Monthly Archives: marzo 2019
28/03/19 Tripletta
Appena rientrato dalla mia tournée in Nicaragua eccomi rituffarmi nel mondo dell’ikebana.
Prima di tutto vorrei fare le congratulazioni alla Maestra Chiara Giani (Mestre) per le sue due prime conferenze e dimostrazioni da maestra presso Ochacaffè associazione di cultura Giapponese, Be Comics festival internazionale del fumetto, del gioco e della cultura a Padova.
Siamo felici del suo successo e di questo primo incarico realizzato sotto l’egidia del Concentus Study Group e ringrazio il maestro Lucio Farinelli che ha seguito il tutto data la mia assenza (e fuso orario diverso).
Sabato prossimo invece il sottoscritto, il Maestro Lucio Farinelli e l’allieva Silvia Sordi saremo presenti a questo evento con una piccola mostra e conferenza/dimostrazione. Ringrazio Giada Berenato per la consueta organizzazione perfetta che dimostra ogni volta che ci propone un evento.
Infine, ma solo per ordine cronologico, eccoci a parlare del prossimo evento di Merano.
Dopo il successo dello scorso anno l’Azienda di Soggiorno ci ha di nuovo chiamati grazie al trait-d’union con la maestra del CSG del luogo ovvero Patrizia Ferrari.
Ringraziamo Patrizia per l’imprgno profuso nella logistica di un’organizzazione non facile per i tempi a disposizione e il grosso impegno dato che verrà realizzata un’imponente installazione a cura di Ilse Beunen nella piazza antistante le terme. Ancora una volta torniamo a collaborare con l’insegnante belga coinvolgendola in una grande manifestazione italiana da noi curata.
Oltre alla struttura saranno realizzati dei workshop a cura di Angelika Mühlbauer (che già partecipò anche all’evento dello scorso anno) e di Ilse Beunen.
Un aprile impegnativo per tutti noi. Ringrazio le due maestre del Nord del CSG per il loro impegno e passione, io vi aspetto sabato a Pomezia e… poi parlremo di eventi a maggio… dopo il mio rientro dalla Cina.
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12/03/19 Luca Pedone
Spesso in questi miei post ho parlato del mio maestro di ceramica Sebastiano Allegrini, del rapporto tra ikebana e ceramica o di maestri come Elio Cristiani.
Oggi vorrei parlarvi di un altro maestro: Luca Pedone che dirige Claylab.
Il maestro Pedone realizza molti manufatti dai portacandele ai piatti alle tazze ai vasi che sono l’oggetto che a noi interessano.
E’ da maggio del 2017 che seguo la sua attività su Facebook e di certo ad un toscano, come il sottoscritto, non poteva sfuggire la sua lavorazione del bucchero
né, con il lavoro che faccio, non notare la scenografità dell’uso del colore anche in vasi dalla forma regolare come quelli che si utilizzano per realizzare uno stile heika (Ohara).
Naturalmente tiene corsi dalla ceramica più tradizionale al raku realizzando anche delle opere piuttosto particolari e affascinanti (che vende anche all’estero soprattutto America)
come quella del vaso che mi sono appena comperato ^_^
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12/03/19 Concentus
Oggi non sarò io a parlare, ma una nuova maestra del Concentus Study Group ovvero Chiara Giani.
Chiara per i cinque livelli è venuta mensilmente a Roma da Mestre (come la sua collega di corso Patrizia Ferrari da Merano) macinandosi kilometri in treno per apprendere con noi l’arte dell’ikebana Sogetsu.
Siamo onorati di questa scelta e dell’impegno che sia lei, sia Patrizia, hanno profuso nel divenire maestre serie e coscienziose. Di Patrizia ne parleremo prossimamente per un post che dedicheremo al Merano Flower Festival dove saremo presenti e che Patrizia sta coordinando da mesi.
Chiara nel suo atelier Armonie Floreali insegna sia ikebana sia flower arrangement ed è per questa tipologia di composizione che si è rivolta a lei un’allieva nostra che viene a studiare ikebana a Roma dal.. Canton Ticino.
Perché, ricordo, il nome “concentus” significa armonia di suoni e noi tutti siamo davvero in ottima sintonia.
ARMONIE FLOREALI TICINESI
Nell’Ottobre 2013 ho mosso i primi passi come allieva nell’ambito floreale iniziando a studiare floral-arrangement e, un anno più tardi, su preciso suggerimento della mia prima insegnante, ho intrapreso anche la strada dell’Ikebana e fin da subito mi sono sentita concettualmente più vicina a quest’arte.
Negli anni seguenti ho proseguito, strettamente in parallelo, lo studio di entrambe le discipline, non senza perplessità e difficoltà nel conciliare il diverso approccio, concettuale e pratico, tra le due.
Mi risulta, pertanto, più facile, da insegnante, capire le problematiche incontrate dalla mia italianissima allieva Debora, che avrà, nell’immediato futuro, l’arduo compito di applicare quanto appreso in questa intensiva settimana di apprendistato floreale nel bellissimo, nonché esigente, territorio ticinese, la Svizzera italiana.
Agosto 2015: da Morcote a Bellinzona (piove), poi a Locarno (grigio, ma almeno non piove più) ed Ascona (mezzo sole), infine alla val Verzasca (le famose “Maldive” a pochi passi da Milano – Se non fosse per le bandiere bianco-crociate sparse ovunque, tra la lingua e la tipologia di territorio, direi che il Ticino è Italia. Ma non fatevi ingannare, siamo in Svizzera… ed ecco che la dovuta precisione acquisita durante le lezioni di Ikebana torna utile.
Quando si inizia l’apprendimento di una nuova arte floreale non si deve, necessariamente, resettare la precedente, ma all’inizio è sicuramente meglio separarle (concettualmente e praticamente) aspetto, per altro, non semplice. L’Ikebana è un’arte che rispetta molto le linee e la naturalità; il floral arrangement si basa, piuttosto, su concetti diversi, come la costruzione di una composizione.
Con pazienza, tempo ed esperienza sono riuscita a fondere insieme Ikebana e floral arrangement.
Il tempo passato con la mia allieva Deborah è stata molto proficuo per entrambe: si è subito dimostrata una persona appassionata dell’arte floreale e, poco alla volta, si sta avvicinando anche al floral arrangement. Ho immediatamente notato la sua formazione di base da futura sensei di Ikebana (Deborha è al secondo anno del corso di Ikebana), perché è riuscita a creare i giusti abbinamenti di colore ed a realizzare composizioni con le corrette linee.
Le comprensibili difficoltà che Deborah ha incontrato consistono nel capire come sviluppare una composizione compatta, dandole naturalezza e movimento, senza utilizzare le linee ed il movimento tipici delle composizioni Ikebana.
Deborah ha dovuto imparare ed assimilare, in breve tempo, quante più nozioni possibili: non facile condensare in una sola settimana di corso nozioni teoriche e pratiche che, solitamente, acquisisci in un tempo più lungo. Prova, fai, disfa e rifai: la strada per imparare l’arte floreale sembra è tosta e spinosa anche se non si utilizzano le rose…
I risultati, a mio avviso molto buoni, li potete vedere e valutare nelle foto seguenti.
Ringrazio Chiara per questo suo scritto e per aver spiegato anche le differenze nell’apprendere due arti così diverse legate al mondo floreale.
Ma l’armonia non è solo tra Chiara e Deborah, ma anche con la maestra Silvia Barucci di Firenze che, essendo grafica, ha ideato e realizzato il logo per Chiara.
Elegantemente bello vero?
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08/03/19 Legàmi
In questi giorni mi sono fermato spesso a pensare al concetto di arte e come questa possa essere percepita dal pubblico.
Il primo regista a cui feci da assistente (Beni Montresor) mi insegnò: “Il tuo committente è il pubblico. Se il pubblico applaude è perché il tuo messaggio è arrivato. Se non approva vuol dire che tu non hai saputo comunicare e hai sbagliato il lavoro.”
Nel corso della storia ci sono stati tantissimi esempi di artisti che hanno realizzato opere che, per la loro portata, si sono comprese solo successivamente. Hanno quindi sbagliato il loro rapporto col pubblico?
Credo si debba essere consapevoli di quando si fa qualcosa di nuovo, se si realizzano opere che potrebbero essere fraintese o meno. Se si ha il coraggio di creare qualcosa di particolare.
Credo che l’importante sia l’onestà intellettuale con cui si realizza. Non l’anteporre il nostro EGO, il voler fare per forza una cosa fuori dagli schemi, ma solo se si presenta l’occasione e l’idea.
Conosco da anni il performer Sarca Luca Martello e so come la sua arte possa essere travisata se non si conosce la storia di questa disciplina.
Abbiamo spesso fantasticato di una possibile collaborazione assieme, ma non sapevo come inquadrare il tutto.
Di recente ho letto il bellissimo trattato di Christian Russo: Hojō Jutsu (Edizioni Yoshin Ryu) che spiega questa tipologia di disciplina soffermandosi appunto anche sul Kinbaku (Shibari o Sokubaku) sottolineando il contesto storico (periodo Edo) e il luogo (teatro Kabuki ove erano messe in scena la catture con tecniche Hojōjutsu di eroine ed eroi storici letterari). Il libro di Russo è interessante perché fa notare come la “corda” sia un oggetto che pervade la cultura giapponese. L’introduzione al suo saggio sottolinea come il concetto di “legare” sia basico nella cultura giapponese dai tatami (realizzati intrecciando paglia di riso), agli obi, la pratica di nodi complessi (mizuhiki), gli origami, o gli Shimenawa (simbolo della presenza del sacro).
Senza considerare le varie tecniche usate in ikebana per legare i rami, canne di bamboo etc.
Come legare (scusate il gioco di parole) però l’ikebana al Kinbaku?
Non lo volevo semplicemente (col)lègare, ma volevo ci fossero legàmi. Per questo ho iniziato anche ad ossservare le opere pittoriche di Seiu Ito.
Sarca possiede una stanza che ricorda (per la parete posteriore) una casa tradizionale giapponese e per le sue sospensioni utilizza delle enormi canne di bamboo.
Insieme abbiamo pensato a come sviluppare il progetto sia per la forma sia per i colori e più si rifletteva e maggiormente io sostenevo che non potevo utilizzare i fiori, li vedevo fuori contesto.
Volevo realizzare qualcosa che si protendesse verso il corpo della modella coinvolta nel Kinbaku, ma che non fosse troppo grande od invasivo. Nello stesso tempo doveva realizzare un ikebana che non venisse visivamente schiacciato da un’immagine forte come quella di un corpo legato.
L’unica certezza era che non avrei utilizzato un vaso.
Più osservavo le immagini di Sarca maggiormente, ovviamente, le idee si facevano strada in me.
Avrei utilizzato del nocciolo contorto che per la sua forma è molto drammatico e poteva ben sostenere l’immagine di un corpo legato.
E poi?
Sicuramente qualcosa in contrasto con l’ambiente circostante di colore marrone.
Ecco farsi strada un’idea… i colori della bandiera giapponese. Un grande drappo bianco su cui avrei riversato una montagna di coriandoli dello stesso colore e posizionata la struttura di rami di nocciolo circondata da una rete bianca. I coriandoli sarebbero poi stati il collegamento con il corpo scivolando a getti fino a lei.
Naturalmente una struttura di rami (per quanto bella e scenografica) da sola bè… non sarebbe stato un ikebana (anzi per la precisione uno zen’eibana), ma solo un intreccio di rami qualsiasi per cui non serve studiare ikebana. L’ikebana è qualcosa di più dove ogni elemento (in questo caso coriandoli, rete e rami) deve essere collegato visivamente, non deve dare l’idea di oggetti messi vicini.
La soluzione più ovvia… il mio focus sarebbero state le corde. Rosse ovviamente in modo da completare la bandiera giapponese abbinandole al bianco dei coriandoli, del telo e della rete.
Ho cercato quindi due tipologie di cordone: un vero e proprio cordoncino rosso ed una fettuccia.
Lo stesso performer sarebbe ricorso alla corda rossa per la sua scultura vivente.
Per immortalare la performance ci voleva un professionista e sono ricorso all’amico fotografo Rinaldo Serra che ormai ci segue da tempo.
Devo dire che a lavoro finito l’immagine è molto di impatto. Credo, senza ombra di smentita futura, che questa sia l’abbinata più particolare che ho fatto tra ikebana ed un’altra tipologia di arte, ma sono felice di aver compiutoquesto passo perché a volte anche le cose azzardate insegnano qualcosa di nuovo e in questo caso di particolare ed unico.
Ringrazio Sarca Luca Martello, la modella Winter e naturalmente il maestro Rinaldo Serra.
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04/03/19 Concatenazioni
(Ikebana, vaso e foto di Luca Ramacciotti – editing fotografico di Silvia Barucci)
Massimo D’Ortenzi, uno dei nostri principali fornitori, mi aveva fatto avere alcuni rami bellissimi di Hamamelis ed ovviamente per ringraziarlo volevo farci un ikebana.
In questo, come nel mio lavoro di regista, solitamente non sono istintivo. O meglio. Posso passare dall’idea fulminante vedendo del materiale alla più attenta progettazione. In entrambi i casi non lascio mai nulla al caso. Piuttosto che realizzare (e pubblicare) un ikebana che sembri fatto tanto per fare preferisco soprassedere.
Un telefilm fantasy che ho molto amato è stato Da Vinci’s Demons e lì si vedeva graficamente il processo creativo di Da Vinci
ti facevano comprendere come osservando un dato oggetto o situazione andasse a realizzare la sua idea con tutti gli elementi che andavano a trovare il loro posto.
Lo stesso accade con me.
Avevo i rami, non erano stati programmati e desideravo, ovviamente, provare ad usarli al meglio per ringraziare Massimo.
Sabato al mercato dei fiori vedo dei bellissimi Fiori di cera. Iniziano gli incastri. Ho dei rami tanto eleganti quanto molto “drammatici”, i fiori di cera potrebbero ammortizzare e collegarsi benissimo a questi (ricordo che l’ikebana deve dare idea non di materiali messi in un vaso, ma tutto deve essere collegato come se fossero un’unica “pianta”).
Li prendo.
Vaso? Tema da sviluppare? Ancora nulla.
Sempre da Ortenzi trovo dell’Asparagus tinto di nero ed instintivamente lo scelgo. Potrebbe essermi utile. Anzi per alcuni istanti accarezzo l’idea di usare solo l’hammamelis con l’asparagus, ma comprendo che verrebbe una cosa fredda, senza molto vigore. L’ikebana non deve mai dare idea di una cosa ferma, statica, caduta sul bordo del vaso o presentare una confusione di linee. Come direbbe il mio conterraneo Damiano Carrara, non deve essere “pionza” 🙂
Decido di usare un vaso realizzato a lezione dal maestro Sebastiano Allegrini (per la precisione a lui si deve la smaltatura) con l’aiuto dell’insegnante Angelica Mariani.
Come accomunare il tutto?
Ora per quanto io sia appassionato dei film di Dario Argento ed abbia avuto la fortuna di riprendere una sua regia lirica e i giapponesi vadano pazzi per “Suspiria” cerco sempre di non citarlo nell’ikebana facendo cose del genere…
Quindi devo ammorbidire e rendere lineare il tutto.
Vado dai registi Buffetti perché non ho a disposizione i soliti sfondi e scopro che dopo più di un mese e mezzo non ha ancora i cartonicini bristol bianchi e neri. Ne ha solo uno oro.
Oro??? Potrebbe funzionare con quei colori? Tento l’azzardo.
Inizio il gioco degli incastri perché ho realizzato un vaso (coscientemente fra l’altro!) che non permette nessun tipo di aggancio del materiale o kenzan, ma sembra che ogni elemento mi aiuti nel lavoro collocandosi dove desidero.
Sfoltisco i rami, li piego e….
il risultato lo vedete in apertura del mio post.
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