Monthly Archives: dicembre 2017
24/12/17 Tecnica, Pratica e quindi Talento
Approfitto di questa vignetta segnalatami da Lucio Farinelli per fare un post che, immagino, sarà l’ultimo per il 2017 a meno che non trovi nuovi spunti di qui a qualche giorno di questo anno che per il Concentus Study Group è stato ricco di soddisfazioni e di attività con una programmazione di ampio respiro che ancora una volta ci ha ripagato dell’impegno profuso in questa arte. E nonostante i rigori del freddo invernale (qui a Viareggio siamo a 3°) siamo attivi e pimpanti più che mai. Non abbiamo tempo di riposarci perché già il 2018 è alle porte e con noi parte in quarta fin da gennaio.
Prima però di spiegare il perché del titolo di questo post vorrei ringraziare Ilse Beunen e Ben Huybrechts. Ho ricevuto stamani la newsletter di Ilse che viene inviata a chi è iscritto alla sua piattaforma online e nel ricordare il loro straordinario anno citano anche il workshop tenuto da noi in Italia a Roma. Sono due grandi professionisti, ma soprattutto due persone meravigliose che davvero amano e credono in quello che fanno. Due grandissimi signori ed artisti. Da loro ho sempre imparato molto. Per questo mi ha fatto piacere che la mia maestra Lina Alicino li abbia incontrati quando erano a Roma.
Ma veniamo al post e alla vignetta.
Ieri al corso di Livorno abbiamo fatto un’importante ripasso sulle tecniche di ancoraggio degli ikebana nei vasi alti. Per chi non studia ikebana parlare di fissaggio non vuol dire molto, ma per noi è la base. I fiori non possono solo essere posizionati in un vaso, devono avere qualcosa che li sorregga in modo da non sembrare inermi, ma avere direzioni, profondità, forza e carattere. Le tecniche sono varie e le potete vedere qui. Ogni scuola può avere tecniche diverse, ma ognuna di esse serve appunto a far sì che il nostro lavoro sembri scaturire dal vaso in un equilibrio e movimento che contraddistinguono quest’arte da un’altra che veda la composizione di fiori in vaso (per quanto messi bene e con garbo). L’altro giorno introducendo il workshop a Lucca spiegavo come nell’ikebana è quasi più importante il percorso, lo studio che realizzare le composizioni. Mi spiego meglio su questa che è, ovviamente, una provocazione. Noi, su esempio dell’Alicino che ad ogni lezione ci faceva una piccola introduzione culturale sul Giappone, al primo incontro teniamo all’allievo una conferenza sulla storia, la filosofia e i concetti inerenti l’arte dell’ikebana o kadō (la via dei fiori come dico da sempre io qui nei miei post, frase che sembra riscuotere successo). Spieghiamo che sì faremo il primo stile della scuola Sogetsu (lo stile base verticale), che sì insegneremo come realizzarlo praticamente, MA che se noi non osserviamo il materiale, che non comprendiamo come lavorarlo al meglio e soprattutto non ci esercitiamo sempre e tanto abbiamo sbagliato tutto. Non faremo mai veramente ikebana. La pratica è fondamentale nello studio di ogni arte, ma nella cultura giapponese ancora di più. Pratica, osservazione, studio profondo (a tal proposito, e concetto, rimando alla lettura del sempre interessante “La via dei fiori : introduzione all’arte giapponese dell’ikebana” di Gusty Herrigel). Quando lo scorso novembre siamo andati al corso di Ilse con piacere abbiamo saputo che la lezione era un ripasso delle tecniche di ancoraggio in vari stili della scuola. Dico con piacere perché mi sarei esercitato con un’insegnante che ha moltissimi anni più di me (anzi approfitto per farle i complimenti per il traguardo del primo grado di Somu) e quindi un occhio più allenato ed attento del mio. E come diceva lei se non si pratica molto non si acquisirà mai la tecnica necessaria per far bene i nostri lavori.
Anzi attenzione a quei maestri che deridono la pratica e la tecnica perché vuol dire che non hanno compreso nulla del percorso che stanno facendo. Tecnica è, ad esempio, splittare alla perfezione un ramo e fare un ancoraggio resistente al primo tentativo. La pratica è ciò che ti permette di arrivare a questo livello. I nostri ikebana devono esprimere forza, vigore ed eleganza. Non l’avranno mai senza un profondo e serio studio dietro.
Il talento ne è solo la conseguenza. Faccio un esempio culinario. Un cuoco che non sa la giusta chimica (in senso letterale! Vi consiglio il libro di Hervé This “La scienza in cucina”) per cui un certo cibo cuoce ad una data temperatura e ha una reazione a questo processo come potrebbe saper creare piatti da essere stellato? Ma se uno pratica molto, studia bè.. il talento è solo la somma di tecnica e pratica ed è impossibile non svilupparlo. Sennò rinunciamo all’alta cucina (e mangeremo formaggio) o all’ikebana e possiamo sederci su una panchina a deridere il percorso altrui sulla via dei fiori per nascondere le nostre manchevolezze o qualcosa che non riusciamo a comprendere di questa arte (come si vede fin dalla prima lezione con l’attitudine di un allievo verso la correzione).
Nel titolo manca un altro elemento fondamentale per lo studio dell’ikebana. L’umiltà.
Nella mia breve, per ora si spera, carriera di ikebanista i veri maestri che ho incontrato non si davano mai arie in tal senso, anzi! Il rapporto tra studente e allievo era quasi paritario ovvero entrambi si lavorava assieme lungo la via dei fiori. Chi si sente arrivato ahimè è ben lontano in realtà da esserlo. L’essere maestro, insegnare è una responsabilità grossa. Devi essere davvero sicuro di sapere il più possibile da trasmettere, non ti devi mai accontentare del percorso effettuato, ma ampliarlo. Tempo fa con Lucio Farinelli abbiamo passato un’intera giornata a fare tecnica sul tema degli tsubo vases e ci è piaciuto molto. Non ci siamo nemmeno preoccupati di fare le foto, abbiamo splittato i rami, incastrati, fissati, tutte le tecniche provate ad Anversa da Ilse.
E ci siamo sentiti felici e soddisfatti come se avessimo fatto uno dei nostri migliori ikebana. Perchè questa è la via dei fiori. Non ciò che vediamo, ma ciò che sta dietro all’ikebana che comparirà in foto che potrà piacere o meno. Ma noi in cuor nostro sappiamo la verità. Che ci piaccia o meno.
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22/12/17 L’ikebana come Officina del bello
Come già anticipato in un precedente mio post, oggi ero ospite presso Spazio Offcina a Lucca. Dicevo stamani nel mio video su Facebook che il luogo è davvero molto grande e bello. Per me questo è fondamentale. Non si può fare ikebana in spazi non idonei, ricavati da altre situazioni. Se ci dedichiamo ad un’arte di raffinatezza di certo non andremo ad allestire il nostro atelier in un luogo che ad esso non si confa perché nato per altri scopi a volte meno nobili. Forse questo concetto mi è stato inculcato negli anni del mio studio da Lina Alicino sensei che per PRIMA a Roma creò un atelier dedicato all’ikebana Sogetsu. Per cui si parla di colei che ha portato l’ikebana Sogetsu in Italia e non di certo poco tempo fa visto che lo Study Group da lei fondato ha più di 25 anni. Sempre a Roma come spazi dedicati interamente o parzialmente a questa arte si segnalano il Chapter Roma della Scuola Ohara e lo studio Arti Floreali che anche essi da anni sono attivi nella capitale italiana e degni di rispetto per tutto ciò che hanno saputo creare e portare avanti. E’ bene anche, facendo ikebana in Italia, conoscere e rispettare la storia di chi ci ha proceduto lungo quella che io definisco da sempre la via dei fiori.
Ritornando alla giornata di oggi ringrazio le organizzatrici dello spazio e le persone convenute per il workshop. Le ideatrici di questo appuntamento, oltre a procurare pratici suiban in plastica verde delle giuste dimensioni e i kenzan, mi hanno seguito nell’ordinazione dei materiali da usare sia durante la lezione sia per la mia dimostrazione pomeridiana. Le ringrazio perché sono riuscite a reperire dei buoni contenitori che andavano bene per forma e dimensioni in maniera tale che le allieve potessero ben comprendere posizione del kenzan e dei rami.
Dopo un’introduzione storico filosofica (che da sempre ha caratterizzato i nostri corsi) siamo passati a realizzare la prima composizione della nostra scuola mentre il grande fotografo Rinaldo Serra immortalava questi attimi. Ho molto apprezzato come abbiano compreso l’importanza di osservare il materiale, lavorarlo e posizionarlo perché l’ikebana come sanno gli addetti ai lavori è tutto ciò che si fa “prima” del realizzare la nostra composizione.
Ciliegina sulla torta la presenza di Masaki Kuroda di Serendepico, il suo staff e le sue leccornie.
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21/12/17 Zen, stress ed ikebana
Ho terminato ieri di leggere questo libro di Bruno Ballardini con cui ho avuto la fortuna di fare anche alcune riflessioni attraverso scambi di messaggi online.
Ne parlo qui sul mio blog dell’ikebana per vari motivi. Il primo è che finalmente ho trovato un saggio divulgativo ed esatto, non siamo davanti ad un libro di consigli newagistici, un libro dove si fa un calderone di concetti, ma un bel saggio che spiega realmente cosa sia lo Zen e come si articoli. Oggi ormai anche le polpette sono zen e questo termine è stato stravolto con un abusivismo di concetto allucinante. Una scrittura chiara, precisa con un leggero sottofondo di ironia non intesa come qualcosa di comico, ma lo sguardo sornione tipico di alcune parabole Zen. L’autore ci accompagna per mano fino a capire e provare, se si vuole, la pratica dello Zen.
Il secondo motivo che mi spinge a recensire questo prezioso saggio (siete ancora in tempo a richiederlo a Babbo Natale) è perché leggendolo più volte mi sono trovato a pensare: “Guarda come in ikebana.” Già. Come in ikebana.
L’ikebana si può studiare in due modi. La prima è voler imparare a fare composizioni floreali diverse dal flower arrangement. La seconda è la pratica della via (concetto di cui si parla nel libro). Nel primo caso impareremo (forse) a fare delle belle, ma sicuramente sterili, composizioni di fiori. Nel secondo il cammino sarà più difficoltoso, si tratterà di toccare argomenti collaterali alla via dei fiori (come tanti affluenti ad un unico fiume. Più ce ne sono e maggiore sarà il contenuto, altrimenti avremo un letto sterile e in secca). Spesso il nostro stato d’animo se negativo ci impedirà di fare (o far bene) un ikebana. Per riuscire in ikebana dobbiamo (dovremmo) concentrarci meditando sui materiali che abbiamo a disposizione, osservarli come spesso ho ripetuto qui. Il lavoro dell’ikebanista è la pratica (tanta pratica! Senza di essa non arriveremo alla perfezione di gesti e tecniche) e l’osservazione. Potremmo anche non eseguire l’ikebana, per paradosso, perché questo è il lato importante del cammino. E se a casa andremo a rifare, ricostruire, l’ikebana eseguito a lezione, non sarà mai uguale al precedente. Non lo siamo nemmeno noi.
Se non si comprende che se andiamo a cambiare un fiore/ramo/foglia della nostra composizione andrà a mutare tutto il resto bé…. la via dei fiori non si aprirà mai per noi.
E nel libro, leggere per comprendere e capire ciò che sto per scrivere, io mi sono accorto che fare ikebana è come nell’esempio che Ballardini fa del lavare i piatti sporchi. Da un’azione pesante e noiosa ad arrivare ad una gestualità da kata il passo può essere davvero breve.
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19/12/17 2017 un anno di Ikebana Sogetsu
Come anche l’anno scorso eccomi qui a riassumere gli eventi che ci hanno visti presenti in Italia come rappresentanti della Scuola Sogetsu. Ringrazio Lucio Farinelli che li ha ideati ed organizzati con me, le allieve che vi hanno partecipato e tutte le persone che hanno da sempre creduto in noi.
Iniziamo! Un anno di primati!
Febbraio
草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition -5th – 90 Anniversario – per la II volta (lo scorso anno io quest’anno Silvia Barucci e Anne Justo) l’Italia vince premi al concorso grazie solo ai rappresentanti del nostro Study Group.
Final countdown – la Sogetsu simpaticamente lancia su Facebook un’iniziativa. Al countdown per i festeggiamenti dei 90 anni della Scuola i vari gruppi di studio possono mandare una loro foto ed un motto. I primi dell’Italia ad essere pubblicati siamo noi.
Marzo
I 90 anni della Sogetsu a Managua – per la prima volta in Nicaragua si parla di ikebana e di Sogetsu. Ho l’incarico di fare la regia di Madama Butterfly ed oltre a fare un ikebana per la scena ho la possibilità di far conoscere quest’arte.
Un weekend di faticosa serenità – oltre a fare lezione di ikebana si torna nel laboratorio del maestro Sebastiano Allegrini per un nuovo workshop di ceramica: dopo il colombino e il raku si affronta la lastra realizzando così un preciso percorso di apprendimento di questa arte come in tempi passati la maestra Lina Alicino aveva fatto prima di noi.
Aprile
L’amicizia è il massimo alimento della felicità umana, 50 sfumature di ikebana, Gli alberi che sono lenti a crescere portano i frutti migliori – nell’incredibile, poetica, suggestiva ed elegante cornice di Villa Orlando una lezione en plain air con il maestro Rinaldo Serra a fare le foto dei nostri ikebana. Ancora una volta si ripete una tradizione da noi instaurata di fare lezioni all’aria aperta utilizzando anche il materiale trovato sul posto. E la sera cucina d’autore da Serendepico con lo chef Masaki Kuroda.
Il giusto sentiero – le neo maestre, del nostro Study Group, Anne Justo, Lucia Coppola e Giulia Piccone Italiano organizzano a Roma un corso per bambini presso i vari punti de La città del Sole.
What Ikebana Can Do Today – la Solomon’s Beard diffonde su Facebook ed Instagram il mio ikebana abbinato ad un loro prodotto.
Giugno
Full! – con 4 mesi di anticipo il Workshop Internazionale da noi organizzato chiude le iscrizioni con partecipanti provenienti da tutta Europa ed America.
Concento – il concentus Study Group torna nuovamente nel Nord Italia. Se l’anno precedente eravamo stati ospiti dall’allieva Chiara Giani (Nebbiù) quest’anno ci ha invitato Patrizia Ferrari (Merano). Cogliamo l’occasione per realizzare uno stile di ikebana Sogetsu mai realizzato prima in Italia. Il Renka.
Il King e l’Ikebana Sogetsu – se per primi in Italia abbiamo abbinato l’ikebana all’arte, ai profumi, alla moda (nel senso proprio connessi ad essa non solo vetrine o esposizioni) questa volta lo si fa con la cucina d’autore grazie ad uno dei più celebri e quotati chef italiani, il milanese doc Matteo Torretta.
L’ikebana e la scena – e se a marzo ero stato ambasciatore della Sogetsu in Nicaragua stavolta lo sono in Ungheria dove metto in scena Junior Butterfly del Maestro Shigeaki Saegusa. In entrambi i casi ho potuto solo utilizzare il materiale (poco e particolare) trovato in loco, ma ho avuto modo di trattare di ikebana e di Sogetsu in luoghi dove non se ne era mai parlato prima, felice soprattutto di ricevere i ringraziamenti e i complimenti non solo da parte del pubblico, ma nel secondo caso dal Maestro Saegusa.
Luglio
La difficile arte di saper scegliere il Professionista giusto – Tre membri romani del nostro Study Group (Anne Justo, Daniela Bongiorno e Silvia Sordi) si recano a Viterbo dal fotografo Giuseppe Cesareo per un workshop di fotografia inerente l’ikebana per una preparazione a 360°.
Agosto
Un fiore è breve, ma la gioia che dona in un minuto è una di quelle cose che non hanno un inizio o una fine – durante la mia tournée in Russia per La Traviata, ho il piacere, assieme al maestro Lucio Farinelli che mi aveva raggiunto, di conoscere due esponenti della Sogetsu russa: Elena Karetko e Larissa Sarycheva. Una bellissima serata in battello a parlare della nostra comune passione.
Settembre
Ciò che rende la fotografia una strana invenzione è che le sue materie prime principali sono la luce e il tempo – 4 incontri di fotografia con il maestro Rinaldo Serra per evolversi in questo aspetto importante del mondo dell’ikebana. Studio su luci, ombre, inquadrature, conoscenza del proprio apparecchio fotografico.
La giusta dose – Invitati dalla prestigiosa casa d’autore I profumi del Forte a realizzare, durante l’internazionale Pitti Fragranze (non era mai accaduto prima che l’ikebana facesse il suo ingresso in questo evento), ikebana ispirati ai loro nuovi profumi che abbiamo avuto l’onore di scoprire in anteprima. Per l’occasione abbiamo potuto salutare “vecchi” amici (come Antonio Alessandria che terrà a gennaio presso di noi un workshop) e fare la conoscenza di “nuovi” a cui poi ci siamo ispirati per fare ikebana (Bisogna esprimere il profumo racchiuso nelle nostre anime) e ringrazio Francesca Bianchi che sul suo sito ha inserito l’ikebana di Silvia Barucci ispirato al suo nuovo profumo (Under my Skin) presentato durante la rassegna.
Ottobre
Il mio personale omaggio al Premio Nobel per la Letteratura 2017 Kazuo Ishiguro con un focus sul libro “Un artista del mondo fluttuante”.
Eccoti il mio insegnamento: nel dolore cerca la felicità. – Le allieve di Livorno, su idea di Rosaria Malito Lenti creano degli ikebana in memoria alla tragedia che ha colpito la loro città. Commozione ed emozione pura. Questo è ciò che amo di questa arte.
E viene il weekend del workshop con ilse Beunen e Anne- Riet Vughts. Che dire di quei giorni? Troppe le emozioni, i ricordi, le sensazioni, impossibile elencarle tutte in un post. Di certo rammenterò i sorrisi, la felicità dei partecipanti e la stanchezza, unita ad entusiasmo, mia e di Lucio Farinelli. Un grazie particolare alle allieve che ci hanno aiutato, alle due maestre venute ad insegnarci temi meravigliosi come il wabi sabi, costruire un contenitore con materiale comune, bamboo e stand e a Ben Huybrechts per le innumerevoli foto professionali. E grazie alla marea di persone che ha condiviso tutte le foto di questo evento fino ai quattro angoli del globo.
Un festeggiamento particolare per i vincitori europei del concorso 草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition che erano quasi tutti presenti (mancava solo Els Goos) di cui tre dall’Italia e tutti del nostro Study Group. Qui in foto con Ilse Beunen.
Ikebana inspired by Emotions – per la prima volta due rappresentanti della Sogetsu italiana partecipano a questa collana di prestigiosi libri internazionali di ikebana (il primo è del 2006). Grazie al fotografo Lorenzo Palombini che ha così ben realizzato le immagini dei nostri lavori (mio e di Lucio Farinelli) che sono stati pubblicati.
Novembre
L’ikebana come cura del mal di schiena – continua il processo di studio e di approfondimento dell’ikebana mio e del maestro Farinelli. Questa volta ci rechiamo ad Anversa dalla maestra Ilse Beunen.
Al centro dell’arte – mi accorgo, scrivendo questa parte del post, che varie volte qui ho scritto che siamo stati i primi nello svolgere un’attività inerente l’ikebana ed in effetti è stato un anno di primati tra cui questo che forse è il più eclatante di tutti visto dove si è svolto. Per la prima volta (scusate appunto la ripetizione) il museo più famoso al mondo, la Galleria degli Uffizi, ha ospitato una conferenza e dimostrazione di ikebana e un’unione tra ikebana ed arte contemporanea. L’arte dei fiori – Gallerie degli Uffizi
Friendship Through Flowers – e l’ikebana sbarca a San Marino con le rappresentanze della scuola Ohara e Sogetsu.
Un anno davvero ricco di soddisfazioni.
E ci stiamo preparando per i prossimi eventi del 2018 a partire da gennaio con un prestigioso workshop
per poi proseguire con una grande mostra che ci vedrà impegnati due mesi, eventi in giro per l’Italia nella prima maetà dell’anno, un workshop ad ottobre e…. bè non possiamo svelarvi tutto ora.
Buon 2018 lungo la via dei fiori!
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18/12/17 Con i nostri più sinceri auguri
Durante i primi due corsi della nostra scuole (e poi al V anno con un’altra esperienza e visione) si studia la realizzazione di un ikebana legato alle occasioni di festa, che possono davvero essere di qualsiasi genere. E quale festa migliore per sviluppare questo tema del Natale che si sta avvicinando?
Quindi il sottoscritto, Lucio Farinelli e parte delle nostre allieve hanno realizzato degli ikebana che possono esservi di augurio per le prossime festività e mi raccomando come dice Sgrooge:
“Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò il culto tutto l’anno. Vivrò nel passato, nel presente e nell’avvenire. “
Auguri
(Struttura lignea di Chiara Giani – Ikebana e foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Lucio Farinelli)
(Ikebana e foto di Nicoletta Barbieri)
(Ikebana e Foto di Silvia Barucci)
(Ikebana di Daniela Bongiorno – Foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Chiara Giani – Foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Patrizia Ferrari – Tsubo di Sebastiano Allegrini – Foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Jei Guevara – Suiban di Sebastiano Allegrini – Foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Anne Justo – Tsubo di Sebastiano Allegrini – Foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana e foto di Rosaria Malito Lenti)
(Ikebana e foto di Ilaria Mibelli – Tsubo di Sebastiano Allegrini)
(Ikebana di Marialuisa Pederzoli – Vaso di Susy Pugliese – Foto di Luca Ramacciotti)
(Shikibana di Rumiana Uzunova)
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11/12/17 Prossimo appuntamento
Sono molto lieto di questa proposta di incontro sia per far conoscere sempre più ad un largo pubblico l’arte dell’ikebana Sogetsu sia per essere abbinato ad un grande chef come Masaki Kuroda del ristorante Serendepico.
Quando mi è stata proposta questa giornata da Spazio Officina sono stato molto felice perché conosco bene la qualità e la professionalità di questo chef, davvero un numero uno nella sua professione.
Credo sarà una bella occasione per immergerci nel Giappone sia esteticamente sia per farci solleticare le papille gustative.
Vi aspetto.
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07/12/17 Il silenzio è una fonte di grande forza
Inizio il post non con una fotografia, come spesso accade qui, ma con le parole perché vorrei che vi soffermaste poi sulla foto e rifletteste su di essa, sull’haiku che l’accompagna in silenzio, come dice la citazione di Lao Tzu che dà il titolo al mio post.
Lo studio dell’ikebana mi ha portato anche a conoscere persone impegnate in altre discipline, anime ricche di suggestioni, che non fanno grandiosi proclami, ma che le loro opere, i loro sentieri parlano da soli. Purtroppo non ho la fortuna di vederli spesso, o almeno quanto vorrei, ma il contatto c’è come la stima.
Oggi voglio ringraziare due persone che ho conosciuto grazie al mondo bonsaistico e che qui si presentano con altra veste. Spesso nei miei incontri pubblici sull’ikebana spiego come in questa arte ne confluiscano tante altre, come l’occhio nostro (esteriore ed interiore) muti seguendo queste discipline. Il nostro animo dall’arte scelta poi si propaga in altre discipline apparentemente solo distanti tra di loro, ma che in realtà fan parte di un unico percorso dove le nozioni apprese si ritrovano costantemente.
Con questo post voglio ringraziare Carlo Scafuri, persona entusiasta, competente e sempre generosa e Tiberio Gracco (talmente poliedrico che potrei presentarlo anche come ceramista e/o musicista). Sono persone che lavorano in “silenzio” che portano avanti con passione il loro percorso e che oggi presento in un’altra veste ancora dal loro essere legati al mondo dei bonsai: Carlo come fotografo e Tiberio come poeta.
Una fotografia ed un haiku. Fotografie spoglie di un colore che potrebbe distogliere dalla loro essenzialità, come fossero una pittura di sumi-e.
Il probelma è stato scegliere solo un lavoro di quelli che ho avuto l’onore di vedere perché si comprende che dietro c’è un progetto, concetti, studi (seri!), sguardi e animo. Per cui ora smetto di fare rumore. Perdiamoci in queta immagine che da Carlo e Tiberio arriva a noi, il loro mondo si unisce al nostro. In silenzio. Assoluto silenzio mentale e fisico. Grazie. Buona visione.
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06/12/17 L’arte dei Fiori
Grazie a Cosimo Cappagli è possibile visionare il mio intervento presso le Gallerie degli Uffizi dello scorso 25 novembre sia su Youtube nel canale del Concentus Study Group sia sulla nostra pagina di Facebook.
Il mio personale grazie per il suo lavoro bellissimo e altamente professionale.
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02/12/17 Land Art ed Ikebana
Sia nella mia conferenza lo scorso anno al MAXXI sia quest’anno presso la Galleria degli Uffizi ho posto l’accento sul legame tra ikebana Sogetsu e l’arte moderna e contemporanea. L’ho fatto toccando tre temi specifici di cui uno è la Land Art (uno l’ho già toccato nel post Loving Vincent dell’altro ne parlerò in un post successivo). Non so quanto Sofu Teshigahara pensasse a questa arte quando creava le sue grandi installazioni o sculture in legno, ma molte di esse si possono inquadrare in questo settore artistico per le modalità che le caratterizza.
Già in un mio post precedente avevo riportato questa frase di Sofu tratta dal Kadensho: “Somebody once asked me what I would do if I lived in a place like Manchuria where there are no flowers or plants, to which I replies that I should probably arrange the earth. … While naturally I consider it fortunate if one has flowers which one can arrange, I do not say that if one lives in a place where there are no flowers it is necessary to grow them at all costs in order to produce ikebana. It should be remembered that the term ikebana is made up of two words; ikeru, which means to arrange or create, and hana, meaning flowers, and that if the two, ikeru is the more important.” – e questo senza molte forzature richiamerebbe proprio questa tipologia di arte considerando come da sempre la Sogetsu abbia tenuto saldo il passo con l’arte mondiale o frequentazioni di artisti quali Isamu Noguchi amico di Sofu e celebre architetto di paesaggi o artisti stessi della Sogetsu come Hinata Yoichi o Tetsunori Kawana che spesso hanno sconfinato in qualcosa paragonabile alla Land Art.
Di Ikebana e Land Art se ne parla anche nel libro edito dalla Stichting Kunstboek: Contemporary Ikebana
la cui curatrice, Mit Ingelaere-Brandt, scrive così nell’introduzione: “The book Contemporary Ikebana can roughly be divided in large–scale Land art compositions and smaller installations. It contents 200 photographs of nearly sixty Ikebana groups of thirteen nationalities.”
Di recente anche Ilse Beunen ha affrontato sulla sua piattaforma online il tema della Land Art
descrivendone sia le caratteristiche sia facendo vedere la realizzazione attraverso video esplicativi (ve ne consiglio la visione).
Ma torniamo a Sofu con due esempi di cui parlo sempre nelle mie conferenze.
Questo primo esempio ha un impatto piuttosto naturalistico, potrebbero essere anche dei tronchi colpiti dagli Elementi. Si vede in esso come i concetti dell’ikebana (dal movimento, all’asimmetria, al vuoto etc) siano perfettamente rispettati ed inseriti nell’ambiente circostante.
In questo altro esempio vediamo la scultura Orochi.
E’ incredibile come si naturalizzi perfettamente con il contesto il lungo legno dipinto e come tutta la struttura sia in completa armonizzazione con la terra, l’acqua, lo sfondo.
Per non parlare dell’ultimo esempio che è un connubio artistico tra Sofu e il celebre fotografo giapponese Domon Ken
Lo scorso anno a Nebbiù anche con Silvia Barucci ed Ilaria Mibelli abbiamo realizzato, in piccolo, strutture simili dopo che noi anni fa si fecero, in grande, per l’esposizione Il Linguaggio Muto della Natura presso l’Orto Botanico La Sapienza a Roma.
E’ davvero un mondo affascinante e credo che le interconnessioni tra ikebana Sogetsu e l’arte siano ancora tutte da scoprire e ricche di suggestioni e nuove possibilità ed idee.
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01/12/17 Il vero segreto dell’apprendimento è avere sempre una mente da principiante
La citazione completa (di Shunryu Suzuki) che da il titolo a questo mio post è: Il vero segreto dell’apprendimento è avere sempre una mente da principiante perché nella mente di un principiante ci sono molte possibilità, nella mente di un esperto, poche.
Questa frase mi rimbalzava in mente in questi giorni dove ho dovuto pensare e creare 9 diversi ikebana per le due dimostrazioni che mi hanno visto impegnato a Firenze e a San Marino. La difficoltà non è stato tanto idearle, quanto cercare di comprendere come potessi far arrivare al pubblico il messaggio di cosa fosse l’arte dell’ikebana e soprattutto le caratteristiche della Sogetsu. Fare una “cosa strana” può sì colpire l’immaginario del pubblico, ma io volevo che, seppur velocemente, si addentrasse nello spirito dell’ikebana.
Mi sono chiesto se io spettatore ignaro, probabile interessato al Giappone o alle arti orientali avrei trovato ciò che esponevo chiaro per comprendere un’arte spesso stravolta da gente che si improvvisa senza aver mai preso una lezione o articoli inesatti che si leggono online o sui giornali. Per questo ho introdotto, utilizzando proiezioni di foto come le due qui riportate, anche termini come wabi-sabi o hananokokoro proprio per spiegare le peculiarità di una cultura e il perché l’ikebana si sia sviluppato proprio in quella nazione.
Dopo i 5 livelli effettuati per diventare maestro ho continuato a prendere lezioni, quando vado all’estero per lavoro se c’è un insegnante della Sogetsu chiedo sempre di avere una lezione perché amo davvero molto quest’arte, cerco di impararne il più possibile, voglio diversi imput e poi sento la responsabilità verso chi viene a lezione da me. Non posso insegnare cose inesatte o non saper rispondere a domande teoriche o pratiche degli allievi.
Devo dire che in questo Lucio Farinelli (che insegna con me a Roma ed organizza il nostro corso) la pensa esattamente come il sottoscritto ed è per questo che abbiamo sempre studiato e compiuto ogni passo assieme.
Una volta parlando con un’insegnante discutevo perché per lei era importante il talento in quest’arte ed io invece sostenevo che era importante la sicurezza tecnica. E’ ovvio che ci volgiono entrambi gli aspetti, ma senza una sicurezza tecnica si va poco avanti. Su questo insisto con le mie allieve fino allo sfinimento (loro lo so 🙂 ), ma se un giorno faranno mostre, dimostrazioni, corsi non voglio che si trovino davanti problemi che non sanno gestire. Infatti non mi ha sorpreso minimamente che nel nuovo libro del V livello della scuola (e relativo dvd di aggiornamento) si punti molto e si ripassi le tecniche di ancoraggio dei materiali nei vasi, ci siano proprio lezioni tecniche che abbiamo studiato fin dai primi passi e che qui si rielaborano con maggior consapevolezza e anche in vasi particolari.
E qui si torna su un altro punto per me fondamentale. I vasi. Per Firenze avevo a disposizione dei vasi portati dall’Ambasciata del Giappone (mai usati, visti solo in foto per cui ho ideato degli ikebana virtualmente e solo mentre li eseguivo vedevo se le mie intuizioni erano giuste), per San Marino con Lucio abbiamo pensato quali vasi potessero dare una maggiore idea di ciò che era la nostra scuola per cui siamo andati da vasi per nageire allo tsubo, a due vasi da me ideati e realizzati allo stand. Con Silvia Barucci abbiamo costruito ciò di cui necessitavamo per l’ancoraggio del materiale nei vasi e anche improvvisato quando abbiamo scoperto che il fornitore non aveva l’equiseto richiesto. Per cui velocemente devi riflettere, pensare cosa puoi fare, riconcatenare il materiale vegetale, i vasi, fare i giusti abbinamenti e per questo ci vuole talento, ma soprattutto tecnica ed esperienza.
Lina Alicino, la maestra che mi ha diplomato maestro, durante i cinque anni di corso richiedeva che si partecipasse a dieci eventi ed aveva perfettamente ragione. Fare solo le lezioni non basta, è importante vedere come il maestro organizza mostre, dimostrazioni, fargli da assistente, rubare con gli occhi ogni singolo movimento e gesto.
Ed io continuo a farlo con i maestri che incontro sulla mia strada. Chiedo, provo, riprovo ogni passaggio perché non mi so accontentare, non mi voglio accontentare. Non voglio dire che più di quello non posso o non so fare.
Ogni step raggiunto l’ho visto come una partenza non un traguardo ed ogni cosa che realizzo la vedo con gli occhi del principiante, chiedendomi come il pubblico potrebbe interpretare il mio lavoro. Nel saluto finale del dvd di aggiornamento (già citato), la Iemoto appunto dice di vedere come i nostri lavori collimino con le persone che non conoscono quest’arte, cosa comunichiamo loro.
E la comunicazione, per me, è la base dell’essere sociale sia che sia verso la natura (hananokokoro) sia verso altre persone.
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