Monthly Archives: aprile 2019
26/04/19 I’m Going Bananas
Per l’ultima giornata meranese avevamo deciso di partecipare al workshop di Angelika Mühlbauer perché presentava due temi davvero innovativi. Purtroppo, data la mia partenza imminente per la Cina non ho potuto che seguire solo il primo e gli altri tre (Lucio Farinelli, Silvia Barucci e Ilaria Mibelli) avevano terminato i giorni presi dal lavoro.
Prima però di parlare del workshop pubblico questa bellissima foto fatta da Silvia Pescetelli che ha colto un momento davvero commovente in cui Patrizia ed io guardavamo un traguardo raggiunto assieme, ma di questo ne parleremo prossimamente.
Grazie Patrizia per averci seguito sempre con tanta amicizia ed affetto.
Veniamo al nostro workshop. Da quando mi è stato annunciato il tema ho in mente la canzone I’m Going Bananas di Madonna e, in effetti, c’è da andar fuori di cervello con tutte le possibilità che questo materiale (ovvero le foglie di banana) offrono tanto sono versatili.
Angelika Mühlbauer aveva messo a disposizione diversi vasi con fatture e colori interessanti e inoltre ci ha fatto vedere le foto di altri ikebana che erano stati eseguiti con questo tema come focus.
Ai presenti, ovvero noi 4 più Silvia Pescetelli e Neicla Campi (della scuola Wafu) la Mühlbauer sensei ha spiegato diverse tecniche e possibilità di gestire il materiale anche utilizzandolo secco.
Purtroppo era assente proprio Patrizia Ferrari che aveva organizzato il tutto perché impegnata in un workshop di ikebana per bambini ed adulti, ma siamo sicuri che recupererà questo tema.
Dopo aver creato il nostro ikebana e le eventuali correzioni o suggerimenti dove c’era la necessità (a me ha fatto piacere che abbia notato che i nostri ikebana si potevano vedere a 360° e abbia voluto fotografarli da tutti i lati) Ilaria Mibelli ha realizzato le foto. Qui, sto scrivendo mentre viaggio in treno, pubblico le mie fatte con lo smartphone, ma presto sulla pagina del Concentus ci saranno quelle professionali fatte da Ilaria.
Ringraziamo Angelika Mühlbauer sensei per questa bellissima ed istruttiva mattinata.
(Ikebana di Lucio Farinelli)
(Ikebana di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Silvia Barucci)
(Ikebana di Ilaria Mibelli)
(Ikebana di Silvia Pescetelli)
(Ikebana di Neicla Campi)
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24/04/19 Connected
Le connessioni sono importanti nella vita e saperle gestire è fondamentale per crescere personalmente, spiritualmente e sulla via dell’arte.
Compito di un bravo maestro è saper gestire un’intera squadra che gli si mette a disposizione gratuitamente coinvolgendola in ogni aspetto del lavoro soprattutto quando ha a che fare con gente preparata. Sinceramente, spesso, in teatro mi sono trovato a dirigere anche persone che erano alla prima esperienza e sono riuscito a “connetterle” al mio modo di pensare senza escluderle perché erano arrivate dopo di me sul cammino del lavoro.
Patrizia Ferrari, la maestra di Merano del Concentus S.G., come scritto nei precedenti post è da mesi che organizza tutto al meglio affinché Ilse Beunen trovasse tutto pronto, per il suo arrivo, in modo da poter realizzare senza alcun intoppo la grande struttura da lei ideata. Patrizia, alla sua prima esperienza del genere, ha dimostrato davvero di essere tanto appassionata quanto paziente e competente superando le varie problematiche che si possono presentare durante una realizzazione en plein air di una struttura del genere destinata a rimanere permanentemente in Merano.
Quello che personalmente fa piacere, come già detto, è che ogni volta che il Concentus S.G. ha invitato Ilse Beunen in Italia il suo lavoro non è mai passato inosservato sia per le varie connessioni online e ricondivisioni sia per le attenzioni che le riservano i media che ci contattano a partire da Gardenia per finire alla tv austriaca.
Questo perché ci piace che ogni persona che viene coinvolta in un nostro progetto abbia il giusto risalto. Non ci sono classi migliori o peggiori quando si lavora assieme e lo si deve fare tutti allo stesso livello. Appunto per le connessioni che l’installazione porta come nome.
La struttura ideata dalla Beunen vedeva delle lastre lavorate in modo da omaggiare Sofu Teshigahara a cui erano intrecciate delle piante di vite trovate da Patrizia, che ha reperito anche il restante materiale con l’aiuto dei vari giardinieri che seguono il Merano Flower Festival e ci dicevano dove e cosa potevamo arborizzare.
Vedendo il lavoro ci siamo accorti (il sottoscritto, Lucio Farinelli, Silvia Barucci e Ilaria Mibelli) che le tecniche base erano quelle che noi avevamo già imparato al workshop che Anne- Riet Vughtes tenne in Italia e quelle insegnate dalla stessa Ilse Beunen quando andammo da lei ad Anversa per una lezione appositamente pensata per noi quattro. Quindi poteva essere un’ottima occasione per metterle in pratica come hanno fatto anche Silvia Barucci e Ilaria Mibelli.
Purtroppo io, per problemi personali, potevo fare ben poco se non passare gli attrezzi di lavoro, anche se, con la mia esperienza in base a scenografie e messe in scena, certamente avevo il mio contributo da dare affinché il tutto apparisse naturalistico (dovendo andare a “celare” dei grandi supporti in cui erano incastrati i rami) e non una massa di materiale messa a toppa. In teatro a volte si devono porre delle “toppe” e la bravura è sistemarle in modo tale che non si capisca che ci sono, distrarre l’occhio di chi guarda.
Oltre al porgitore di strumenti pro tempore mi sono occupato anche di fotografare le persone al lavoro.
Questo incuranti della pioggia che ogni tanto ci veniva a trovare, fortunatamente, per breve tempo.
Domani mattina inaugurazione pubblica di “Connected”, un lavoro che noi del Concentus S.G. non dimenticheremo mai. Un grazie immenso a Patrizia Ferrari che è mesi che lavora per questo evento (e non è pensionata da potersi dedicare solo a questo) e a Silvia Pescetelli che ha potuto collaborare al tutto fin dall’inizio.
E ringraziamo anche Angelika Muehlbauer per averci fatto fare la struttura in bambù che farà da “invito” a chi verrà al workshop dato che sarà esposta innanzi la porta di ingresso.
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19/04/19 La pace sia con voi
In attesa delle feste pasquali il Concentus Study Group vorrebbe farvi gli auguri attraverso alcuni ikebana.
Ognuno di loro è un’interpretazione di questa importante festa religiosa che viene omaggiata attraverso la natura anche da chi, pur non credendo, ha voluto porgere il suo personale omaggio a tutti.
Nascono così diverse interpretazioni di questo tema ed ognuno di essi sarà brevemente spiegata. Sono letture legate a temi, colori o simboli di questa festività che ci auguriamo, credenti o meno, sia un momento di pace e riflessione in un mondo dove l’odio, l’invidia, l’aridità, la mancanza di riconoscenza la fanno da padroni tra venditori di fumo e persone disoneste.
Da tutti noi a tutti voi: Auguri di serenità.
(Ikebana di Lucio Farinelli – grado Sankyu Shihan. Vaso di Luca Ramacciotti – mosaico di Caterina Vitellozzi)
Lucio: “Vedendo questo vaso ho deciso di realizzare qualcosa che ricordasse la natura che cresce spontaneamente dagli anfratti dei muri, da quella che potrebbe sembrare una casa diroccata, distrutta. Per questo ho utilizzato il simbolo per eccellenza della Pasqua: l’ulivo. Simbolo tanto di pace quanto di umiltà. Ad esso ho abbinato i ranuncoli colorati per segnalare la primavera e la rinascita.”
(Ikebana di Luca Ramacciotti – grado Sankyu Shihan)
Quest’anno pensando alla Pasqua ho da subito avuto in mente questa immagine. Per me è come se le iris (bianche come il telo che avvolgeva il corpo di Cristo) si innalzassero, salissero verso il cielo. Il colore bianco è anche il tema ricorrente dei Cenacoli (o Sepolcri) che vengono realizzati la sera del Giovedì Santo nelle chiese. E, a Viareggio, c’è la tradizione di visitarne sette. Ad armonizzare il tutto ho scelto un abbinamento classico del mondo dell’ikebana dove l’iris è protagonista, come si vede anche nei nostri libri di testo, ovvero l’acero. Ho cercato con il suo movimento di accompagnare ed ammortizzare lo slancio delle iris mentre vanno a riflettersi verso la placida acqua contenuta dal vaso.
(Ikebana di Silvia Barucci – grado Yonkyu Shihan. Vaso di Umi Amanuma)
Silvia: “Ideare un ikebana per una festa è uno dei temi della nostra scuola, e quando ci avviciniamo a queste feste spesso siamo chiamati a realizzare una composizione che ci faccia “sentire” l’atmosfera di questa ricorrenza. Per questa Pasqua sono partita dai colori. Ho comprato delle bellissime uova, la base era questa, la sfida inserire questi elementi in maniera integrata nel mio lavoro. Il colore dominante il bianco: sfondo bianco, vaso bianco, rami bianchi. I fiori: quello che in questo momento offriva la primavera, la scelta è stata il lillà, delicato e profumato. Il mio lavoro è un’ikebana legato alla festività della Pasqua e alla stagione in cui siamo, la primavera. Grazie Luca per avermi coinvolto in questo progetto.“
(Ikebana in miniatura e foto di Ilaria Mibelli – grado Yonkyu Shihan)
Ilaria: “L’idea di utilizzare delle piccolissime uova di quaglia, circa 2,5 cm di altezza, come contenitori per un ikebana è nata molti mesi fa. Lo scorso anno, a fine primavera, il maestro Luca Ramacciotti per motivi di lavoro si recò in Giappone e, approfittando dell’occasione, prese delle lezioni presso la sede della nostra scuola, ci mandò delle foto ed in una di queste avevano usato delle uova di quaglia per dei mini ikebana. L’idea fu immediata quello sarebbe stato il mio ikebana di Pasqua! Non sono un genio, non ho inventato nulla, ho solo colto al volo un input! Per mesi ho riflettuto come realizzarlo, facendo ricerche e studiando, la scelta del materiale, il colore del filo metallico su cui li avrei adagiati che non si scostasse troppo da quello delle uova, fin alla base su cui li averi appoggiati ovvero l’ardesia. Volevo che tutto fosse naturale e che ogni elemento si legasse perfettamente. Un materiale speciale di particolare impatto visivo per “Arrangements for Festive Occasions”.”
(Ikebana di Nanae Yabuki – grado Ikkyu. Vaso di Sebastiano Allegrini)
Nanae ha utilizzato dei rami di pesco bianchissimi che paiono scaturire fuori dal vaso in contrasto a dei lilium rosso scuro (come gocce di sangue antico) e al verde tenero dell’acero dando al tutto un senso tanto di forza e potenza quanto di tenerezza.
(Ikebana, vaso e foto di Daniela Bongiorno – grado Nikyu)
Daniela ha ideato questo arco che pare sfidare la forza di gravità andando “oltre” allo spazio del vaso. Ecco le motivazioni: Ho scelto i colori usati nella liturgia cattolica: giallo oro per la solennità, verde per la speranza e bianco per la resurrezione.
(Ikebana e vaso di Silvia Sordi – grado Yonkyu)
Silvia ha utilizzato il pesco bianco senza ricorrere al sostegno dei kenzan (o di altre tipologie di supporto) per sostenere i rami in una costruzione ardita che pare mossa dal vento. L’abbinamento con i papaveri colorati che salgono lungo i rami dà quel tocco di colore che è il simbolo della rinascita della vita e della natura.
(Ikebana di Marialuisa Pederzoli – grado Yonkyu. Vaso Bertoncello Ceramiche)
(Ikebana di Marialuisa Pederzoli – grado Yonkyu)
Ricevere via mail questi due ikebana della mia allieva di Reggio Emilia mi ha fatto estremamente piacere perché lei ultimamente non è più potuta venire al corso, ma ci segue appassionatamente e a casa si esercita. Che abbia lavorato su questo tema e sia presente è un gesto di una bellezza unica. Ecco le sue motivazioni: “Per l’ikebana pasquale ho scelto per entrambe le composizioni i rami di ulivo perché sono, insieme ai rami di palma, il simbolo per eccellenza della Pasqua. Nel primo il glicine lilla con il portamento cadente ricorda i giorni del dolore e del silenzio mentre i rami di ulivo abbracciano il cielo con l’umanità. Nel secondo ho inserito i fiori bianchi screziati di rosa dell’azalea perché sono preludio di primavera. Buona Pasqua a tutto il gruppo.”
(Ikebana di Deborah Gianola- grado Yonkyu)
Ultimo, ma non ultimo (li ho messi in rigoroso ordine di ricezione via mail) l’elegante ikebana della nostra allieva più giovane che tutti i mesi dalla Svizzera viene a studiare ikebana a Roma. Ecco le sue motivazioni: “Ho deciso di fare l’hanging style per la Spa dell-hotel presso cui lavoro, il Giardino Hotel di Ascona. Mi piaceva l’idea di utilizzare il ruscus dato che si presta per questo tipo di composizione essendo molto flessibile, e perché la forma delle foglie mi ricorda i famosi rami di ulivo tanto utilizzati a Pasqua, ma in versione rivisitata direi. A questo materiale un po’ rustico ho poi voluto abbinare l’eleganza della peonia in bianco, colore che ho pensato potesse esprimere la purezza della rinascita e di un nuovo inizio che questo periodo porta con se.”
Ringrazio chi ha eseguito gli ikebana a lezione o a casa propria e chi, anche volendo, per impegni di lavoro (o di ben altra cosa come avete visto nei precedenti post! 🙂 ) non ha potuto.
Auguri!
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18/04/19 A Merano con Ilse Beunen
A Merano procedono alacremente i lavori per la grande installazione che Ilse Beunen (Somu) ha ideato e sta realizzando assieme ad Angelika Mühlbauer (Somu), Els Goos (Jonin Somu), Patrizia Ferrari (Yonkyu Shihan) e Silvia Sordi (Yonkyu). Si inizia a intravedere la struttura finale che sarà inaugurata il 25 p.v. alle ore 12.00 avvenimento al quale, ovviamente, siete tutti invitati.
Fortunatamente hanno anche aiuto locale a dar loro manforte anche se si vocifera che ormai questo team sia più imbattibile di Wonder Woman e Supergirl messe assieme 🙂
Quello che ci fa piacere è che proprio in merito a questo evento il giornale Gardenia ha ideato un articolo sul lavoro di Ilse Beunen
per il numero attualmente in edicola. Ancora una volta, grazie, ad un’iniziativa promossa dal Concentus Study Group questa brava insegnante belga viene messa nel giusto risalto.
E nell’articolo siamo citati pure noi!
Ringraziamo questa importante rivista nazionale di settore per averci pensato e sto facendo i conto alla rovescia in attesa della partenza per la città del Nord Italia!
Grazie a Silvia Sordi ed Els Goos per le fotografie.
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17/04/19 La grande internazionalità
Lo scorso anno la nostra allieva Patrizia Ferrari ci coinvolse nell’ambito del Merano Flower Festival per una mostra di ikebana che ebbe una guest star dalla Germania a collaborare con noi ovvero l’incredibile Angelika Mühlbauer. Angelika è una carissima amica del Concentus oltre ad essere una delle insegnanti più preparate che io abbia avuto la fortuna di conoscere.
Quest’anno, soddisfatta dello scorso anno, l’Azienda di Soggiorno di Merano ha chiesto a Patrizia (diventata nel frattempo maestra) di fare un passo grande: creare un’installazione permanente. Lo spazio adibito a ciò sarebbe stata la grande piazza innanzi le celeberrime terme meranesi. Consci della grande responsabilità che ci veniva affidata e per evitare di fare qualcosa che poteva non essere realmente bello a vedersi e che denunciasse una presunzione e presupponenza che non ci appartiene abbiamo deciso di coinvolgere persone realmente esperte e non nuove a questa tipologia di lavoro. Ci veniva richiesta una grande installazione, grande veramente non solo a parole. Per quanto io sia realmente l’unico in Italia che, per via del proprio lavoro, sappia coniugare ikebana e scenografia era palese che servisse qualcuno che sapesse mettere in campo tecnica sicura, esperienza e scultura. La scelta è caduta sull’insegnante belga Ilse Beunen da noi chiamata già due volte in Italia a tenere dei workshop internazionali e che abbiamo sempre coinvolto in grandi ed importanti eventi.
Dallo scorso ottobre è iniziata, da parte di Patrizia Ferrari, la preparazione e l’organizzazione del tutto. Con serietà, impegno e costanza che le sono tipiche (oltre ad un’energia incredibile) è stato il ponte di unione tra Ilse Beunen e l’Azienda di Soggiorno organizzando incontri, seguendo le varie fasi dalla progettazione o alla ricerca di materiali o preventivi.
Ringrazio pubblicamente Patrizia perché so il lavoro che ha fatto. Spesso non si pensa al “dietro le quinte” e si osserva solo la superficie, ma se non c’è chi ci organizza il tutto da soli, per quanto bravi, non si va in scena. Inoltre Patrizia non è una persona che non ha nessun impegno. Lavora ed ha mille attività collaterali da seguire per cui ogni minuto che resce a dedicare all’ikebana è davvero un grande sforzo dettato da una passione che per cinque anni l’ha portata a Roma a studiare quest’arte.
Ovviamente dato che si tratta di una grande installazione non è possibile costruirla in due giorni (in un lasso di tempo così piccolo si fa solo un accrocco di materiali) e questo è stato un problema di base per noi sparsi per tutta Italia e impegnati con varie tipologie di lavoro. Per fortuna però del Concentus a supportare Patrizia in loco c’è già Silvia Sordi e soprattutto a Merano è scesa l’eccellenza internazionale.
Oltre al gradito ed importante ritorno di Angelika Mühlbauer (Germania) ad affiancare Ilse Beunen (Belgio) nella realizzazione del suo progetto c’è anche Els Goos (Olanda) un’artista davvero innovativa.
E’ bello lavorare con questo credito e condivisione internazionale e di sicuro abbiamo solo da imparare da chi è un numero primo in questo campo, anche se fa piacere sapere le lodi riservate alle nostre allieve nell’esercizio della loro tecnica di legaggio e spero la base sia stata il workshop internazionale che Anne – Riet Vugts tenne a Roma. E tali tecniche di legaggio hanno visto affiancate le maestre con le nostre allieve.
Vedere le mie allieve (anzi una non lo è più, è maestra titolata di Merano dove sta per tenere un workshop e poi inizierà dei corsi) così felici (nonostante il molto lavoro e la stanchezza) seguire queste tre grandi maestre mi fa solo provare una sana invidia verso di loro dato la mia assenza momentanea (le raggiungerò lunedì prossimo con le maestre Silvia Barucci, Ilaria Mibelli e ovviamente il maestro Lucio Farinelli).
Le foto che ho pubblicato su instagram stanno destando, giustamente, molta curiosità perché si comprende quanto sia grande ed articolato il lavoro.
Ilse Beunen ha dichiarato di essersi ispirata per questa installazione ad alcuni lavori di Sofu Teshigahara, il fondatore della nostra scuola, che quindi verrà omaggiato in Italia come merita attraverso un’internazionalità che ben risponde al motto della Sogetsu: in qualsiasi luogo con qualsiasi materiale.
E seguendo questa linea, è stato deciso con l’approvazione dell’Azienda di Soggiorno dato il tema del Merano Flower Festival, di utilizzare tutto materiale locale perhé la caratteristica della Scuola, come ha ricordato anche recentemente l’attuale Iemoto, è proprio di usare il materiale che la natura del paese in cui viviamo ci mette a disposizione. Questa è la sfida della nostra Scuola, l’innovazione e non l’omologazione. Anche perché inutile sfidare su campi dove noi siamo arrivati l’altro giorno.
Ringrazio Ilse per aver accettato questo nostro progetto, ma soprattutto credo che il plauso di tutti vada davvero alla maestra Patrizia Ferrari perché senza di lei tutto ciò non sarebbe mai successo.
Man mano che l’installazione proseguirà ve ne darò notizia.
Foto di Silvia Sordi ed Els Goos.
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09/04/19 Nella gioia della condivisione e della crescita
Quando rifiutai, post laurea, di intraprendere la carriera di insegnante dicevo a tutti che era una professione che non mi interessava. Secondo mia madre, in realtà, rifuggivo dal posto “sicuro” che mi avrebbe fatto fare un lavoro “ripetitivo” dato che poi nella vita mi sono ritrovato a dare lezioni di arte scenica e soprattutto insegnare ikebana.
Non ho mai fatto le cose in maniera lineare o premeditata in vita mia, sempre tutto molto istintivo prediligendo ciò che mi donava gioia e soddisfazione.
Se sono maestro lo devo alla costanza di Lucio Farinelli per motivi che non sono da riportare in questo luogo e che ormai fanno parte del passato, ma la cosa chiara ad entrambi è sempre stata di non permettere a nessuno di rovinare l’atmosfera del nostro gruppo di lavoro e di impostare il tutto in maniera professionale.
Purtroppo i progetti non sempre vanno come si spera e capita sempre l’allievo presuntuoso o che tenta di seminare discordia con gli altri o che cala la maschera non appena ha avuto il diploma da maestro. Sono cose che vedo accadere sempre in tutte le associazioni. E’ una debolezza umana, ma è un grosso peccato soprattutto se, in teoria, si sta studiando un’arte. Si dovrebbe fare per la gioia che proviamo in essa non perché abiamo delle frustrazioni.
Per fortuna il nostro gruppo è compatto e i momenti di gioia sono innumerevoli segnalandoci come un gruppo innovativo e ricco di iniziative in tutta Italia.
E se lo scorso anno spiccarono il volo Silvia Barucci e Ilaria Mibelli con il loro diploma di maestre (rispettivamente di Firenze e Livorno) quest’anno è la volta di Chiara Giani e Patrizia Ferrari (Mestre e Merano le loro zone).
Chiara e Patrizia per 5 livelli sono venute tutti i mesi a Roma non hanno mai saltato un’iniziativa del gruppo con un’entusiasmo e una forza che ci ha sempre spronato, il sottoscritto e Farinelli, a dare il meglio di noi stessi.
Hanno ideato bellissimi weekend nelle loro zone ed ora scendono in campo direttamente.
Nell’ambito delle attività che ci vedranno presenti anche quest’anno al Merano Flower Festival Patrizia Ferrari, splendida padrona di casa ed organizzatrice, terrà (oltre ad aver coordinato tutta la preparazione per l’installazione che farà Ilse Beunen) anche tre workshop rivolti sia a bambini sia ad adulti. Patrizia è un’insegnante molto appassionata che conosce ed ama la natura che, nelle sue mani, diviene pura poesia.
Chiara non è da meno. Ha già avuto la possibilità di tenere una dimostrazione pubblica e ora sta per iniziare il primo suo corso da insegnante. Segno evidente che gli organizzatori della dimostrazione hanno capito la sua preparazione, la sua professionalità ed artisticità che la portano anche a curarsi di flower arrangement con una preparazione a 360°.
Sono molto fiere di entrambe. Hanno studiato seriamente senza cercare scorciatoie, senza voler fare delle corse, fidandosi soprattutto dei maestri che le seguivano. Maestri che a loro volta sono cresciuti assieme a loro.
Vorrei concludere con un post segnalatemi da Silvia Barucci su cui invito tutti a riflettere.
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05/04/19 Contaminazioni artistiche
A dicembre quando collaborammo per la prima volta con l’artista Caterina Vitellozzi nacque un progetto tra me e lei. Anzi per la precisione si ideò due progetti. Il primo lo inventò il maestro Lucio Farinelli ovvero di fare una lezione speciale con le maestre del nostro gruppo (incontro a cui io purtroppo mancherò essendo in Cina per lavoro) e poi invece uno strettamente legato a me e Caterina.
Se del secondo ne parlerò appena rientrato dal viaggio in Cina eccovi la risoluzione della prima idea.
Parlai del progetto al maestro Sebastiano Allegrini che mi consigliò su come svolgerlo, realizzarlo e smaltarlo.
L’idea era di due contenitori diversi per forma, smaltatura e texture da proporre poi a Caterina.
Il primo sarebbe stato più “semplice” rispetto al secondo dato che era destinato a Caterina e avrebbe potuto usarlo anche come contenitore di oggetti, svuotatasche e non solo come vaso. Con il maestro Allegrini si decise la forma e l’incavo che avrei dovuto fare (e come) per poi permettere alla mosaicista di inserire le tessere.
Il secondo lavoro invece nasce proprio come progetto di vaso per ikebana Sogetsu.
Per realizzarlo il maestro Allegrini mi fece utilizzare un’argilla mista a sabbia che, per me alle prime armi, è sempre difficile da manipolare perché facile alla rottura, ma che presenta una texture davvero interessante. Proprio per questo motivo fu deciso che questo vaso non sarebbe stato smaltato, per lasciarne la “nuda” natura a differenza di un precedente lavoro dove la particolare smaltatura era stata effettuata dallo stesso maestro Allegrini. Passai solo della cristallina interna per essere sicuro sull’impermeabilità del vaso (non avendolo smaltato) anche se durante il montaggio delle varie lastre avevo inserito dei colombini per sicurezza.
In entrambi i casi il maestro Allegrini mi consigliò di usare due facce delle quattro del vaso per i mosaici in modo da non appesantire il tutto e renderlo più movimentato ed artistico.
Alla mosaicista poi il compito di “completarli”.
La Vitellozzi usa tessere composte da pasta vitrea, vetro, oro per dare varie tonalità di effetti ai suoi particolari lavori.
Non le ho minimamente chiesto come avrebbe operato e quali colori scegliere perché quella era la parte riservata a lei e si doveva sentire libera creativamente di esprimersi come meglio avrebbe ritenuto.
E il risultato lo vedete qui.
Sinceramente è andata oltre le mie più rosee aspettative nobilitando artisticamente il mio lavoro. Ha fatto dei capolavori.
Grazie a Caterina e Sebastiano per avermi aiutato in questo progetto!
Pasta vitrea e smalto veneziano
Pasta vitrea, oro bizantino e vetro
Caterina Vitellozzi ha portato anche altre possibilità di utilizzo del mosaico come “vaso”.
Travertino, vetro su malta armata
Travertino, vetro e oro bizantino
La fortuna di conoscere artisti talentuosi e generosi permetet la mia crescita. Grazie di cuore!
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02/04/19 Prestige
“Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata “La Promessa”. Un illusionista mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino o un uomo. Vi mostra questo oggetto, magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare che sia davvero reale, inalterato, normale. Ma, ovviamente, è probabile che non lo sia. Il secondo atto è chiamato “La svolta”. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ora voi state cercando il segreto, ma non lo troverete perché in realtà non state davvero guardando, voi non volete saperlo, voi volete essere ingannati, ma ancora non applaudite perché far sparire qualcosa non è sufficiente, bisogna anche farla riapparire. Ecco perché ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “Il prestigio”. (The Prestige)
Poche persone sono a conoscenza della mia passione per un settore dello spettacolo che va ordinariamente sotto il nome di “magia”. Nel corso degli anni ho letto libri ed assistito a spettacoli, spesso con il maestro Farinelli che continuamente mi chiedeva quale fosse il trucco. Cosa di cui io, da spettatore, non mi curo godendomi piuttosto come quel numero viene eseguito. E, piccola annotazione storica, tra i numeri più celebri da sempre l’apparizione di mazzi di fiori (come in copertina) o nel XVIII secolo addirittura piante (ad esempio negli spettacoli di Jean Eugène Robert-Houdin) che, davanti gli occhi attoniti degli spettatori, crescevano, fiorivano e producevano frutti (donati poi agli spettatori) nel giro di pochi minuti. O, nel caso del torinese Bartolomeo Bosco la produzione di un quantitativo smisurato di fori veri nominati dalle signore presenti in sala.
Prima che pensiate ad una mia forma di demenza o delirio vi spiego il perché di questa premessa.
Tutto nasce da una riflessione fatta post conferenza e dimostrazione tenuta lo scorso sabato a Pomezia.
Quando il pubblico presente ha visto i nostri tre ikebana della mostra la prima domanda è stata: “Ma come fanno a reggersi in questo equilibrio?” “Che trucchi usate?” ovvero il famoso il trucco c’è ma non si vede dei prestigiatori.
Il bello dell’ikebana è proprio questa costante tensione che ha il materiale nel rapportarsi al vaso. Se noi mettiamo un ramo sdraiato lungo il bordo del vaso potrà anche piacere al pubblico, ma non è un ikebana (almeno non lo è della Sogetsu). Un ramo posato è statico. L’ikebana è vitalità.
Le condizioni fotografiche non erano le migliori per cui non rende bene nemmeno il vaso di Luca Pedone che ho utilizzato per questa mostra, ma soprattutto non permette di vedere che il bordo destro del vaso era libero da materiali. Sembrava che tutto stesse miracolosamente in bilico a sinistra.
Il Maestro Farinelli (oltre a dover dare come tutti noi un senso di unicità del materiale che non devono sembrare solo “vicini di casa”) doveva far sì che non si vedessero le fascette utilizzate per fissare il materiale allo stand.
Ecco un’altro dei “prestigi”. Tutto ciò che è uno strumento (come si apprende dalle lezioni iniziali del libro di testo della scuola) non va visto. Kenzan, tagli dei rami, fascette, fil di ferro. I trucchi vanno nascosti affinchè il prestigio vada in scena. Se vediamo come i vari elementi sono legati, oltre che essere errato, farà sì che il nostro occhio si fermi su quel particolare, non sul resto. Lo dico per esperienza. Anni fa ad una mostra di ikebana vidi delle foglie attaccate con un pezzo di scotch che continuava ad attirare il mio sguardo.
Tecnica, materiale in rapporto tra i vari elementi, equilibrio, occultamento delle tecniche e si compie la magia. Nessuno riusciva a comprendere come Silvia Sordi (suo anche il vaso) riuscisse far stare la frutta in così precario equilibrio. Ed era bello e genuino il loro stupore.
Dopo la dimostrazione effettuata da Lucio Farinelli son fioccate le domande sulle tecniche, sui vari stili, volevano comprendere come fosse stato possibile che Lucio avesse posizionato un ramo verticale in un suiban e quello fosse rimasto lì immobile. Non era un pubblico di bambini, naturalmente, ma molto curiosi da questi giochi di rami che sfidavano l’idea di gravità, sembravano guizzare fuori dal vaso.
Perché nell’ikebana nessun materiale deve sembrare “costretto” in quella posizione, non deve dare idea di infilato a forza nel vaso o legato ad esso. Non deve essere visivamente pesante.
E’ il bello dei prestigi 😉
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