Monthly Archives: Maggio 2018
26/05/18 Le colorate vie dell’ikebana
(Ikebana di Ilse Beunen – foto di Ben Huybrechts)
Oggi doppio post sul mio blog (tranquilli poi parto per Salisburgo e per un poco non posterò), ma stamani ci sono state due fatti stimolanti che voglio condividere tra di voi.
Il primo è la foto dell’ikebana di Ilse Beunen in foto di copertina.
Al IV livello di studio della scuola Sogetsu si impara uno stile (Maze-zashi) che prevede l’uso di almeno cinque materiali differenti proprio per comprendere come approcciarli tra di loro per forma e cromia, se sono in armonia, se si abbinano perfettamente al colore (e anche alla texture) del contenitore, ogni colore può essere l’accento che viene posto sull’insieme. Ci devono essere colori che danno luce, movimento, equilibrio. Non può essere tutto spento e buio. Da questo stile si parte appunto per imparare come miscelare i colori ed ovviamente non basta farlo una volta solo per saperlo fare.
Questo esempio di Ilse è bellissimo perché abbiamo colore, luce, movimento, armonia ed equilibrio. A vederlo sembra molto facile. Sembra. Ricordo una mia allieva al I livello che smise di frequentare il corso dopo una mia correzione ad un ikebana che aveva eseguito a casa. Il vaso da lei usato era celeste e i ranuncoli erano rossi, gialli, bianchi, arancioni tutti messi senza equilibrio e su una base marrone. Ripeto era al I livello per cui aveva eseguito i primi due stili liberi della scuola e stava ancora imparando le basi (ovvero le mancava anche il II livello per avere almeno un minimo di cognizione). Quando le feci le correzioni mi rispose che anche Rothko mescolava i colori. Se la scuola prevede che solo al IV anno si usino cinque materiali e diversi colori vuol dire che prima non abbiamo abbastanza esperienza per farlo. E dovremmo avere l’umiltà di comprenderlo. Stamani quando io ho visto il lavoro di Ilse mi sono chiesto quando anche io avrei potuto concepire e realizzare un simile ikebana di così perfetto impatto estetico ed emotivo.
Mentre riflettevo su ciò ho letto su Facebook un pensiero di Lorenzo Casadei che mi ha permesso di riportare:
Commentando un post dell’amico e sempai Fabrizio Ruta circa la funzione del maestro, dove molto giustamente avvertiva del pericolo di credersi maestri di se stessi, ho svolto queste riflessioni che vorrei qui riprendere.
Circa l’essere maestri di sé stessi la confusione è dovuta al fatto che il vero guru è e non può essere altro che una proiezione esteriore del guru interiore. E il suo compito dev’essere proprio mettere il discepolo nelle condizioni di entrare in contatto con questo centro, che ovviamente è una sola cosa con il vero Sé. Di qui la necessita di “uccidere l’ego” per “rinascere nel Sé”. La confusione quindi in definitiva è sempre tra l’io e il Sé. Confusione del resto inestricabile rimanendo in una prospettiva direi profana, che non sappia ergersi oltre la sfera psichica e “psicologica” dei molteplici stati dell’essere, in ogni essere. “Il Regno dei cieli è dentro di voi” diceva qualcuno. E pure O Sensei ne parla in molte conferenze. Sul come riconoscere i veri e i falsi maestri poi è ancora un’altra storia. La nostra epoca è caratterizzata da una grande molteplicità di false vie, dove immancabilmente regna sovrana proprio la confusione tra psichico e spirituale. E a volte l’abbandono (e la disintegrazione progressiva dell’io) è a favore di un caos profondo molto diverso dal vero Sé, il suo riflesso invertito nello stagno dei bassifondi psichici. Occorre vigilare.
Aggiungerei che una precondizione inequivocabile per riconoscere un maestro è che questi appartenga ad una tradizione ben definita, che si ricolleghi ad una catena di maestri reale, e che non stravolga la tradizione a cui appartiene. Affidarsi ad un maestro è come mettere un seme nella terra, se si sbagliano tempi e terreni non potrà sbocciare una seconda volta.
Anche rimanendo all’ambito tecnico dell’arte che pratichiamo (l’aikido) sappiamo che i difetti presi all’inizio sono difficili da recuperare e correggere.
気をつけて
(ki o tsukete) ovvero “abbi cura del tuo ki”
Nello stesso giorno due importanti insegnamenti (anche se Lorenzo parla in merito alla disciplina che segue penso sia estendibile tranquillamente anche all’ikebana) e spunti di riflessione. L’ikebana, anche il più estremo e particolare, deve sempre dare un senso di poesia, di naturalezza, non deve “vedersi” la mano dell’uomo, il materiale deve sembrare nato assieme in modo spontaneo. Questo anche (o forse soprattutto) nelle grandi installazioni. Deve sembrare facile da farsi. Ovviamente non lo è. Ma se ben fatto saprà comunicare al nostro cuore.
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26/05/18 L’Ikebana Sogetsu in Italia (parte 3)
Dal 1985 al 2012 per la signora Lina Alicino, divenuta insegnante con il nome d’arte Ran son ed in seguito Chairperson dello Study Group, a lei affidato personalmente dal grande Iemoto Hiroshi Teshigahara, è stato tutto un susseguirsi di successi a seguito di importanti avvenimenti, meeting internazionali, studi, viaggi, corsi di aggiornamento, conferenze, dimostrazioni, esposizioni, collaborazioni con l’Ambasciata del Giappone in Italia ed altre ambasciate, con l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma, musei, varie Università Orti Botanici, articoli per la stampa, apparizioni televisive sia in varie regioni d’Italia che in altri paesi europei ed extraeuropei.
Questo immenso lavoro ed il grande entusiasmo profuso hanno portato ad una grande affermazione della Sogetsu in Italia e di stima dai vari insegnanti nel mondo ed in particolare della Head Quarter di Tokyo.
Dal 2012, anno dei festeggiamenti per il 25 anniversario del Ranson Study Group, alcuni allievi abilitati maestri proseguono l’opera avviata.
Attraverso i vari gruppi di studio formatisi la Sogetsu School continua ad espandersi in Italia ed a collaborare con i colleghi presenti in altre parti del mondo.
Nell’aprile 2017 le è stato conferito l’A.W personalmente in Tokyo dalla attuale Iemoto Akane Teshigahara quale riconoscimento dei meriti relativi all’appassionato impegno dimostrato nell’insegnamento e la diffusione dell’arte Ikebana in Italia nel lungo arco di tempo dalla fondazione del Ranson Study Group.
Attualmente continua ad occuparsi attivamente con immutata passione all’arte Ikebana ed a partecipare agli eventi organizzati dagli Study Group in Italia diretti dai suoi ex allievi divenuti Capi Gruppo.
Ringrazio personalmente la signora Alicino per queste tre puntate di ricordi sul mio blog. Con lei ci sarà modo di incontrarsi durante il workshop internazionale tenuto da Lucio Farinelli e dal sottoscritto che fortunatamente è già quasi tutto esaurito. La signora Alicino terrà una conferenza (vedasi locandina sotto) aperta a tutti non solo alle nostre allieve e alle rappresentanze che vengono dall’estero per questa occasione, ma anche per chi è interessato al mondo dell’ikebana o appartiene ad altre scuole. Sarà sicuramente un momento di cultura, storia ed emozione.
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24/05/18 Van Gogh e il Giappone
Per chi segue, legge o fa gli screenshot del mio blog di sicuro non è passata inosservata la mia passione per Van Gogh a cui ho dedicato un ikebana anni fa durante una mostra e di cui parlo spesso nelle mie conferenze ienerenti l’ikebana, come al MAXXI, alle Gallerie degli Uffizi o pochi giorni fa a Merano.
Potrebbe sembrare una forzatura parlare di Van Gogh in una conferenza sull’ikebana se non si trattasse della Sogetsu e gli stretti rapporti che, da sempre, essa ha con l’arte dal Surrealismo alla Land Art agli Happening (come fece lo Iemoto Hiroshi Teshigahara a Milano) per non parlare di temi “comuni” con la Bauhaus.
Quindi con molto piacere mi sono recato alla conferenza organizzata dalla Galleria Contatto che vedeva la presenza della dott.ssa Claudia Bianconi e che aveva per titolo: L’ARTE GIAPPONESE E PRIMITIVA VISTA DA VAN GOGH, GAUGUIN E PICASSO.
Gentilmente accolto dalle organizzatrici ho avuto il piacere, preconferenza, di scambiare alcune opinioni con la dott.ssa Bianconi circa alcuni miei presupposti su Van Gogh e temi del Giappone come il wabi-sabi, ma soprattutto argomentare a tutto tondo di arte e scambi tra Oriente e Giappone con una persona molto più esperta, ovviamente, di me e che ha un forte dono divulgativo. E’ stato interessante vedere assieme come ci siano dei rimandi tra l’arte moderna e l’ikebana Sogetsu. Un esempio su tutti (ne discutevamo a fine conferenza) la tipologia cromatica del quadro del Seminatore di Van Gogh (anche in base alle lettera del pittore al fratello Theo in cui spiega il perché di quei colori) e le cromie di base del maze-zashi della scuola Sogetsu.
Ma torniamo alla conferenza che è stata davvero suggestiva ed interessante (peccato per chi se l’è persa) grazie alla bravura della dott.ssa Bianconi che attraverso slide ha saputo ben sintetizzare e spiegare un argomento così ampio e complesso soffermandosi più sul rapporto tra Van Gogh e il Giappone che sull’arte primitiva (grazie!). Ovviamente la sua bravura è indicativa di come la Galleria Contatto organizzi al meglio queste conferenze (prossimo appuntamento il 5 giugno – spero di essere rientrato da Salisburgo per non perdermela – Surrealismo: viaggio nell’inconscio di Dalì e Magritte) e non si limita solo a questi eventi, ma prossimamente ha in programma un workshop giornaliero di Xilografia. Un’Associazione quindi da tenere d’occhio.
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23/05/18 Workshop di Ikebana Sogetsu a Merano
Al Merano Flower Festival, oltre alla mostra Sonne – Luna e alla conferenza/ dimostrazione c’è stato chiesto di realizzare un workshop per chi fosse interessato ad avvicinarsi a questa particolare arte.
Con Patrizia e Lucio, in perfetta sintonia, abbiamo deciso di fare le cose, come sempre devo dire, in maniera giusta e professionale fornendo, a tutti gli iscritti, appropriati contenitori. Se ci deve essere un avvicinamento a questa arte non può essere fatto in maniera grossolana; un investimento è necessario con la speranza, sempre, di rientrare nei costi. Quindi dal nostro fornitore romano Anthos Group s.a.s. abbiamo acquistato dei suiban di plastica (20) che poi abbiamo portato in treno fino a Firenze e quindi caricati sulla macchina di Silvia Barucci. Non è possibile usare altra tipologia di contenitore perché l’allievo non potrebbe capire bene le posizioni del kenzan che non deve nemmeno sporgere dal bordo del vaso come purtroppo ho visto in foto online dove si usavano dei vassoi di Ikea (!). Esempi che spero nessuno segua. L’arte ha una sua dignità e non va svenduta. Ringrazio Marco Zaza e la sua collega che pazientemente si sono messi a farci vedere tutte le tipologie di contenitore in loro possesso (il loro spazio al Mercato dei Fiori di Roma è meraviglioso per tutta l’attrezzatura che hanno!) e ci hanno ordinato quelli di cui necessitavamo.
I due workshop sono stati tenuti dal Maestro Lucio Farinelli con l’assistenza grafica della maestra Ilaria Mibelli andando a realizzare le prime due lezioni della scuolate Sogetsu. Mentre Lucio realizzava, come in dimostrazione l’ikebana, Ilaria alla lavagna disegnava lo schema e scriveva tutte le indicazioni.
Al termine, assieme a loro, il sottoscritto e le maestre Lucia Coppola e Silvia Barucci ci siamo messi a correggere le allieve che si stavano approcciando a questa arte.
Ringrazio Angelika Mühlbauer che ha seguito e realizzato la seconda parte del secondo workshop perché, purtroppo, noi dovevamo iniziare il viaggio di ritorno.
È sempre emozionante condurre le persone lungo i primi passi sulla via dei fiori e fa piacere osservare la titubanza, il timore che hanno nel tagliare il materiale floreale indice di grande rispetto per la natura. Questo perché abbiamo deciso di far realizzare da loro l’ikebana senza alcun suggerimento da parte nostra, dopo le spiegazioni iniziali. Al termine si passava per le correzioni.
Allieve molto attente che hanno ben compreso l’importanza degli equilibri tra materiali e contenitore, di come l’ikebana debba sempre, anche nelle versioni più particolari, dare un senso di naturalezza e non di forzatura e che il kenzan, in quanto strumento, debba essere sempre occultato (al termine con sassolini o durante con il materiale vegetale) e l’acqua presente nel contenitore. Al termine a ognuna di loro ho spiegato come si fotografi l’ikebana avendo anche preparato un luogo atto a questo scopo. Ci ha fatto piacere che, dopo il primo workshop, alcune allieve si siano anche iscritte al secondo e tutte abbiano voluto fare più di un ikebana previsto. Per fortuna avevamo abbondanza di materiale!.
Ringrazio Chiara Giani che, oltre a dare una mano pratica assieme a Silvia Sordi, ha realizzato le foto che vedete in questo articolo e Patrizia Ferrari per le traduzioni in simultanea in lingua tedesca.
Secondo workshop
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22/05/18 Merano Flower Festival Sonne-Luna
Come promesso ieri, oggi seguono foto della nostra esperienza meranese per ciò che concerne la mostra di ikebana Sogetsu da noi realizzata. Lo so la foto di copertina è un poco fuorviante, ma dopo un’intera giornata a realizzare ikebana vedendo dalle finestre la gente che si rilassava, bè due ore ce le siamo concesse pure noi.
Iniziamo con gli ikebana che, su idea di Patrizia Ferrari, erano ispirati a degli haiku da noi scelti.
Angelika Mühlbauer
Fiume estivo
là un ponte, il cavallo
passa nell’acqua
Masaoka Shiki (1867-1902)
Lucio Farinelli
Al profumo dei pruni,
d’improvviso, appare il sole,
sul sentiero montano
Matsuo Bashō (1644-1694)
Il piccolo salice,
finalmente,
si è inverdito.
Sôseki (1867-1916)
Luca Ramacciotti
Su un ramo secco
si posa un corvo,
crepuscolo autunnale
Matsuo Bashō (1644-1694)
Lucia Coppola
La vasta noche
no es ahora otra cosa
que una fragancia.
Jorge Luis Borges (1899-1986)
Silvia Barucci
All’ombra dei fiori
nessuno
è straniero
Kobayashi Issa (1763-1828)
Ilaria Mibelli
Insoddisfatto,
ci riprova il tramonto
tutte le sere
Sandro Bajini
Patrizia Ferrari
Solo l’erba estiva
ricorda i sogni degli
eroi d’un tempo
Yosa Buson (1715-1783)
Chiara Giani
Fredda come giada bianca
inperla le infiorescenze delle orchidee,
puro come il raffinato
suono del koto
il vento sibila tra gli aghi dei pini
Minamoto no Fusaakira
In questo mondo
contempliamo i fiori;
sotto, l’inferno
Kobayashi Issa (1763-1828)
Silvia Sordi
Rumiana Uzunova
Sboccia un fiore
e li sullo stesso ramo
un altro muore
Nanita
Sono stati poi ideati tre ikebana di ambiente. Ovvero i primi due di Angelika Mühlbauer legati ai magnifici scroll di pittura giapponese che aveva con lei e uno mio ispirato alle decorazioni delle Terme di Merano e al movimento dell’acqua.
Angelika Mühlbauer
Luca Ramacciotti
Ringrazio ancora Patrizia Ferrari per l’ottima organizzazione, l’Azienda del Turismo per averci invitato ed ospitato ed Ilaria Mibelli per tutte le fotografie.
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21/05/18 L’armonica livellanza
Prima di iniziare il post ringrazio Patrizia Ferrari per l’ottima organizzazione della mostra, conferenza/dimostrazione e workshop. Ringrazio la fotografa ufficiale del gruppo Ilaria Mibelli e soprattutto l’Azienda del Turismo che ha voluto fortemente la presenza del Concentus Study Group a Merano per questa bellisisma iniziativa che ci ha visto presenti in due luoghi di benessere e lusso come le Terme e l’Albergo delle Terme.
Patrizia ha dedicato mesi e passione a questo evento dimostrando quanto la via dei fiori le stia a cuore. Avere allieve come lei fa sì che la nostra squadra abbia riconoscimenti e successi davvero in tutta Italia.
Giovedì mattina il sottoscritto e Lucio Farinelli siamo partiti in treno carichi come sherpa alla volta di Firenze dove ci attendevano Silvia Barucci e Ilaria Mibelli ed abbiamo proseguito il tragitto in macchina alla volta di Merano dove già era giunta Chiara Giani impegnata con due grosse strutture.
Dopo poco è arrivata anche una graditissima amica, Angelika Mühlbauer del Branch di Monaco. Avere Maestre del suo livello è sempre istruttivo, avere persone con il suo animo e spirito è sempre una gioia incredibile. Per me questo è fare ikebana. Condividere con gioia un percorso, con serietà e professionalità. Lo sventolamento di titoli lo lascio a chi non riesce a realizzare tutto ciò.
Angelika l’avevamo conosciuta al primo workshop internazionale (dopo lo Study Group di Alicino Sensei fummo i primi a realizzare un workshop internazionale in Italia e all’epoca non avevamo ancora il Concentus Study Group) che realizzammo con Ilse Beunen a Roma e la ritrovammo poco dopo in quello da lei organizzato dove fummo invitati. E’ una fortuna incontrare persone come lei lungo il nostro cammino, vederla realizzare i suoi ikebana, non stancarsi mai di dare una mano pratica, il sorriso, la condivisione di gruppo, di squadra è davvero una lezione importante per tutti noi.
Il venerdì mattina abbiamo iniziato a lavorare i primi ikebana che sarebbero stati esposti nella Hall delle Terme di Merano e nell’Albergo delle Terme mentre da Roma arrivavano a darci sostegno Lucia Coppola, Silvia Sordi e Rumiana Uzunova.
Tutti noi avevamo ideato, su suggerimento di Patrizia, degli ikebana ispirati ad haiku da noi scelti più degli ikebana che si richiamassero anche al luogo dove venivano esposti.
Pubblico volentieri le foto di Ilaria e di Lucia perché ben descrivono l’armonia con cui tutto ciò si è svolto e ringrazio le Terme di Merano per averci messo a disposizione una bellissima sala dove operare.
Stanchezza tanta (però un tuffo alle terme ha aiutato a stemperarla), felicità ancor di più e ringrazio anche i giornali che hanno scritto articoli sulla nostra partecipazione sia in italiano sia in tedesco.
Le foto degli ikebana saranno in un prossimo post. Questo è sull’amicizia, sulla condivisione, sulla qualità della condivisione, sull’armonia che tutto è confluito nella mia conferenza e dimostrazione dei maestri presenti.
Dovevo spiegare al pubblico intervenuto cosa fosse l’ikebana, la sua storia ed ovviamente quella della Sogetsu con proiezione di diapositive mentre Angelika Mühlbauer, Lucio Farinelli, Lucia Coppola, Silvia Barucci ed Ilaria Mibelli (assistite da Chiara Giani e Silvia Sordi) avrebbero realizzato una dimostrazione. Dato le affinità di pensiero e cuore mi è venuto spontaneo chiedere a loro di eseguire un Renka, uno stile che in Italia per ora abbiamo realizzato solo noi. Tutti hanno accettato e mentre io parlavo ognuno di loro ha eseguito un tema iniziando da Lucia Coppola che per nulla pavida ha realizzato un “In a Suiban without Kenzan” in dimostrazione. Ognuno di loro ha scelto uno dei meravigliosi contenitori di ceramica realizzati da Patrizia Ferrari (e messi gentilmente a disposizione) ed ha optato tra i materiali avanzati dalle nostre composizioni in mostra andando a ruota libera ed in diretta senza nulla di preorganizzato, ma realizzando tutto davanti agli occhi di un pubblico attento, interessato e che ha posto domande molto curiose ed intelligenti. Abbiamo quindi non solo ripetuto l’esperienza del Renka (dove se non si ha un animo in risonanza con gli altri si fallisce nello scopo), ma è stato internazionale grazie alla presenza di Angelika che ha creato un equlibrio incredibile con dei pesanti rami di fico (riprendendo una sfumatura dei rami usati da Lucio prima di lei per il tema Tsubo Vases) e ha unito a cerchio il suo ikebana a quello iniziale di Lucia grazie al colore dei fiori mentre Silvia ed Ilaria si erano ricollegate con l’uso di materiali uguali dimostrando come con vasi, e personalità, differenti tutto cambi.
Pubblico la foto del Renka perché mi ha davvero molto emozionato, credo sia stata una grande esperienza per tutti noi e per il pubblico convenuto che non cessava di fare foto e ciò ci ha ricompensato di ogni stanchezza. Un pubblico che non sa di ikebana e che si emoziona davanti ad essa vuol dire che il nostro gesto è arrivato al loro animo. Abbiamo comunicato, ancora una volta, con loro in armonia e ad alto livello qualitativo.
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15/05/18 Sonne-Luna
Grazie all’allieva Patrizia Ferrari saremo presenti nell’ambito della prestigiosa manifestazione Primavera Meranese con una mostra, workshop e conferenze.
Ma andiamo per ordine.
La mostra si terrà a partire dal prossimo fine settimana presso l’Hotel Terme Merano e le Terme di Merano e sarà dedicata agli haiku con ikebana ideati appositamente in abbinamento ai componimenti scelti dai vari partecipanti.
Oltre a ringraziare Patrizia Ferrari per la grandiosa organizzazione e coordinazione ricordo che alla mostra parteciperanno (oltre che a lei ovviamente, il sottoscritto e Lucio Farinelli):
Lucia Coppola
Silvia Barucci
Ilaria Mibelli
Chiara Giani
Silvia Sordi
Rumiana Uzunova
e l’amica Angelika Mühlbauer
Sabato 19 maggio (ore 14.30) e domenica 20 (ore 10.30) si potrà partecipare a dei workshop (Hotel Terme Merano) aperti a tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questo affascinante mondo.
Il pomeriggio (sempre presso l’Hotel Terme Merano ore 18.00) il sottoscritto terrà una conferenza dal titolo: “Introduzione all’arte dell’ikebana” mentre Lucio Farinelli, Silvia Barucci, Lucia Coppola ed Ilaria Mibelli realizzeranno una particolare dimostrazione di ikebana.
Felici di essere stati chiamati a rappresentare la Sogetsu in una manifestazione così importante saremo pronti a condurre per mano tutti coloro che vorranno essere presenti, lungo la via dei fiori.
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11/05/18 Noi siamo gente avvezza alle piccole cose umili e silenziose
Inizio questo blog a Tokyo, in aeroporto, in attesa del volo che mi porterà in Italia. Lo faccio perché le emozioni non sono ancora stemperate dal velo di nostalgia che mi pervaderà a Roma quando completerò il post inserendo le foto.
Da dove iniziare non lo so sinceramente. È stato tutto improvviso, veloce ed esaltante. Non era preventivato un viaggio in Giappone, ma appena mi è stato proposto, nonostante dovessi partire due giorni dopo, ho subito detto di sì. Ma non ci ho creduto fino a quando non ho ricevuto il biglietto aereo.
La prima cosa che ho pensato è stata: “Allora vado all’headquarter della Sogetsu a fare lezione!” Questo non perché faccia figo fare lezione lì, o per darsi importanza (le lezioni sono accessibili a tutti), ma perché è il luogo dove si crea la storia della mia scuola, vi avrei trovato la casa “madre”. Ricordo ancora ciò che aveva percepito il maestro Lucio Farinelli quando vi ci si era recato. Ero sicuro che sarebbe stato emozionante anche per me e infatti…..
Nonostante il breve prevviso, grazie alla signora Kano Abiko del Course Administration Department Sogetsu School (che ha prontamente ha risposto alla mia mail) ho avuto tutte le informazioni per partecipare alla lezione del 10 maggio nella Iemoto Class.
Arrivato in aereoporto il primo segno favorevole, all’uscita…. un’installazione della Sogetsu. Impossibile non soffermarsi a guardarla. Studiarla. Il cuore emozionato per quell’inaspettato benvenuto. Scatto una foto con lo smartphone, ho la reflex ancora chiusa in valigia e son spossato da un volo lungo.
E lì, accanto all’installazione, mi ha avvicinato una troupe televisiva della TV Tokyo Corporation capitanata dal signor Yuma Maki che gentilmente mi hanno chiesto da dove venissi e il motivo del mio viaggio. Quando ho risposto che mi occupo di opera lirica e che sono un insegnante di ikebana hanno sbarrato gli occhi sorpresi e mi han chiesto di intervistarmi. Nonostante la stanchezza del viaggio ho detto di sì.
In Giappone mi ha accolto un tempo piuttosto freddo e piovigginoso, ma io vedevo il sole ovunque, dalle persone gentili ed educate, all’ordine, al bellissimo castello di Nagoya, ai palazzi illuminati di Ginza (per fortuna il sole mi ha accolto a Rappongi, ma di questo ne parlerò in un futuro post).
Giorni di meeting, corse, emozioni, tutti i giapponesi che ho incontrato si sono sempre molto meravigliati piacevolmente che io fossi un maestro di ikebana Sogetsu.
La sorpresa maggiore è stata quando Yuma Maki mi ha inviato una mail (grazie al maestro Lucio Farinelli che ha sempre risposto a tutto e tutti dato che io quando non avevo wifi non visualizzavo nulla) in cui mi chiedeva se poteva riprendermi mentre facevo lezione alla Sogetsu e che la scuola nel caso io dicessi di sì aveva già acconsentito.
Cerco di capire meglio, han forse creduto nel mio pessimo inglese che sia io a tenere la lezione? No hanno compreso bene che io vado ad incontrare un maestro e vorrebbero seguirmi fin dalla partenza dall’albergo intervistandomi. Ok facciamolo!
Il 10 mattina mi microfonano e si parte in metro dove a me cade dalla scala mobile la reflex, ma a parte un danno al vetro paraobiettivo (grazie maestro Serra per avermelo fatto mettere) non accade nulla.
All’uscita della metro, la troupe mi chiede se so la direzione, mostro loro le indicazioni che la signora Kano Abiko mi ha inviato per mail quando voltandomi riconosco il palazzo realizzato da Kenzo Tange. Ho un nodo alla gola. Ecco, ci sono. La troupe mi chiede se sono emozionato, assentisco, posso dare la colpa al vento freddo per gli occhi umidi.
Nella grande hall al pian terreno stanno allestendo una mostra, noi saliamo al quinto piano e quando si aprono le porte dell’ascensore la prima cosa che vedo è la gigantografia di Hiroshi Teshigara e sento un “Luca san welcome to Sogetsu.”
Mi hanno accompagnato alla postazione a me riservata come un automa tanto ero rimbambito dall’emozione. I luoghi ammirati in foto erano lì attorno a me. Le gigantografie di Sofu, di Kasumi…. e ovunque fiori, foglie e rami.
La Master Instructor Tamae Euguchi sarà la mia traduttrice.
Svolgo le pratiche di iscrizione alla lezione, mi prestano le hasami, e devo scegliere vaso e materiali. Sì ma quali? Tante possibilità, troppe di vasi bellissimi, di tutte le fogge e materiali di vario genere. Nessuno che sia banale o cheap. La troupe mi segue, mi chiede quale contenitore vorrei usare. Tutti!
Spiego loro quali sono i criteri di selezione di un vaso con il materiale che ho in dotazione. Infatti nel frattempo ho scelto dei rami di camelia, lunghi, come non ne trovo in Italia e un mazzo di lisianthus, dato che sono gli unici che si abbinano, secondo me, al ramo scelto.
Tamae Euguchi san mi segue nella scelta del contenitore, mi domanda quale tipologia di vaso non ho mai usato, di, giustamente, approfittare dell’occasione per sperimentare… e quindi prendo un vaso di ferro.
Mi viene presentata la Master Instructor che terrà la lezione (e che ha realizzato la composizione immensa per la Japanese Room) Junga Shinozaki sensei. Posso scegliere tra stile base e stile libero.
Riempio il vaso di acqua. Un vaso alto va sempre riempito prima. E comunque non si possono vedere foto di ikebana dove è palese la mancanza di un elemento così vitale.
Non so cosa fare. L’emozione continua a martellarmi in testa e son consapevole che una videocamera filmerà ogni mio gesto. Non devo sbagliare.
Inizia la prima dimostrazione della Master Instructor Junga Shinozaki. Il tema è tratto dal libro del V livello: Japanese Iris, Rabbit – ear Iris.
La Master Instructor Tamae Euguchi mi si siede accanto e mi traduce ogni parola, spiega ogni gesto, la telecamera riprende ed io ho il cuore che mi rimbomba in testa vedendo la bravura, il sorriso di Shinozaki sensei. Fa battute di spirito, ci conduce con mano sicura senza stare a darsi importanza come tutti coloro che sono davvero grandi.
Ora tocca a noi. Osservo il materiale, lo osservo, lo osservo. Uno dei rami ha un bellissimo slancio, gli altri meno per cui quello sarà il mio elemento principale. Da una altro ramo decido di ricavare un soegi-dome. La troupe mi chiede cosa stia eseguendo. Lo spiego mentre con le hasami (non sono le mie, io sono davvero molto abituato ad usare le mie, ma non potevo portarle), mi preparo a splittare il soegi-dome e poi il ramo. Non so se c’è un santo protettore degli ikebanisti incoscienti come me che si lanciano a capofitto in queste avventure, ma eseguo tutto alla perfezione.
Inizio a lavorare il ramo, a mettere in risalto la linea principale. Il tempo scorre incredibilmente in modo veloce. Taglio, pulisco la postazione, taglio, studio la forma che sto dando al ramo, pulisco la postazione, decido cosa lasciare e cosa rimuovere, pulisco la postazione.
Guardo i lisianthus, li avrei voluti bianchi, sono lilla con alcunii boccioli bianchi, ma tutto sommato forse è meglio, creano un colpo di colore in contrasto coi boccioli della camelia e il nero del vaso. Ho la linea, ho il colore. Come posizionare i fiori va di conseguenza: una massa. Ho i tre temi della mia scuola.
Giro attorno al mio ikebana, le telecamere mi seguono, le domande fioccano. C’è un ramo secondario che mi sembra dia profondità all’ikebana, ma per come è posto al centro potrebbe sbilanciare il tutto. Dico alle telecamere che forse chiederò consiglio alla sensei, poi invece ci ripenso e lo taglio quasi tutto. Ok mi fermo.
Inizia la seconda dimostrazione.
Prima sensei Shinozaki dice alla classe che io vengo dall’Italia, il mio grado da maestro e il mio nome d’arte. Tutti applaudono ed io sono spaesato da tutte queste attenzione.
Un nageire base ed un altra composizione di iris abbinati all’acero verde sono i due ikebana che esegue la sensei. Quando io faccio lezione ripasso sempre il libro perché man mano che si va avanti si rilegge il testo con mente differente, vi si trovano nuove sfumature. Sensei Shinozaki mi dimostra che la mia teoria è giusta perché lei, su uno stile base da me ben conosciuto, aggiunge altre suggestioni. Il mio mantra costante è che non mi devo commuovere, devo resistere.
Un lampo illumina l’aula, viene giù un diluvio, ma io sono perso nell’isola formata dalle iris e dall’acero che l’insegnante sta realizzando in un grande suiban, un luogo di pace e serenità. Lontano da ogni forma di rumore o malanimo. Siamo in pieno mono no aware (sensibilità verso ciò che è effimero inteso nel senso positivo del termine), ne sono consapevole, ma il mio animo è in pace. Questi attimi valgono come interi anni per me. Ancora una volta comprendo che la via dei fiori non si apre per chi ha l’animo travolto da sentimenti negativi, da grettezza o frustrazioni personali. È impossibile. Potremo fare composizioni di fiori, ma non saranno ikebana nemmeno quando li faremo strani per confondere le idee in chi osserva. L’ikebana emoziona, non stupisce. È un leggero battito dell’animo.
Iniziano le correzioni. Intanto, nell’attesa del mio turno, sensei Tamae Euguchi mi suggerisce di guardare di lato l’ikebana di iris e acero. Resto sbalordito, pare un sottobosco che affonda le radici in un lago, un canneto dove tutto appare naturale ed invece è ben costruito ogni passaggio ed è questa la magia dell’ikebana. Continua l’oasi di quiete.
Tocca al mio ikebana. Sensei Shinozaki osserva il mio lavoro. Non mi importa se mi correggerà davanti alle telecamere, sono lì per imparare. Non ho la sua preparazione ed esperienza.
Mi dice che sono stato coraggioso ad utilizzare la camelia perché è un ramo molto difficile, a lezione raramente viene scelto, e che l’abbinamento coi lisianthus è perfetto. Le piace la linea del ramo che è il punto focale di tutto e che sopratutto si comprende che il lavoro è mio ed è sentito, non ho voluto fare qualcosa per dimostrare quello che sono in grado di realizzare. Non ci sono correzioni. Non comprendo al momento; realizzo solo quando sensei Euguchi sorridendo mi fa i complimenti. Viene apposto il sigillo sulla scheda coi miei dati che attesta la mia partecipazione alla lezione.
Proseguono le correzioni degli altri ikebana che mi sembrano tutti più belli del mio. Una stupenda classe di lavoro. Ci scambiamo opinioni a vicenda. Un allievo brasiliano che vive in Giappone viene a presentarsi.
Si parla con la sensei Euguchi di kenzan e di come vada sempre occultato (a parte quando si fanno veloci dimostrazioni come nel primo caso della giornata), a meno che non sia di quelli di plastica trasparente che con la rifrangenza dell’acqua si possono nascondere e che si può porre ovunque tranne che al centro (a meno che non si usi una coppa) del suiban.
Mi aiutano a posizionare un pannello bianco dietro l’ikebana, scatto delle foto, ma il ramo sporge.
Mi dicono di porlo davanti alla finestra e chiudono le tende per fare la foto.
Non ho cavalletto, cerco di fare una buona foto anche se i fiori bianchi attirano la luce e sicuramente saranno troppo luminosi tra lo sfondo nero delle tende e del vaso. Pazienza.
La troupe si fa la foto con me e l’ikebana, tranne l’operatore che prosegue nel suo lavoro senza sosta.
Pure le due Master Instructor si fanno la foto con me e l’ikebana; sensei Euguchi la vuole fatta anche con il suo smartphone. La mia confusione emozionale aumenta.
Esco fuori dall’aula ed ecco lì la Japanese Room vista così tante volte in foto. Chiedo il permesso di entrare. È come se sentissi che mi avvicino ad un luogo sacro, ne percepisco l’energia positiva. Dentro nessun suono o rumore. Osservo il lavoro di sensei Shinozaki,
la scultura di Hiroshi Teshigara posta lì vicina,
il tokonoma accanto con un kakebana
e un piccolo Karesansui.
Resto lì immobile.
La troupe continua l’intervista, ma mi sfuggono le parole, non so più cosa rispondere tanto le emozioni si sono ormai sovrapposte a livello incredibile.
Dico a sensei Euguchi che le lascio i fiori, non posso portarli con me in Italia. Lei gentilmente i fiori avanzati li regala all’interprete della troupe. Scambio rituale dei biglietti da visita. Illustro loro il nostro logo e il significato del nome dello Study Group.
Saluto tutti e vado, ahimè 😂, al negozio della Sogetsu. La troupe è curiosa di sapere cosa vorrei comprare. Tutto rispondo.
L’addetta alle vendite dei libri ricorda il mio nome. Inizio a pensare di aver comprato tanti libri in questi anni!
Decido quali libri comperare e poi prendo un regalo per il maestro Farinelli e per me un nuovo paio di hasami, dello stesso tipo usate da Shinozaki sensei durante la dimostrazione. Mi chiedono gli operatori della televisione se non avessi altre hasami. Con imbarazzo rispondo che in realtà non ne avevo bisogno. Ma ora ogni volta che le userò rivivrò le emozioni di quel giorno. Erano anni che desideravo di recarmi lì e finalmente il mio sogno si era avverato. La domanda più difficile che mi fanno è se preferisco più l’opera o l’ikebana. Fanno entrambe parte di me in maniera profonda. Non saprei scegliere. Non potrei scegliere.
Scendiamo giù nella hall. Stanno continuando l’allestimento visto quando sono arrivato realizzando un grande ikebana mentre operai trasportano relle cariche di abiti. Vorrei presentarmi a quegli ikebanisti, ma temo di disturbare il loro lavoro. La troupe mi chiede se penso un giorno di fare qualcosa del genere. Rispondo che vorrei, ma in un futuro. Preferisco fare passi piccoli che false grosse pacchianate. Non ho fretta e non devo dimostrare nulla a nessuno se non migliorare me stesso lungo la via dei fiori.
Il tempo delle ultime domande, mi tolgono il microfono, li ringrazio e li saluto. Mi incammino, non mi volto, ora non ce la farei davvero più a trattenere la commozione. Ha smesso di piovere.
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