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Luca Ramacciotti – Sogetsu Concentus Study Group

www.sogetsu.it

Monthly Archives: agosto 2018

Stamani, sfogliando la pagina Facebook degli amici dell’Ikebana Ohara Milano, sono incappato in questa immagine da loro riportata dalla pagina Oltre l’Onda – Hokusai e Hiroshige.37979871_2083393095246293_5930709692375367680_n.jpg

Mi ha colpito leggere questa frase mentre mi accingo a partire per il Giappone dove seguirò la Direzione di Palco dell’allestimento dell’opera Tosca a Nagoya e dopo mi tratterrò alcuni giorni a Tokyo sia per vedere il MORI Building DIGITAL ART MUSEUM sia (e soprattutto) per prendere due lezioni di ikebana presso la scuola Sogetsu.

Se per un occhio distratto la frase del grande Hokusai può sembrare esagerata, per chi si dedica all’arte seriamente sa quanto in realtà sia veritiera.

Già nel mio lavoro di regista ogni volta che incontro un maestro (ad esempio questa estate il regista Giancarlo del Monaco) ho la possibilità di aggiungere un tassello alla mia esperienza e nell’ikebana mi sono rivolto a nuovi maestri quando sentivo di aver appreso tutto il possibile dal precedente, come in ogni mio viaggio per il mondo cerco maestri Sogetsu che con il loro percorso ed esperienza possano arricchirmi. Senza Maestri a guidarci siamo nulla.

Non mi sono mai sentito  Maestro una volta preso il diploma, semmai ho percepito la responsabilità verso chi veniva a lezione da me di dargli sempre al meglio delle mie possibilità, ed ho sempre spronato le mie allieve a fare workshop con altri maestri, di frequentarli liberamente perché noi abbiamo un percorso fatto in base all’insegnante (o insegnanti) incontrati e quindi l’esperienza è legata alla loro.

Ognuno di noi fa un tratto di cammino, il fiume per crescere ha bsogno di affluenti.

Spero che in Giappone alla Sogetsu durante la lezione siano severi con me perché vado lì per imparare, usare vasi diversi da quelli che ho (come fatto la scorsa volta) e materiale possibilmente sconosciuto. Non vado per sentirmi dire bravo, non lo sono, lo so già da me, sto ancora studiando. Credo il sentirsi arrivato faccia parte della condanna a morte per un artista. Ho, per fortuna, molti amici scultori, pittori e vedo come la loro costante ricerca di materiali, estetica, esercizio faccia parte della vita quotidiana. Nessuno di loro (e con il progetto Scolpire l’Opera del Festival Puccini ho incontrato anche grandi come Yasuda, Folon o Pomodoro) si è mai sentito arrivato, ma ha sempre continuato a studiare, lavorare con serietà.

Nel mio cammino ho però sempre cercato l’originalità andando ad abbinare ikebana ai profumi, alla cucina, all’acconciature. Non ho mai cercato di scimmiottare le cose fatte da altri anche in questi abbinamenti perché non sono uno Chef, nè un Naso nè tantomeno un creatore di acconciature floreali perché il rischio sarebbe stato di fare una misera figura bruciando un sugo, creando un olezzo nauseabondo o mettendomi dei fiori  a casaccio in testa. Ognuno deve fare quel che ha imparato, o studiato, come nel mio caso l’ikebana.

Per questo a volte freno l’entusiasmo di chi studia con me verso certi temi. Non si può usare il materiale secco ai primi anni perché non lo si saprebbe ben sistemare, i Relief Works rischierebbero di sembrare dei collage storti e temi come Complementing an Art Work potrebbe sembrare sia caduto il quadretto sull’ikebana (che magari nemmeno ha corrispondenze con il lavoro artistico). Per non parlare di temi come lo Zenei-Bana che si rischia di fare una brutta costruzione di Lego difettosi. Un passo alla volta. Senza fretta.

Dobbiamo prima ben apprendere l’equilibrio tra vaso e fiori affinchè nessun dei due si sovrapponga per forza estetica o forma all’altro, abbinare bene i fiori, le tecniche di sostegno perché non si abbia dei fiori affossati nel bordo del vaso a fare massa per poi infilarci dei rami, studiare i colori, il movimento per non mettere sempre i rami in una sola posizione (abbiamo 8 variazioni, doppie, da sfruttare usiamole tutte!) perché non è che se mettiamo due fiori storti abbiamo un ikebana, dobbiamo rispettare le proporzioni. Stile libero non è un vaso grosso, dei fiori strimizziti all’imboccatura ed un ramo sproporzionato.

Questo forse è il punto centrale di tutto. Cosa è che caratterizza un ikebana? I rami storti? I fiorellini che son messi in maniera aggrazziata in un vaso? Usare fiori particolari? No. L’ikebana viene dall’uso di tecniche, equilibri, studio (tanto studio) e cuore.

Ma soprattutto studio. Perchè io sono ancora un allievo e sono consapevole che ho tanta strada da percorrere. E questo mi dona gioia. Sapessi già tutto mi annoierei.

Concentus Study Group

 

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