina avrebbe insegnato durante le live ad ascoltare, comprendere e memorizzare.
Per facilitarci in questo, oltre al kit di cui sopra, erano allegate delle stoffe da accarezzare e delle fotografie da osservare mentre studiavamo i vari sentori. Quindi un abbinamento tattile, visivo e olfattivo molto inetressante, come le varie domande e riflessioni delle persone partecipanti.

Se a me piacciono da sempre i profumi agrumati o a base di incenso questa volta mi sono voluto sfidare su una nota a me da sempre poco familiare (paradossalmente visto il mio lavoro con l’ikebana) ovvero il fiorito.
Per la precisione i “fiori freschi” (poi ci sono i “fiori ricchi”) che si caratterizzano per un senso di freschezza, di “acquatico”, di luminoso, di verde.
I fioriti fanno parte delle note di cuore e qui, prima di illustrare il mio lavoro, vorrei fare un inciso proprio a riflessione degli stimoli ricevuti da questo corso.
Come da titolo del post i profumi sono composti da note che convenzionalmente sono suddivise in una piramide olfattiva che prevede note di testa, note di cuore e note di fondo. Sono classificate in base al loro peso molecolare o, per dirlo semplicimente, quanto sono percepibili o restano “attaccate” alla nostra pelle.
E’ interessante, per noi ikebanisti, notare che:

Note di testa: Esperidata – Nuova Freschezza – Aromatica – Marina
Note di cuore: Fiorita fresca – Fiorita Ricca – Verde- Fruttata
Note di fondo: Speziata – Legnosa – Fougère – Chyprée – Cuoio – Gourmand – Orientale – Ambrata – Cipriata – Muschiata

Ora proviamo a pensare a questa piramide in termini di ikebana.
Se realizziamo un morimono dove agli elementi base sono presenti degli agrumi (se in stagione ovviamente) immediatamente i loro colori accesi, le forme rotondeggianti e il sentore nitido, acuto e piacevole ci daranno un’aria di “leggerezza”.
I fiori in un ikebana non sono di certo pesanti visivamente (certo questo dipende da come li disponiamo), ma hanno una presenza già molto caratterizzata sia per la loro forma sia per il loro colore.
O come nel caso dei fiori bianchi, come ricordava Caterina Roncati nel corso, per il loro forte profumo dato che le api, non vedendo il colore bianco, non sarebbero mai attratte da essi.
Quindi abbiamo un materiale che non è né leggero (Note di testa) né pesante (Note di fondo).
Se pensiamo a degli ikebana dove sono presenti dei rami secchi o rami scenograficamente importanti (come il salice o il nocciolo contorto) vedemo subito come il tutto acquisti una sua “pesantezza estetica” e non per nulla le note legnose fanno parte delle Note di Fondo.
Proviamo a visualizzare un contenitore di qualsiasi tipo (un vaso, una scatola etc.) e immaginiamoci dentro un pezzo di nocciolo contorto. Avremo sicuramente qualcosa di molto pesante visivamente per cui è impensabile lasciarlo da solo e si equilibra con dei fiori e/o delle foglie. Quindi si va a costruire una piramide di “sentori” anche in ikebana dove se ci fosse un solo elemento (che so un ramo secco) non avremmo uno sviluppo sensoriale, ma un qualcosa che rimane lì e non evolve. Questo perché se è interessante anche studiare le singole materie prime (e anche indossarle) il vero capolavoro è nel creare qualcosa che le coinvolga tutte.
E’ sicuramente più interessante e stimolante fare un simposio di sensazioni che posare lì un materiale (che sia una materia prima per un profumo o un fiore/foglia/ramo per un ikebana) senza creatività.
Questa riflessione per me è stata molto importante perché credo questo sia utile per pensare un ikebana fuori dagli schemi, ovvero dalla mera composizione didattica ben eseguita.
Non serve sminuire un ikebana trasformandolo in una pila di palline per essere fuori dagli schemi (anche perché sennò mi sarei dedicato al bricolage e non all’ikebana), ma visualizzarlo a contatto con altre discipline.
Sicuramente è un processo più difficile ma di sicuro più affascinante.

Ma torniamo all’accordo fiorito.
Mi domandavo come poter dare l’idea di freschezza, di luce, di verde al mio lavoro.
Non volevo nemmeno utilizzare un contenitore che ricordasse la forma del vaso o che fosse visivamente troppo caratterizzato.
La mia scelta è quindi ricaduta sul vaso a piramide che anni fa era di moda nella mia scuola.
L’idea era quasi (forse suggestionata dal colore del vaso) di ricreare un piccolo lembo di prato dove si “affastellassero” varie tipologie di fiori abbastanza campestri e colorati. Di quei fiori in cui in apparenza non percepisci se non un profumo tenue, un lontano erbaceo misto ad una nota dolce quasi impercettibile, ma che poi sotto i caldi raggi del sole tirano fuori tutta la loro fragranza vivace, allegra, che sa di primavera senza mai diventare troppo presente.
Ho quindi utilizzato dei lisianthus, delle godesie e fiordalisi.
Per la nota verde ho scisso in due una foglia di areca andando a collocarla in maniera che desse (o almeno così io spero) l’idea dei fili d’erba smossi dal vento.
Non so quanto vedendo questo ikebana un appassionato o un esperto di profumi possa pensare alla nota di fiorito fresco, io so di aver fatto un passo in avanti andando ad ideare un accordo che probabilmente nelle occasioni precedenti ho sempre preso di lato.
Ho voluto sfilarmi fuori dalla mia confort zone.

_MG_9373aa

(Ikebana e foto di Luca Ramacciotti – vaso di Sebastiano Allegrini)
A ideare di creare un ikebana legato al corso e a uno degli accordi è stata la Maestra Patrizia Ferrari che ha scelto di lavorare sull’Accordo Marino che così descrive.

“Appena ho sentito l’accordo marino ho avuto una percezione di colore e forme molto nitida. Un sentore molto fresco e luminoso color smeraldo chiaro quasi trasparente con qualche scintilla di grigio luminescente e dalla forma prevalentemente lineare e verticale.
Man mano che l’accordo persisteva nell’aria la spazialità del profumo iniziava ad allargarsi fino a stendersi come un velo evanescente sulle cose. Anche il colore mutava. Lo smeraldo chiaro del primo impatto diventava più corposo con sfumature e velature in turchese e verde luminoso. Molto lontanamente percepivo qualche punta di colore caldo, arancio-rosa pallido.

La prima associazione che ho avuto era il riverbero di luce sulla superficie del mare smeraldo della Sardegna. Ed é a questa immagine che mi sono ispirata per il mio Ikebana.”

dav_vivi

(Ikebana e foto di Patrizia Ferrari)

La maestra Anne Justo invece ha scelto l’accordo talcato.

“E’ vaporoso, bianco. Quando si mette sulla pelle prima è compatto, quindi la scelta delle ortensie bianche, poi vola la polvere simboleggiata dagli Ammi majus.  Infine il blu del limonium per ricordare il colore dell’iris.”

_MG_9384

(Ikebana di Anne Justo – foto di Luca Ramacciotti – vaso di Sebastiano Allegrini)

Concentus Study Group

Tag:, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: