Monthly Archives: gennaio 2019
26/01/19 E la luce fu
Se è relativamente facile abbinare i materiali andando a comprarli al Mercato dei Fiori, dai Grossisti o presso Vivai, le cose cambiano quando si va in mezzo alla natura. Dico relativamente facile perché se con delle gerbere invece di abbinare che so dei rami di ligustro ricorriamo a del cornus il nostro ikebana è spacciato in partenza.
In natura noi non possiamo disboscare le piante per cui la nostra scelta dovrà essere mirata e consapevole.
E se nel nostro vaso (stile base o libero) andiamo a ricreare un distillato della natura per cui i fiori non possono tendere a piegarsi verso il basso e dei rami noi dobbiamo vedere la pagina superiore, così nell’illuminare il nostro lavoro penseremo a come lo sarebbe in natura.
Come dice il fotografo Rinaldo Serra, la luce naturale cade dall’alto per cui il nostro lavoro dovrà essere illuminato, possibilmente, da questa direzione.
Ricorrendo alla mia esperienza teatrale se illumino un soggetto dal basso avrò subito un effetto estraniante (pensiamo alle classiche immagini del diavolo ai cui piedi c’è sempre il fuoco per intenderci), come una luce di taglio ci porterà il soggetto illuminato solo da un lato. Per illuminarlo completamente ci vorranno due luci di taglio che si intersecano. Le ombre devono essere sempre nette perché se molteplici o sfuocate attireranno il nostro occhio più del soggetto che vorremo illuminare.
Di fotografia so poco, di luce qualcosa ho imparato in questi anni anche grazie a professionisti dell’illuminotecnica come Valerio Alfieri. Però ho sempre ascoltato i pareri di fotografi più esperti di me.
A partire da Lorenzo Palombini autore delle foto del nostro passato workshop su aloe (i primi ad usarlo e con sapienza in Italia), moda e materiale non convenzionale, nonché di quelle per il libro internazionale Ikebana inspired by Emotions.
(queste due foto son tratte da un mio vecchio post sulla fotografia)
Lo stesso Giuseppe Cesareo quando tenne con noi il primo workshop sulla fotografia ben spiegò come realizzare le nostre foto. Luci dirette ed ombre uniche e nitide. Lezioni che si dovrebbero sempre tenere a mente e mai dimenticare.
Per non toccare sacri maestri che della fotografia di fiori hanno fatto dei capolavori come Mapplethorpe.
Facendo tesoro degli insegnamenti dei fotografi e documentandomi io cerco di progredire sul percorso della fotografia.
Sia Palombini che Cesareo o Serra hanno insistito nei loro workshop come l’avere tanta strumentazione non voglia dire fare belle foto, anzi magari all’inizio è meglio averne la giusta, essere creativi e studiare tanto. Nel mio articolo relativo al workshop che il maestro Serra tenne da me in Versilia per le allieve toscane sono riportati esempi di studi fotografici che ci fece effettuare spostando proprio le luci per comprendere al meglio come fotografare.
La luce deve illuminare, essere presente, ma nello stesso tempo non protagonista, come in ikebana non si deve vedere l’intervento della mano dell’uomo (che c’è), ma ogni cosa dovrebbe (il condizionale è d’obbligo purtroppo) sembrare sgorgare spontaneamente come in un bosco e dare idea di vigore e movimento, non di pesantezza e staticità.
Se vediamo la foto sopra di Mapplethorpe è innegabile che la luce giochi un ruolo fondamentale, ma è quasi di sfondo al vaso di fiori, se ne integra, non diviene il punto focale del nostro sguardo.
Ispiriamoci sempre alla natura e non al nostro ego e non sbaglieremo mai.
Ricordiamoci che il termine fotografia deriva dal greco φῶς, φωτός, luce e -grafia γραϕία, scrittura. Se abbiamo una pessima calligrafia nessuno comprenderà cosa volevamo dire. Parleremo solo per noi stessi.
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22/01/19 Glass Containers
Il Maestro Lucio Farinelli che, ha vissuto per un anno in Finlandia, da sempre possiede l’Alvar Aalto Collection vase di IIttala e lo ha utilizzato più volte (anche in coppia con uno di dimensioni più piccole) andando a creare ikebana naturalistici (Smoke Tree e Nigella) a più particolari (Equiseto e Godesia) a monomateriale (Tulipani).
Per anni io ho osservato quel vaso a casa sua senza mai pensare di farci un ikebana fino allo scorso ottobre quando mi ha colto l’ispirazione per un ikebana da dedicare al nuovo profumo di Antonio Alessandria.
Uno dei temi della scuola Sogetsu che si studiano al V curriculum è proprio quello dei vasi di vetro dove si deve giocare con la trasparenza, le rifrazioni etc. Il tutto ovviamente deve avere un aspetto artistico e il materiale che si vede in trasparenza non deve essere messo male o a caso. Per tale motivo spesso come ancoraggio si ricorre all’uso del Jika-dome ovvero il fissaggio diretto.
Domenica scorsa con i materiali avanzati dalle lezioni e dalla dimostrazione e mostra presso l’Istituto Giapponese di Cultura, con il maestro Farinelli ci siamo messi a studiare il suo vaso di vetro e cercare di capire quali lavori si possano fare al suo interno.
Qui apro una piccola parentesi. Spesso facciamo questi studi, questi lavori. Credo per un maestro esercitarsi continuamente sia assolutamente indispensabile. Al di là della passione verso questa arte che ci spinge a creare, a trovare idee, soluzioni, un professionista non si può esimire dal continuo studio ed esercizio. Ho sempre preteso molto dai miei insegnanti come faccio con me stesso. Se io vado ad imparare sono sì grato al mio insegnante, ma altresì voglio essere soddisfatto e completamente al 100% del servizio che ho pagato. Credo sia disdicevole, come è successo al sottoscritto, trovare insegnanti che non conoscessero bene i temi della scuola da loro rappresentata o che dovessi imprestare loro i libri della mia biblioteca perché, oltre al libro di testo, non avevano altro. Non sono mai stato molto diplomatico in vita mia e non ho mai slecchinato i miei insegnanti pubblicamente, di contro chi ho trovato valido ha sempre trovato spazio nella mia riconoscenza e ne ho parlato pubblicamente qui tra queste righe. Slecchinare non serve, imparare seriamente sì “approfittando” di quei maestri che ti insegnano al massimo delle loro possibilità. Per questo io (e ovviamente il maestro Farinelli) ai miei allievi cerco di dare il massimo ad ogni lezione e mal ho sempre sopportato il pressapochismo di pochi o di gente che crede di organizzare dei corsi quando obbliga le allieve di rifornirsi di vasi e/o portarseli da casa. Purtroppo anche io ho subito uno di questi organizzatori, ma non accadrà più anche perché la riconoscenza spesso muore bambina.
Ho fatto questa divagazione perché chi si iscrive ai nostri corsi deve sapere (o comprendere) che nelle nostre lezioni oltre a vasi, strumenti e materiale vegetale ci sono i nostri studi, l’esperienza, il noleggio di una sala congressi (non amiamo spazi stretti o riadattati alle meno peggio) e il continuo ideare lezioni per le allieve di corso avanzato per non proporre sempre gli stessi concetti o materiali da usare.
Quindi con Lucio sistematicamente ci dedichiamo ai Kalei, ai vari temi per ampliare le nostre conoscenze, inquadrarli sotto altre prospettive per una continua evoluzione personale e di chi ci segue studiando la via dei fiori.
Fare ikebana vuol dire avere un stretto rapporto empatico con il materiale vegetale, concentrarsi e capire al meglio come usarlo lasciando fuori il tempo dalla stanza. Non è un gioco di abilità o tetris, è dedicarsi a noi e alla natura che ci circonda.
Torniamo ai nostri vasi di vetro, anzi all’unico vaso di vetro con cui abbiamo voluto sperimentare giochi di rifrazione ed ikebana.
Il Maestro Farinelli ha utilizzato due bacchette di vetro rosse tagliandole alla misura giusta (tra i vari attrezzi da ikebana abbiamo anche il tagliavetro!) ed una rosa varietà Red Eyes (che sono stato il primo ad usare in Italia e dico questo proprio per far capire come noi continuamente si cerchi materiale nuovo, inedito (senza guardare ai costi) da studiare e far usare a lezione grazie anche al nostro fornitore Massimo D’Ortenzi che è il primo a svolgere questo servizio di ricerca e proposta).
Lo studio non è stato solo la realizzazione del lavoro, ma anche come fotografarlo, quale fosse la rifrazione più interessante o la luce giusta. Credo ognuno di noi abbia un peculiare modo di fotografare o almeno dovrebbe trovare la propria formula senza cercare di scimmiottare inutilmente (anni di esperienza non si suppliscono con gli strumenti e basta) fotografi celebri.
Solitamente si prediligono sfondi neutri o con pochi “effetti”, ma vedendo questa composizione non so come mai mi sia venuto in mente un altro sfondo fotografico e proposto a Lucio lui ha subito accettato l’esperimento.
Lucio ha dispiegato la sua tovaglia di Marimekko e abbiamo fatto una versione fotografica del suo lavoro. Ho cercato di sfuocare leggermente lo sfondo e mettere in risalto il vaso andando a colpirlo frontalmente con la luce. Cambiava totalmente la composizione che abbiamo girato varie volte prima di deciderci come fotografarla. Quale preferite di versione?
Poi è stata la volta mia. Volevo giocare di colori, ma non amo quei vasi dove si mette l’acqua colorata perché fa sì che il vaso non sembri di vetro trasparente, ma colorato. Il tema è la trasparenza del vaso. Però io avevo nel cervello l’idea dei colori.
Dalla dimostrazione presso l’Istituto Giapponese di Cultura mi erano avanzati dei Papaveri (altri li avevo portati a lezione) e dei rami di Ammi majus ed avrei usato quelli. Ma il colore? L’acqua deve essere limpida. Potevo immergere i fiori dentro il vaso e giocare con le rifrazioni, ma lo avevo già fatto fare anche a lezione alle allieve. Dovevo trovare una nuova strada. Non amo ripetermi all’infinito. Anzi credo la mia scelta sulla scuola SOgetsu sia dovuta proprio all’ampia possibilità creativa che offre.
Così sono ricorso a delle fialette di vetro, a del colorante alimentare che riprendesse i colori del materiale vegetale (giallo e verde) in maniera da lasciare il vaso con l’acqua trasparente e nello stesso tempo avere il gioco di rifrazioni (ho quindi posizionato una terza fialetta con semplice acqua nel retro del vaso) e colori che volevo. E per fare questo ho pure affrontato l’annale mia fobia per le siringhe.
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21/01/19 I 50 Principi della Sogetsu
Circa cinque anni dopo la fondazione della Scuola Sogetsu, Sofu Teshigahara ideò questo vademecum per tutti coloro (non solo gli appartenenti della Scuola Sogetsu) che vogliono studiare e praticare la via dei fiori in maniera corretta,
50 principi suddivisi in:
For Beginners
Spirit of Practice
Kakei Styles
The Do’s and Don’ts of Practice
Containers
Rules of Display
Preservation of Fresh Materials
Essence of Creativity
Questi principi vanno saputi e ben assimilati durante il nostro percorso di studio proprio perché sono tanto insegnamenti pratici quanto tecnici. Infatti sono presenti già nel Primo libro di studio della Scuola e raccolti e spiegati anche in un libro apposito.
Nel curriculum del V livello c’è proprio una lezione dedicata ad essi e ci accorgiamo come applicarli spesso non sia così facile come può sembrare leggendoli.
Proprio ieri ne parlavamo con la mia allieva Patrizia Ferrari di come Sofu Teshigahara con solo due stili base e le loro 8 variazioni sia riuscito a creare un incredibile mondo di possibilità e concatenazioni che solo la Sogetsu ha e come i temi di III e IV livello siano possibili solo conoscendo perfettamente ciò che questi Kakei ci insegnano. E’ incredibile la genialità di questo grande artista, di come il percorso di studio da lui ideato permetta tanta creatività ed è comprensibile perché Andy Warhol volle conoscerlo quando si recò in Giappone. “Into the Ocean of Diversity” come dice la Iemoto Akane Teshigahara all’inizio del libro del V curriculum da lei magnificamente e genialmente ideato.
Questo fine settimana a lezione abbiamo provato ad applicare concretamente alle lezioni alcuni di questi principi. Vediamoli assieme.
4. “Emphasize one flower, one branch. Create the arrangement as an essence of Nature.” Ovvero creare un ikebana armonico e bilanciato utilizzando o un solo fiore o/ e con un solo ramo mettendo in evidenza ciò che vogliamo esprimere ricordandoci che anche un piccolo ikebana deve trasmettere gli elementi della natura come aria, vento ed acqua.
(Ikebana di Patrizia Ferrari – Vaso di Sebastiano Allegrini)
24. “Learn to fix the branches in place, being minful of both sides of the leaves, and create some tension at the base of arrangement.” Sia che si usi il kenzan o meno è importante applicare tutte le tecniche apprese per il taglio, il piegamento e l’ancoraggio dei rami creando una tensione alla base del nostro ikebana stando bene attenti che i supporti usati non siano visibili.
(Ikebana di Chiara Giani – Vaso di Luca Ramacciotti)
44. “Be sure to make definitive points of emphasis and avoid redundancy in the arrangement.” Se andiamo ad eliminare fiori o rami in ciò che la natura ci pone innanzi è per enfatizzarla, la nostra scelta deve essere oculata. Non andiamo forzatamente a tagliare tutto e a spogliare, a volte non è necessario. Dobbiamo solo capire come si mette in risalto al meglio ciò che abbiamo. Dobbiamo comprendere quale sia il punto focale nel nostro lavoro.
(Ikebana di Patrizia Ferrari)
29. “Study arrangements that can be made without containers. Study dried and colored materials as well.” La Sogetsu per ampliare la prospettiva dell’ikebana ha introdotto anche l’uitlizzo di materiale secco e/o colorato. Questo permette di realizzare lavori che non necessitano di contenitori o acqua, ma che possono creare sorprendenti effetti visivi. Dopo lo studio dei Kakei quindi si può affrontare questo tema. Noi a lezione lo abbiamo utilizzato in parte per la lezione del V curriculum: “Composing with Branches – A Two – step Approach “. Dico in parte perché, a differenza del 29simo principio in questa lezione non si può utilizzare il materiale colorato. Quindi abbiamo chiesto alle allieve di realizzare delle strutture in legno che si autosorreggessero come previsto dalla prima parte della lezione. Al termine di questo lavoro siamo passati alla seconda fase prevista, ovvero andare ad utilizzare vasi che “sopportassero” il peso della composizione che andava sistemata in essi senza modificarne la forma principale pur adattandola sia al contenitore sia considerando che vi si aggiungevano fiori.
(Ikebana di Patrizia Ferrari)
(Ikebana di Chiara Giani – Vaso di Sebastiano Allegrini)
(Ikebana di Nanae Yabuki – Vaso di Luca Ramacciotti)
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19/01/19 Vorrei gridare fortissimo
Davanti alla scultura “Mikoto” di Sofu Teshigahara con le allieve intervenute all’evento
Ieri il gran giorno della dimostrazione di ikebana presso l’Istituto Giapponese di Cultura come annunciato nel post Hana Monogatari.
Per me parlare in pubblico non è mai facile soprattutto davanti a più di duecento persone! Oltre le sedie predisposte nella sala conferenze sono stati posizionati dei cuscini per far sistemare la gente accorsa all’evento.
Sapere che noi siamo la linea continuativa di sensei Lina Alicino Ranson, colei che ha fatto conoscere la scuola Sogetsu in Italia, e rappresentarla in un luogo così prestigioso ci aveva caricato di responsabilità come già successo per la prima volta che eravamo saliti su quell’importante palco in occasione di SgargianteSobrio.
Avevamo deciso già da tempo gli ikebana da realizzare ed avevamo preparato ogni cosa anche con l’aiuto delle due allieve che si erano proposte da assistenti: Silvia Sordi (per Lucio Farinelli) e Patrizia Ferrari (per il sottoscritto).
Qui permetteti mi fare per un attimo una divagazione. Vorrei ringraziare per il sostegno le nostre allieve, sia quelle che non sono potute intervenire per la distanza o impegni sia quelle presenti sia per il sostegno e l’affetto sia perché le presenti con video e foto, praticamente in diretta via whatsapp, han fatto sì che tutti si fosse vicini. Avere allieve così affettuose ed appassionate è il dono più bello che un maestro possa ricevere da questa arte.
Torniamo alla nostra giornata.
Dopo un’introduzione da parte del Presidente dell’Istituto Giapponese di Cultura e il Finissage della mostra KIMONO ovvero l’arte d’indossar storie a cura della dott.ssa Maria Cristina Gasperini e i saluti dell’Ambasciata del Giappone in Italia, la maestra Mattei ha introdotto i presenti all’arte dell’ikebana dando il via alle dimostrazioni delle tre scuole Ikenobo, Ohara e Sogetsu.
Qui è doveroso ringraziare anche le rappresentanti (maestre ed allieve) delle altre scuole per il calore e il sostegno riservatoci sia prima sia dopo la dimostrazione.
A me il compito di introdurre la nostra scuola mentre il maestro Farinelli eseguiva il suo ikebana coadiuvato appunto da Silvia Sordi.
So cosa ho detto grazie al video realizzato dalle mie allieve perchè in quel momento ero emozionatissimo. Vedevo il volto di tutte quelle persone che ascoltavo e sapere che io dovevo raccontare in poco tempo le peculiarità, la bellezza e l’innovazione artistica della mia scuola era da battito continuo del cuore.
(Ikebana di Lucio Farinelli)
Quando è toccato al sottoscritto realizzare un ikebana invece il Maestro Farinelli ha continuato a narrare della nostra scuola mentre la maestra Patrizia Ferrari (venuta appositamente da Merano) mi ha non solo assistito, ma aiutato nel realizzare la mia composizione in un’unità di intenti incredibile.
(Ikebana di Luca Ramacciotti – Vaso di Alessia Nannicini)
Al termine del tutto tra le domande interessate dei presenti e i complimenti ci siamo apprestati a sistemare ogni cosa e siamo scesi nella hall dell’Istituto dove campeggia una delle tre sculture di Sofu Teshigahara presenti nel palazzo.
Lì scattando la foto con le persone presenti del nostro gruppo avrei voluto gradire fortissimo quanto ero felice.
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15/01/19 Mika Otani sensei a Roma
Lo scorso giugno parlavo, in queste colonne, di un progetto, iniziato in realtà l’anno precedente, e che riguardava Mika Otani sensei. Con il maestro Lucio Farinelli tendiamo ad organizzare anni prima gli eventi del nostro Study Group perché cerchiamo sempre di definire al meglio ogni dettaglio. Tentiamo, nel nostro piccolo, di offrire un prodotto professionale tanto al maestro che viene ad insegnarci quanto ai partecipanti.
Questa volta siamo emozionati quanto la prima volta che organizzammo un workshop (che si rivelò internazionale) con Ilse Beunen. Lì non eravamo nemmeno uno Study Group ufficiale (era l’ottobre del 2014) e che Ilse accettasse il nostro invito e che venissero anche persone dall’estero ci riempì di gioia e timore perché non sapevamo se eravamo all’altezza dell’impegno ideato.
Anche questa volta è come ricominciare da capo. Se due anni fa il workshop con Ilse Beunen e Anne – Riet Vugts fu impegnativo (il doppio dei partecipanti della precedente volta), questa volta, per la prima volta dal 2012, un insegnante giapponese tornerà a Roma per fare una dimostrazione e un workshop di ikebana Sogetsu aperto a tutti coloro che stanno frequentando la via dei fiori.
Al di là della bravura di Otani sensei c’è la peculiarità che è una persona meravigliosa, entusiasta dell’arte che segue. La serata passata in sua compagnia a Tokyo è stata una delle più poetiche della mia vita inerente quest’arte. Credo che al di là di ciò che impareremo nei 3 workshop che lei terrà sarà davvero emozionante incontrarla, conoscerla ed apprezzare il suo rapporto empatico con il materiale vegetale, quello che si dice hana-no-kokoro.
Otani sensei ci ha fornito anche un suo curriculum:
First grade teacher (RIJI) of Sogetsu school Flower name is Soka Otani
Treasurer of I.I. Tokyo branch in 2015
Graduated from University of Sacred Heart in Tokyo in 1990
Began studying Ikebana when she was 20 years old and apprenticed under the great Ikebana artist, Soukou Tomita who is one of the best pupils of Sofu Teshigawara, the first President of Sogetsu Ikebana School.
She has been studying Ikebana for over 30 years.
After being an editor at a publishing company for a women’s magazine, Mika has turned to freelance work. She worked in advertising and in publishing, as a writer, an interior stylist, a table coordinator and a web publisher until the Tohoku Earthquake happened in 2011.
The devastating earthquake had a profound effect on Mika causing her to pursue a passion she could do for the rest of her life. That passion was the Ikebana and she set up her own classes at 3 locations in Tokyo, Japan.
She is doing “Ikebana demonstration” as her life work all over the world, which shows all the process how to create Ikebana in front of guests. She has been to Australia, India, U.S.A., Czech Republic, China, and so on to present Ikebana show.
She is so popular in Media world that she creates huge Ikebana works at locations or studios settings of Movies and TV programs as well as big events and party venues. She loves to collaborate Ikebana with other type of arts and She did the collaboration with a fashion show,
Virtual Reality World and so on.
Her most recent work is phenomenal. She supervised Ikebana drama and created more than 170 Ikebana works including a lot of huge works through 10 episodes. This drama so inspired a lot of young people as they can know how creative Ikebana is through drama that she ignited a quiet boom of Ikebana in Japan.
The number of her followers on Instagram hit more than 10,000. Her Ikebana class holds more than 150 students and they are always on the waiting list to take their seats in her class. They say she is one of the most popular Ikebana artist.
You can see her Ikebana on Internet!
Mika’s homepage
Mika’s Instagram
Per ora vi potete segnare le date o chiederci informazioni, nei prossimi mesi entreremo maggiormente nei dettagli. Per ora posso dirvi solo che le iscrizioni sono già partite e con successo. La nostra grafica Silvia Barucci ha in serbo un’altra sorpresa oltre alla bellissima locandina che vedete qui nell’articolo. Ma di questo ne riparleremo.
L’emozione per me e per Lucio Farinelli è molta perché siamo sicuri che sarà una bellissima festa lungo la via dei fiori e siamo onorati che Otani sensei, nonostante i suoi innumerevoli impegni, riesca a venire in Italia, unica data, per quest’anno, in Europa.
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13/01/19 Molte persone non ascoltano mai
Apro questo blog con, per titolo, una parte di citazione del premio Nobel Ernest Hemingway di cui ho sempra amato libri, filosofia di vita e pensieri (“Amo ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai”) per parlare di una cosa che mi sta molto a cuore e come oggi due eventi, in apparenza lontani fra di loro, si siano uniti lungo il percorso dei fiori.
Grazie alla sensei Silvana Mattei (Sub-GrandMaster e Group Leader dell’Ikebana Ohara Alto Lazio e Umbria Study Group) ho avuto la fortuna più volte di incontrare e seguire le conferenze di sensei Mauro Graf (past-president della Scuola Ohara di Milano). Conoscere Graf sensei è un arricchimento immenso per chi studia l’ikebana e spesso ricorro a lui per avere informazioni su questo argomento sapendo che è letteralmente un’enciclopedia vivente. Nozioni che trasmetto sempre volentieri alle allieve e che vedo, con piacere, che anche loro le reinsegnano alle loro allieve.
Graf mette la sua grande conoscenza a disposizione di tutti attraverso il suo portale Mauro Koran Graf che io spesso consulto o studio perché questa arte per me è davvero fonte di continuo apprendimento, riflessione. Man mano che si va avanti con lo studio si comprendono meglio nozioni già apprese o si intravedono in altra luce.
La corrispondenza con lui è sempre bellissima perchè io sapendo di non sapere spesso ho dubbi come quando lessi scritto da un maestro di ikebana che questa arte era nata in Cina e lui me lo risolse nella seguente maniera didattica e poetica allo stesso istante: “Hai ragione, l’ikebana è nato in Giappone fra la seconda metà del 12° sec. e la prima del 13° nell’ambito del kazari (l’arte di esporre oggetti) nelle dimore degli shogun Ashikaga. Si dice che la cultura giapponese si è sempre comportata come un’ostrica che crea una bellissima perla attorno ad un granello di sabbia che la irrita: l’offerta floreale buddhista può essere considerata come il granello di sabbia per creare la perla ikebana, totalmente giapponese: l’abitudine indiana e cinese di ornare gli altari buddhisti con fiori è rimasta tale in tutte le nazioni e non si è evoluta in nessun paese ad eccezione del Giappone in cui si è trasformata in arte usando principalmente rami – tradizione shintoista- come elementi principali – e fiori -tradizione buddhista – solo come ausiliari. Dalla nascita “tradizionale” del VI° sec. fino a fine 1300 non esiste nessun documento storico (diari, manoscritti, racconti, poesie, ecc) che parli o descriva di composizioni con vegetali (futuro ikebana). Il fatto che l’ikebana sia nato nel VI° sec., è una “invenzione” dello iemoto Ikenobo che nel periodo Edo, su richiesta dello shogun, per darsi un’aurea di autorevolezza descrisse una gloriosa origine associandola ai personaggi storici realmente vissuti Ono no Imoko (primo Ikenobo nella tradizione) e Shotoku Taishi (Reggente dell’imperatrice Suiko che secondo la tradizione fece costruire il Rokkakudõ, sede storica degli Ikenobo ): la scuola Ikenobo stessa, nel suo sito, distingue fra tradizione e verità storica affermando che la tradizione fa risalire la nascita dell’ikebana al VI° sec. mentre la storia la sposta fra fine 1300 e inizio 1400; inoltre il Rokkakudo è storicamente provato che fu costruito all’inizio del periodo Heian, almeno 100 anni dopo la sua “tradizionale” costruzione.
Oggi la mia domanda era su due termini in uso nell’ikebana giapponese che io trovo sempre meno. Se nel libro di testo della scuola se ne accenna per il Moribana Basic Upright Style (nel titolo della lezione però è segnato come Reversed) già non se ne hanno tracce nella spiegazione dello stile Nageire Basic Slanting Style Reversed. Per la scuola Sogetsu i termini hongatte o gyakugatte sono riferiti sia a dove si posiziona il nostro ikebana nello spazio sia/o a come sono i rami in natura (foglie o frutti che presentano la pagina positiva o negativa). Se per rami avessimo tipologie come il cornus potremmo posizionarli in entrambi le direzioni perché non cambierebbe assolutamente nulla. Per cui probabilmente in quel caso si dovrebbe pensare a come si posizionano nello spazio. Ma con la perdita del tokonoma ha senso ancora usare questi termini? Ecco la risposta di Graf sensei al mio quesito: – Credo che la Sogetsu abbia giustamente introdotto il termine “rovesciato” poiché è semplice, lo si capisce all’istante e non richiede la conoscenza della complicata maniera di descrivere le posizioni nella cultura tradizionale giapponese (che mi affascina ma che fa parte) del passato. La definizione hongatte e gyakugatte sono nate quando l’ikebana era messo solo nel tokonoma e benché il nome faccia riferimento al kakemono del tokonoma alla cui destra o sinistra è posizionato l’ikebana, in realtà il termine esprime il rapporto fra i tre elementi principali chiamati shu, fuku e kyaku dalla scuola Ohara della composizione che possono essere messi come risulta più facile alla maggior parte degli ikebanisti destrimani (hongatte=situazione preferita dalla maggioranza) o come risulta più facile metterli per la minoranza, i mancini (gyakugatte= situazione opposta, -a specchio -, alla hongatte). Una composizione hongatte/di-destra rimane tale anche se , per errore, venisse posta nel tokonoma a sinistra del kakemono e quella gyakugatte/di-sinistra (a specchio rispetto a quella preferita) lo rimane anche se messa erroneamente a destra del kakemono poiché, mi ripeto, i due termini descrivono la relazione dei 3 elementi principali all’interno della composizione.
Quante cose da sapere e da ricordare! Qui si viene al titolo del blog. Non abbiamo solo da imparare le forme, le tecniche, la storia, ma dobbiamo apprendere realmente. Si deve ascoltare con mente ed animo o la nostra crescita sarà sempre e solo parziale o di facciata. E queste sono solo una delle sommità di questa arte dove, secondo me, la cosa più difficile (dove non sia richiesto) è la scelta e l’abbinamento dei materiali.
Proprio oggi la maestra Silvia Barucci (e mia ex allieva) mi ha mandato il seguente stile base nageire:
Silvia Barucci (vincitrice di The “Sogetsu Magazine” Prize al 草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition -5th – 90 Anniversario) ha saputo abbinare benissimo vaso e materiali, ma soprattutto i materiali tra di loro. Per me una delle prove fondamentali che faccio fare a chi deve diventare maestro è di scegliere i materiali per uno stile base. Lì comprendi se gli allievi che ti hanno seguito per quattro livelli ti hanno ascoltato, han compreso gli abbinamenti da te proposti. Certo se ti portano dei rami deboli in confronto ai fiori bè…. lì la delusione è immensa. A me è successo purtroppo varie volte e la cosa più dolorosa è che l’allievo non abbia capito la mia correzione. Quindi quando ti trovi allieve come Silvia (e per fortuna nel mio gruppo – le allieve che resistono – lo sono tutte) che riesce a ricordare le nozioni, le tecniche e a fare ikebana dove tutto è in armonia (vaso, rami e fiori), passi una bella giornata.
Soprattutto se ad essa, appunto, c’è unita una mail ricca di conoscenza come quella ricevuta da Mauro Graf sensei che ringrazio pubblicamente per ogni volta che lo disturbo.
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12/01/19 Kimono e fiori (II)
Stamani era il secondo turno di esposizione della Scuola Sogetsu presso l’Istituto Giapponese di Cultura e a fare gli ikebana eravamo io (stavolta senza dover sostituire nessuno), il maestro Lucio Farinelli e la sua allieva Daniela Bongiorno.
Di buon’ora eravamo al Mercato dei Fiori dove i nostri fornitori ci avevano già preparato i materiali che avevamo richiesto e ci siamo recati presso l’Istituto per togliere gli ikebana della volta precedente e metterne di nuovi. In tali occasioni sia per me, sia per il maestro Lucio Farinelli, da sempre è l’occasione per mostrare la squadra, coinvolgere le allieve che vogliono o che possono partecipare (distanza geografiche, lavoro, famiglia spesso sono impedimenti). Questo è sempre stato un punto fisso del nostro gruppo. Senza alcun obbligo, ma fa parte della crescita personale. Dispiace quindi quando un’allieva non comprenda ciò o la bellezza di far parte di un gruppo di persone che sta percorrendo in armonia un percorso artistico.
Il maestro Farinelli era da tempo che meditava di fare un ikebana posizionato su tre stand come imparato durante il workshop internazionale tenuto a Roma dalla sensei Anne – Riet Vugts e, per tale motivo, essendo questa l’occasione migliore, si era preparato da tempo essiccando le foglie di aspidistra ed ordinato i rami di betulla tinteggiati di viola.
(Ikebana di Lucio Farinelli)
Il sottoscritto invece aveva acquistato, appositamente, un ramo di Manzanite ed inaugurato il seghetto elettrico per portarlo alla misura giusta. Immediata l’associazione con uno dei vasi più belli, in mio possesso di Sebastiano Allegrini e l’idea di utilizzare un tipo molto particolare di rose. Pian piano che pensavo al mio lavoro si è delineato il tutto.
(Ikebana di Luca Ramacciotti – Vaso di Sebastiano Allegrini)
Daniela invece aveva scelto il tema del IV livello della scuola Sogetsu Fruiting Plant Materials ed ideato il tutto andando ad utilizzare anche lei un vaso creato dal maestro Sebastiano Allegrini.
Ancora una volta abbiamo lavorato in armonia, serenità ed amicizia ed è stato bello essere circondati da persone (c’erano delle visite guidate all’esposizione di Kimono) attenti e curiosi sulla nostra arte.
Speriamo ancora una volta di aver rappresentato al meglio la nostra scuola.
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08/01/19 Hana Monogatari
Come anticipato ieri nel mio precedente post il Concentus Study Group è stato chiamato a rappresentare la scuola Sogetsu in un ambiente prestigioso ed importante come l’Istituto Giapponese di Cultura con il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia. Istituzioni con cui abbiamo già collaborato in svariate occasioni in passato.
La dimostrazione nasce sotto l’egidia del chapter romano di Ikebana International da me ideato e che ha visto come presidenti Silvana Mattei, il sottoscritto ed attualmente Lucio Farinelli e che presenterà tutti gli aspetti, in stretto ordine cronologico, dell’arte dell’ikebana attraverso le tre scuole più celebri: Ikenobo, Ohara e Sogetsu.
Un’occasione da non perdere perché si terrà anche il finissage della mostra “KIMONO ovvero l’arte d’indossar storie” che è davvero un interessante excursus in questo campo a cui seguiranno, come detto le tre dimostrazioni.
Per la scuola Ikenobo sarà presente Mayumi Mezaki, Maestra e Caposcuola, la scuola Ohara invece sarà rappresentata da Silvana Mattei Sub-GrandMaster e Group Leader dell’Ikebana Ohara A. L. U. Study Group.
Dopo Lina Alicino Ranson Sensei, che ha portato la scuola Sogetsu in Italia, siamo stati solo noi, Lucio farinelli e Luca Ramacciotti, (suoi allievi) ad aver calcato questo prestigioso palcoscenico e questo ci rende felici per il riconoscimento ottenuto e speriamo di rendere fieri la nostra insegnante e di proseguire bene nel solco da lei realizzato.
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07/01/19 Kimono e fiori
Nell’ambito della bellissima mostra “KIMONO ovvero l’arte d’indossar storie” presso l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma ci è stato concesso ancora una volta l’onore (ed onere) di rappresentare la scuola Sogetsu.
Come evento collaterale alla mostra, sotto l’egidia di Ikebana International, in rigoroso ordine cronologico hanno esposto le scuole Ikenobo, Ohara ed ora Sogetsu fino al 18 p.v. giorno della chiusura della mostra e dimostrazione pubblica delle tre scuole.
Dovendo tenere le composizioni in mostra due settimane abbiamo deciso, con il Maestro Lucio Farinelli, di coinvolgere le nostre allieve romane o almeno quelle che potevano.
Abbiamo delineato ogni cosa dai vasi, agli stili, ai fiori da usare (oggi riapriva il Mercato dei Fiori di Roma dopo le vacanze di inizio anno ed era praticamente deserto) tranne che una delle partecipanti si ammalasse! E purtroppo della sua disdetta lo abbiamo saputo stamani mentre mi recavo appunto al Mercato dei Fiori dove mi attendevano le altre due partecipanti alla prima parte di esposizione: Lucia Coppola e Silvia Sordi.
Quindi ho cercato di focalizzare al volo un ikebana da realizzare per un’importante luogo come quello che mi accingevo a raggiungere. Un ikebana con del materiale non scelto da me, un altro stile (non usando lo stesso vaso) e soprattutto degno della scuola che rappresento. Sarà che per il mio lavoro prima di andare in scena si prova molto, ma non ho mai amato il bello della diretta ^_^
Nella testa mi frullavano mille possibilità di incroci, di realizzazioni. L’unico dato certo era che avrei utilizzato il vaso (pezzo unico) che la Sogetsu realizzò per il primo premio del concorso da me vinto. Era l’occasione e il luogo ideale.
Raggiunto l’Istituto con Lucia e Silvia ci siamo messi subito al lavoro e, come sempre mi accade, man mano che osservo il materiale vegetale, lo sistemo, lo ridefinisco la tensione scompare, il mondo e i suoi problemi si attenuano e resto solo io e i fiori e cerco di capire come vogliano essere sistemati per dar loro il maggior risalto.
Il silenzio assoluto, circondati da meravigliosi kimono è stato emozionante e bellissimo come ogni volta che varco le porte dell’istituto Giapponese di Cultura memore anche che tutto nacque qui sotto l’egidia di Lina Ranson Sensei che teneva un workshop.
Per me esporre in quel lugo è sempre un’emozione unica, e se mi agito mi basta volgere lo sguardo verso la scultura realizzata da Sofu Teshigahara per sentirmi protetto.
Ringrazio Lucia e Silvia per il loro supporto e come sempre lascio la parola alle foto.
(Ikebana di Luca Ramacciotti – Vaso Sogetsu Ceramic Kiln)
(Ikebana di Lucia Coppola – Vaso di Sabine Turpeine)
(Ikebana e Vaso di Silvia Sordi)
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01/01/19 Happy New Year
Il 2019, per me, si è apperto con la scoperta e l’uso della Lensball con cui mi sto esercitando anche per avere visioni differenti della natura che mi circonda e poi ogni novità per me è fonte di studio, di divertimento e di interesse. E ci fa piacere essere stati i primi, nel mondo dell’ikebana, ad utilizzarla.
Ed è importante avere la mente aperta e curiosa, gli occhi attenti a ciò che ci circonda.
Infatti oggi voglio proporvi gli ikebana di fine/inizio anno realizzati rispettivamente dal sottoscritto e dal Maestro Farinelli perché sono due modi di vedere, di affrontare, di realizzare un ikebana.
Se io mi sono avvalso di rami che già di loro erano spettacolari, il maestro Farinelli ha preso tutto in natura sia vedendo dei rami lungo la strada sia dei giardinieri che tagliavano rami di pino. Lui quindi è partito dall’osservazione di ciò che la natura proponeva, ha via via ideato, assimilato i materiali tra di loro andando solo a comperare i tulipani. Un ikebana quasi a costo zero (e quasi a km 0) dove ha voluto simboleggiare lo scaturire della primavera dal freddo dell’inverno.
Di contro io ho comperato tutto al Mercato dei Fiori. Sono partito dai rami che avevano attirato la mia attenzione per poi scegliere il resto del materiale e il vaso che avrei utilizzato. Nel mio caso ho tenuto a mente il I dei 50 principi della Sogetsu (“Beautiful flowers do not always make beautiful ikebana) e soprattutto un consiglio che Sofu Teshigahara scrive nel Kadensho a proposito dei fiori tropicali e di come utilizzarli. Per me un ikebanista dovrebbe rileggersi spesso i due libri di Sofua sia il Kadensho sia The Fifty Principles of Sogetsu perché ogni volta vi si trovano sfumature di pensiero differenti e soprattutto si eviterebbero errori grossolani come non considerare l’importanza di Stili Base (e Variazioni), giusti contenitori, acqua o rami che paiono cadere giù dal vaso perché l’ikebana (Sogetsu) è un’espressione di vitalità del materiale che non deve parere inerme.
Quindi mi son messo al lavoro non senza difficoltà perché i miei bellissimi rami erano pieni anche di tante robuste spine.
A lavoro ultimato, come facciamo sempre, ci siamo scambiati opinioni con il maestro Farinelli perché un occhio esterno ha una diversa consapevolezza del proprio lavoro.
Qui i risultati, ma prima vi lascio con un principio della Sogetsu (31) in cui si dice che: “Ikebana may be comparable to painting, music o sculpture”. Il colore, la forma, il ritmo sono importanti nei nostri lavori, lasciamo che i fiori risuonino in noi, rapportiamoci direttamente con essi che non sono solo del materiale da mettere in un vaso. E soprattutto non suoniamo sempre la solita musica, cerchiamo di crearne di nuova.
(Ikebana di Lucio Farinelli – vaso di Luca Ramacciotti
Ikebana di Luca Ramacciotti – vaso di Sebastiano Allegrini)
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