Monthly Archives: ottobre 2017
31/10/17 Il Rinascimento giapponese in mostra agli Uffizi
Iniziata il 26 settembre scorso (con termine il 7 gennaio 2018) nella Galleria degli Uffizi, la mostra dedicata alla pittura giapponese tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV – XVII secolo). Circa quaranta opere – raffiguranti paesaggi o scorci naturali – saranno esposte nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi. Le pitture hanno il classico formato giapponese del grande paravento a più ante. Le opere rappresentano il profondo legame esistente tra gli artisti giapponesi e la natura.
Come eventi collaterali a questa importantissima mostra (di cui ha parlato anche l’ANSA) sono stati organizzati tre eventi presso l’Aula di San Pier Scheraggio nel centro storico di Firenze.
Le due conferenze, già presentate, hanno riscosso un notevole successo da parte del pubblico accorso a questo prestigioso evento.
Come da locandina a fine novembre toccherà al sottoscritto scendere in campo caudiuvato da Silvia Barucci in qualità di assistente.
Prima di entrare nel dettaglio desidero ringraziare L’Ambasciata del Giappone per l’invito e la perfetta organizzazione e l’Associazione Piante e fiori d’Italia nella figura del suo Presidente Cristiano Genovali per il supporto dato.
Un grande evento, un’importantissima sede (credo che gli Uffizi siano il museo più famoso nel mondo) dove terrò una conferenza (che illustrerà l’arte dell’ikebana con un focus, ovviamente, sulla Sogetsu) ed una dimostrazione di ikebana cercando di riallacciarmi al tema della mostra andando anche ad esplorare le tematiche tipiche della mia scuola.
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30/10/17 Nella bellezza naturale
(Ikebana di Ilse Beunen – Fotografia di Ben Huybrechts)
Quando una persona viene da me per una prima lezione di ikebana gli faccio sempre un’oretta circa di introduzione storico/filosofica su quest’arte affinchè ne inquadri nascita, stili e sviluppo. Spiego sempre, anche mentre si fa la lezione pratica, di come in ikebana TUTTO debba sembrare naturale quando in realtà è quasi tutto costruito.
Abbiamo il kenzan per sostenere il materiale quando usiamo i vasi bassi, vari metodi di ancoraggio per i vasi alti, nessuno di loro si deve vedere e il nostro lavoro come risultato dovrà sembrare che quel ramo naturalmente abbia quelle caratteristiche (forma, rami collaterali, foglie), che quel fiore naturalmente sia vicino a quel vaso in una proporzione naturale, ma che in realtà è calcolata con precisione, che ci sia naturalmente del vuoto, del movimento tra gli elementi e che soprattutto con molta naturalezza ci sia unità tra i materiali sennò avremo dei fiori messi in un vaso e basta.
C’è anche una lezione del curriculum della Sogetsu dove si va a “smontare” e rimontare del materiale dandogli una forma, volumi diversi. E il tutto sempre deve dare un’idea di naturalezza, non di costrizione, di leggerezza.
Per tutto ciò serve tecnica, studio, idee e talento.
E, naturalmente, osservazione.
Quando ho ricevuto la newsletter di Ilse inerente le comunicazioni sulla sua piattaforma online (ora arricchita da una sezione fotografica a cura di Ben Huybrechts e una sezione dedicata all’esperienza di grandi maestri come Els Goos) e ho visto questo ikebana e la “spiegazione” di come è stato realizzato son rimasto profondamente colpito.
L’ikebana trasmette equilibrio (dato dalla pesantezza orizzontale del vaso e dalla verticalità leggera degli elementi), il vaso “riprende” la forma della struttura e siamo in autunno, i rami iniziano a spogliarsi, piegarsi ai venti e alle volte foglie che si staccano da un albero volando via vengono fermate, intrappolate da altri rami.
Qui è ricostruito naturalmente l’autunno. Vedendolo non si pensa ad altro che alla stagione attuale. Non da idea di una cosa forzata, bloccata in qualche modo, infilata a forza in un vaso, anzi proprio per il contenitore utilizzato pare che la struttura sia rimasta lì impigliata, pronta a rivolare via al primo colpo di vento autunnale. I rami sembrano naturali, non lavorati e così le foglie.
Quando mi chiedono cosa deve significare un ikebana… ecco l’ikebana deve significare la natura, rappresentarla.
Naturalmente. E con elegante bellezza.
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28/10/17 Ikebana inspired by Emotions
Nel 2010, durante un’esposizione fatta a Floracult con il Ransom Study Group diretto da Lina Alicino, con Lucio Farinelli ad un bachetto di libri trovammo “Ikebana Today” edito dalla Stichting Kunstboek e per noi si spalancò il Paese delle Meraviglie.
Ovviamente recuperammo subito anche l’altro libro presente alla fiera che si intitolava “Contemporary Ikebana”. Era una prospettiva di fare ikebana a noi ancora sconosciuta sia per forme, temi, materiali che… fotografie.
Con il tempo, all’epoca ancora non lo sapevo, avrei avuto la fortuna di conoscere quasi tutte le persone della Sogetsu (e non solo) che avevano pubblicato in quei libri i loro capolavori.
Ed ai primi due si unirono “Ikebana through all Seasons”, “Whispering Flowers” e “Poetical Ikebana”. Tutti libri di una bellezza incredibile.
Ci son tremate un po’ le vene ai polsi quando lo scorso 26 gennaio ci è arrivato l’invito per proporre qualcosa di nostro per il nuovo libro in programmazione. Con tutti i maestri internazionali bravissimi che collaboravano alla stesura di questo libro invitavano noi che siamo i più piccoli. Dovevamo proporre tre foto di nostri ikebana a testa. Sapevamo però che si ponevano due problemi base.
Eravamo davvero i fratelli minori (come dico sempre vasi di coccio tra vasi di ferro di manzoniana memoria) e, rappresentando al mondo la Sogetsu per l’Italia (in quanto Study Group ufficiale), dovevamo dare il nostro massimo. Anche perché nessun italiano della scuola Sogetsu era mai comparso prima su questi libri se non uno d’adozione ovvero Doug Holtquist nel periodo che era a Pietrasanta per il suo lavoro di scultore. L’ennesimo riconoscimento che ci veniva offerto al nostro reale impegno, passione e studio nel divulgare l’ikebana Sogetsu in Italia.
Il secondo problema era che non potevo essere io a fare le foto, ci voleva un professionista e che stesse a Roma.
E questo punto è stato il più semplice da risolvere: Lorenzo Palombini che già aveva eseguito le foto per la mostra Essenza di Campomarzio70 e di alcuni miei ikebana nei suoi studi sullo still life, oltre ad averci dato la possibilità di ispirarci ad una suo scatto d’autore.
Il primo per noi era gigantesco come impegnativo il tema proposto. Nella mail veniva spiegato il titolo del nuovo libro “Ikebana inspired by Emotions”: ” L’ikebana a volte viene accusata di essere un’arte ermetica, difficile da capire o apprezzare da coloro che non la conoscono. Si afferma che si tratta di un’arte che comporta solo l’applicazione di regole severe, imposte e che manca di spontaneità e frivolezza divenendo così uno stile di composizione di fiori che è difficile da godere. Ikebana by Emotions vuole dimostrare il contrario, concentrandosi sull’espressività degli ikebana e il suo potere di catturare e trasferire emozioni. Otto fotogrammi in bianco e nero accuratamente selezionati di emozioni forti e universali sono la fonte di ispirazione per questa pubblicazione. Ikebana by Emotions mostra come gli accordi di ikebana possono toccare le corde del cuore e, nonostante la corretta applicazione delle regole e l’uso di accuratamente selezionati materiali, può evocare emozioni riconoscibili a tutti.
(Queste le foto proposte a cui ispirarsi)
Per giorni, con Lucio, abbiamo osservato le foto cercando di capire quali ci stavano maggiormente attraendo e di come avremmo potuto trasformarle poi in una composizione che ad un qualsiasi osservatore trasmettesse quella precisa emozione.
Lucio ha scelto: Foza, Amore e Paura mentre io: Tristezza, Gioia e Rabbia. Tre sentimenti tra di loro contrastanti in maniera netta.
Come sempre, da quando si studia assieme, abbiamo cominciato a confrontare le nostre idee, a capire come eseguire gli ikebana, quali materiali avrebbero reso al meglio ciò che avevamo in mente.
Lorenzo ci ha ospitato a turno nel suo studio fotografico e con molta pazienza, nei nostri confronti, dato che abbiamo invaso ogni spazio coi materiali e gli strumenti, e professionalità ha iniziato a realizzare le fotografie.
Lorenzo per ogni foto ha provato sfondi e luci diverse con un’approccio e creatività davvero uniche e sperimentando anche versioni diverse della stessa tipologia di sfondo o del suo colore.
Ha costruito pannelli, sfondi, vetri ogni cosa per realizzare questo progetto così importante per noi e di questo gli saremo eternamente grati.
Vedeva se uno sfondo gli piaceva, se funzionava o meno in foto. Lo completava, lo modificava, innumerevoli prove da grande professionista, ed amico, quale è.
Guardavamo insieme il risultato, le inquadrature, le luci, un lavoro teso all’unisono con molta sintonia.
Poi l’attesa, immensa, lunga. Ci sarebbe dispiaciuto se le nostre foto non fossero passate, è naturale, ma ci sentivamo già onorati di aver ricevuto l’invito.
E poi il verdetto. Una foto a testa era stata accettata. Eravamo tra i 125 ikebanisti, di varie scuole, presenti nel libro. Ringraziamo Mit Ingelaere che, insieme al team della Stichting Kunstboek, è stata la forza motrice di questo catalogo fotografico come dei precedenti.
A Lucio hanno scelto l’ikebana che rappresenta la “paura” e a me quella della “tristezza”per cui avevo realizzato anche il vaso a lezione dal maestro Sebastiano Allegrini.
E se si digita il nome del libro nei motori di ricerca, tra le immagini la prima a comparire è proprio quella di Lucio!
Qui pubblico le altre foto che non han superato l’esame della commissione perché Lorenzo ha fatto davvero un ottimo lavoro. Le due pubblicate… le vedete nel libro 🙂
Ikebana di Lucio Farinelli dedicato alla forza.
(foto di Lorenzo Palombini)
Ikebana di Lucio Farinelli dedicato all’amore.
(foto di Lorenzo Palombini)
Ikebana di Luca Ramacciotti dedicato alla rabbia.
(foto di Lorenzo Palombini)
Ikebana di Luca Ramacciotti dedicato alla gioia.
(foto di Lorenzo Palombini)
Per informazioni: Ikebana inspired by Emotions
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26/10/17 草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition
(da sinistra Ilse Beunen, Anne – Riet Vugts, Silvia Barucci, Luca Ramacciotti, Inger Tibler e Anne Justo – foto di Ben Huybrechts)
Tengo davvero molto a questa foto un poco storica e mi dispiace che manchi Els Goos nel gruppo. Come scritto in altri post dedicati al concorso internazionale bandito dalla Sogetsu è bello parteciparvi perché è come stare tutti assieme nella stessa famiglia, ognuno mostra ciò che ha nel cuore, nell’animo, il percorso raggiunto. E’ bello (e coraggioso soprattutto se siamo piccolini come noi) mettersi in gioco. E soprattutto è democratico (da parte della Sogetsu) perché permette ad ognuno, senza muoversi da casa sua, di mostrarsi al resto della grande famiglia Sogetsu. Non per nulla il motto del fondatore della scuola è che: Tutti possono fare ikebana in qualsiasi luogo e con qualsiasi materiale. Con piacere devo dire che le mie allieve hanno sempre compreso lo spirito di questa avventura e siamo presenti in maniera molto numerosa.
Il concorso ha sia la pagina FacebookFacebook sia viene annunciato sul sito della Sogetsu tra gli eventi.
Al workshop organizzato da noi a Roma erano presenti cinque (appunto mancava Els Goos) dei sei vincitori europei di questo concorso.
Anne-Riet Vugts(Netherlands): Golden Moon Prize alla I edizione
Theme: Intertwining
Materials: Horsetail, Gomphocarpus fruticosus
Container: Metal vase
Iemoto’s Comment: There is a great sense of unity among the cold steel vase and the plants which look as if they are going to move like living creatures. The different sized masses and the balance of the lines connecting them are impressive.
Els Goos(Netherlands): Silver Moon Prize alla III edizione
Materials: Dried palm, Tulip, Blackboy
Container: Glass vase
Iemoto’s Comment: Dried materials and fresh plants are placed in good relationship.
The key point is the line and color of the tulip at the center.
Luca Ramacciotti(Italy): Golden Moon Prize alla IV edizione
Theme: Intertwining Plant Materials
Materials: Common Hazel, Holly olive, Pink, Asparagus sprengeri
Container: Self-made ceramic vase
Iemoto’s Comment: He captures the characteristics of individual plants well and blends them with his own style so that this work is full of confidence. This, plus the sense of unity with the container he created, lends this beautiful work a very strong impact. As shown by the creator, I can feel a refreshing breeze blowing through the work, with rays of light.
The”Sogetsu Magazine”Prize alla V edizione dedicata ai 90 anni della scuola
Silvia Barucci(Italy)
Materials: Cattleya, Dry leaves
Container: Self-made ceramic vase
Anne Justo(Italy)
Materials: Flamingo lily, Unconventional material
Container: Ceramic vase
Inger Tribler(Denmark): Silver Moon Prize alla VI edizione
Materials: Colored witch’s broom, Astilbe
Container: Ceramic vase
Iemoto’s Comment: The colored witch’s branches drew delicate lines and became a three-dimensional form made by lines on the container. Pastel pink astilbe was gently placed on it, thereby creating a difference in textures. Furthermore, the straight lines of the container and the curves of the plants that in spite of its simple structure, the work shows a strong presence.
In questa foto si vede anche Ilse Beunen e ci tenevo che la foto venisse scattata da Ben Huybrechts perché, come scrissi subito nei miei ringraziamenti il dì della vittoria, se io ho avuto una piccola chance, e così le mie due allieve, di comparire in mezzo a persone che studiano da più anni di noi ikebana e che hanno una maggiore esperienza è solo grazie agli insegnamenti di Ilse per ciò che concerne il mio percorso di ikebana degli ultimi anni e Ben per i primi, fondamentali, progressi fotografici (e i continui insegnamenti!).
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24/10/17 Il cuore del Suiseki
Studiando ikebana è innegabile, ed impossibile non entrare in contatto con altri esponenti di arti consorelle come il bonsai, lo shodo, le Shitakusa, i Kusamono o, in questo caso, il suiseki.
Se oggi parlo di questa disciplina, tralasciando per una volta l’ikebana è perché ho avuto la fortuna, nelle arti su menzionate, di conoscere bellissime persone come Luciana Queirolo che, grazie ad una segnalazione di quell’altra persona meravigliosa che corrisponde al nome di Carlo Scafuri, mi hanno messo a conoscenza di una persona illuminata.
Amico di Luciana (difficile non esserlo) ha scritto una lettera che ho avuto il permesso di trascrivere (oltre di pubblicare le foto) che credo dovrebbe essere imparata a mente non solo da chi studia queste discipline, ma anche da chi vuol vivere tenendosi in contatto con il proprio cuore.
Sep 14, 2013
Caro Felix,
Scriverei; scrivere mai, ma pensare … sì, penso spesso a te.
Adesso, che si avvicina al Congresso dell’AIAS del 2013, questa è un’altra forte motivazione per pensarti.
Un lungo silenzio ed una vita che è cambiata di nuovo. Ora è passato un anno e mezzo da quando mi sono trasferito in Deiva dopo una caduta da una scala di Andrea. Andrea è guarito, ma sono rimasto qui per lavorare e molto così da non poter più continuare a pulire pietre e costruire daiza … vado a spettacoli e conferenze dove mi invitan o, ma nient’altro è possibile. La famiglia è forse più tranquilla per suo padre, ma Luciana, quello che sai, è rimasta in un angolo.
… Questo venerdì, saremo a Pescia per organizzare il Congresso AIAS, Jesus (socio AIAS) come giudice, ma questa volta visiterà diverse città della Toscana ma poi volerà immediatamente a casa sua: quest’anno è stato un anno difficile per la sua famiglia.
Qui in Italia la situazione generale si muove con molta difficoltà e molti membri non possono partecipare a causa di questioni finanziarie … è triste, ma ora è necessario pensare alle cose necessarie per la famiglia e sperare di poter mantenere il proprio lavoro . Molte persone qui lo hanno perso, con poca speranza di trovare un altro.
Mi fai sapere di te?
abbracci & baci
Luciana
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19 Sep 2013
Cara Luciana,
Grazie per la tua email, è stata accolta con calore. Peccato che non possa essere al Congresso dell’AIAS. Anche se le cose sono ruvide per alcuni dei tuoi amici, sono sicuro che avranno un buon tempo. Anche se tu non puoi raccogliere più spesso, il tuo lavoro a Deiva è apprezzato. Ho sempre ammirato l’amore, l’umorismo e la generosità; queste cose non andranno mai via e la tua famiglia e gli amici ti amano per esse.
Su un’altra nota, ho delle notizie difficili da condividere con te sulla mia salute. Per parecchio tempo ho avuto difficoltà a parlare, o quello che viene chiamato “parlato sordo”. Dopo molte prove mediche, i medici mi hanno dato la diagnosi che speravamo di non sentire. Poco più di un anno fa mi è stata diagnosticata la Sclerosi Laterale Amyotrofica (ALS). Potresti aver sentito parlare di questa malattia. Ecco un link in spagnolo ad un buon sito web che ha molte informazioni su di esso.
http://www.alsa.org/en-espanol/qu-es-la-ela.html
C’è voluto un po ‘di tempo per prendere questa notizia e so che per ogni persona con cui parliamo,
ci vuole un po ‘di tempo per affrontarla.
La malattia è una malattia progressiva che colpisce i muscoli involontari. Ho quello che è considerato una lenta forma avanzata di ALS. Il mio discorso è diventato difficile da capire, ma posso comunque comunicare molto bene. Ha rallentato il mio solito parlare senza interruzioni, ma posso ancora fare i miei scherzi e far ridere la gente. Anche passeggiare è diventato difficile per me, e sto usando principalmente una canna, e ho anche iniziato a usare un deambulatore se voglio avere più energia. La scorsa settimana siamo andati al museo di San Francisco e ho usato una sedia a rotelle, unendomi a mia suocera di 93 anni nella sua.
Mangiare è anche più impegnativo, quindi sto principalmente mangiando cibi teneri, e tre ingrassanti speciali calorie da scuotere al giorno. Sto mantenendo il mio peso, che è realmente importante.
Questo anno passato abbiamo trascorso molti momenti davvero fantastici con la nostra famiglia e gli amici. Nel mese di dicembre siamo andati con i bambini a New York per visitare amici e familiari. Questa estate siamo andati alle Hawaii per una settimana con i bambini e abbiamo trascorso un periodo favoloso. Siamo fortunati che i nostri figli vivano entro 10 -15 minuti da noi, quindi li vediamo spesso e sono stati fantastici. La scorsa notte più famiglie erano in città, quindi abbiamo avuto un grande gruppo di gente vivace e urlante, per la cena.
Gli amici sono stati veramente di supporto e noi usciamo a pranzi o intrattenimenti, e ci vengono a visitare.
Sappiamo che i tempi futuri saranno duri, ma stiamo cercando di godere ogni momento e giorno quanto più possiamo. Finora le mie braccia e le mani non hanno perso la forza, quindi sono in grado di comunicare facilmente via email. Parlo anche su Skype a una famiglia molto lontana. Non essere triste, tutti noi si deve passare nelle nostre proprie vie. Non mi concentro sul futuro, ma sul presente. Mi piace guardare i suiseki che mi hai dato come regali, quelli che ho raccolto ed i tanti amici che ho fatto grazie a te. Ti prego di sapere che io sono una persona che ti ama molto e cose calde e pensieri su di te e la tua famiglia, e il tuo cibo!
Rimani sana e forte, continua a cucinare ottimo cibo e continua a ridere. Dai il mio amore a tutti i nostri amici.
Abrasos y muchos besos,
Non ho avuto la fortuna, la possibilità di conoscere Felix e purtroppo non ci sarà più occasione, ma è bello vedere persone che, appassionate della propria arte, vivono con serenità attraverso di essa, per essa e che il loro animo è così luminoso da arrivare ovunque e a chiunque con serenità superando le problematiche che la vita ci pone innanzi.
Grazie Luciana per questo dono che mi hai fatto, ora Felix è anche amico mio.
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23/10/17 La forma del contenitore
(Ikebana di Luca Ramacciotti – Vaso di Sebastiano Allegrini)
Patrizia Ferrari e Chiara Giani mi hanno fatto un dono di compleanno incredibile, questo vaso del maestro Sebastiano Allegrini su tavola di legno del ‘600. Come sempre davanti a regali così preziosi mi paralizzo dallo stupore non sapendo bene come ringraziare.
In questo caso lo sapevo, farci, ovviamente, un ikebana.
Ho dovuto attendere la fine del Workshop Internazionale di Ikebana Sogetsu da noi organizzato a Roma per potermici dedicare con calma.
E’ innegabile che sia il vaso sia il supporto siano molti forti visivamente e avendo il tutto attaccato in alto sul muro non è stato facile nemmeno renderlo fotograficamente (ho persino usato una pedana per alzare ulteriormente il cavalletto fotografico che era già sviluppato in tutta la sua lunghezza).
L’ikebana che apre il post è quello che subito ho avuto chiaro in mente sia per forme sia per colori. Volevo dare un contrasto alle forme di vaso e supporto e un contrasto di colori e movimento.
Poi osservando il vaso sono venute in mente due altre possibilità: il chabana e il ichirin-zashi.
Di chabana ne avevo già eseguiti diversi tempo fa a partire da quello realizzato per la cerimonia del tè tenutasi nell’ambito della mostra da me organizzata presso il gran Teatro Giacomo Puccini per il 110 compleanno di Madama Butterfly.
Leggendo vari libri a tema (segnalo Mittwer Henry – Zen flowers: chabana for the tea ceremony e Soshitsu Sen XV – Chado Lo Zen nell’arte del tè) e rimandando ad un mio precedente articolo probabilmente andrebbe immaginata invece della parete circostante bianca, un’unica parete di legno del tokonoma, quindi idealmente pensiamo di allargare il nostro unico pezzo di legno (quello della tavola) fino a rimpire tutto lo spazio e a cui viene affisso il nostro lavoro.
(Chabana di Luca Ramacciotti – Vaso di Sebastiano Allegrini)
Dell’ichirin-zashi ne ho letto per la prima volta nel libro di studio della scuola Sogetsu. In tutte le scuole di ikebana nella composizione ci sono tre elementi principali che nella nostra si chiamano Shin, Soe ed Hikae. A differenza di altre scuole di ikebana, la Sogetsu non ha una molteplicità di “stili”, ma due di base (verticale ed inclinato) su cui si innestano delle variazioni che si studiano ai primi due livelli. Nella IV variazione del II livello si fa uno stile base con due elementi (Shin ed Hiake) e non tre. Tutto ciò comporta un cambiamento di prospettiva, di volumi, di spazi. Non viene rimosso l’Hikae (il fiore), che diviene ancor più importante in questa variazione, ma il Soe e in caso in un ulteriore step si potrebbe pensare di rimuovere lo Shin (ramo principale), ma è impensabile un ikebana senza il fiore. Questo perché è il fiore, ovviamente, il simbolo dell’ikebana. Poi naturalmente avremo ikebana con solo foglie, solo rami, astratti, ma diciamo che questo è un principio basico e la scuola spiegandolo appunto fa notare come composizioni differenti dall’ikebana come, appunto, il chabana o l’ichirin-zashi pongano l’accento sul fiore. Addirittura quest’ultimo tipo di composizione prevede la presenza di un unico solo fiore che quindi andrà posizionato in modo, non solo da metterne in risalto caratteristiche, linea, forma, colore, movimento, ma anche che divenga il punto focale della nostra composizione.
(Ichirin-zashi di Luca Ramacciotti – Vaso di Sebastiano Allegrini)
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22/10/17 Bamboo
(foto di Ben Huybrechts)
Per la prima volta in Italia si è tenuto un alto workshop a tema bambù della scuola Sogetsu riservato a persone che fanno ikebana. Anche perché è un tema talmente particolare che farlo fare a persone che non hanno mai avuto una lezione di questa arte si può chiamare in molti modi, ma non di certo ikebana. Già allieve di livello base hanno riscontrato problemi con un elemento così famoso nell’ikebana, ma anche così difficile.
A tenere il workshop domenica scorsa a Roma è stata Ilse Beunen che ha spiegato come il nostro bambù essendo fresco contenesse ancora dei residui di acqua e di come quindi fosse diverso lavorarlo dal bambù secco come solitamente viene fatto in Oriente che usano quello raccolto e seccato durante i mesi di inverno. La maestra ha fatto vedere le differenti tecniche di lavorazione del bambù e il tutto con molta energia, sapienza ed eleganza.
Questo termine “eleganza” per me è inscindibile da quest’arte. Se penso alle dimostrazioni viste da maestre italiane quali Lina Alicino, Jenny Banti Pereira o all’estero di Tetsunori Kawana e la Iemoto Akane Teshigahara la classe e l’eleganza dei loro movimenti nel fare ikebana è impressa nella mia mente e strettamente legata a questa arte fine.
Vedere Ilse splittare con le man (dopo le opportune incisioni) una canna di bambù come se aprisse i petali del fiore di loto, è stata una cosa unica. Sembrava tutto naturale, non forzato, non un esempio di pesantezza, non sembrava stesse “violentando” il materiale.
Ognuno di noi era chiamato a costruire un contenitore o ad utilizzare il bambù abbinandolo ad uno dei vasi di Sebastiano Allegrini ed Angelica Mariani sia facendo tacche nel bambù sia splittandolo.
Il bambù se non si sa usare si fessura facilmente, oppure se ne vogliamo splittare solo una parte si rischia che il taglio alla fine spacchi tutto il pezzo per cui Ilse ci ha insegnato come bloccare questi problemi sul nascere ed ha aiutato tutti nello svolgere i loro lavori con un’energia inesauribile.
E’ stato un grande cantiere” comunitario. Gli stessi Sebastiano ed Angelica hanno dato una mano ai lavori.
(foto di Ben Huybrechts)
o come si vede nella foto in alto Fabio Uggeri (marito della mia allieva Nicoletta Barbieri) che per un po’ è stato con noi in sala lasciando la sua postazione di assistente del fotografo Ben Huybrechts.
E’ stato tutto molto faticoso, ma entusiasmante, istruttivo, grandioso. Ringrazio Ilse per avermi aiutato a realizzare il mio ikebana. E ringrazio anche l’Hotel Dei Congressi che ci ospita per averci messo a disposizione la sala grande in maniera che si stesse estremamente comodi ed ognuno di noi avesse un grande spazio in cui lavorare.
Per quanto concerne il sottoscritto per una volta ho avuto un’idea lampo. Dico questo perché per me è molto difficile ad un workshop improvvisare un ikebana. Un po’ perché ho bisogno di tempo per “maturare” una mia idea, un po’ perché cerco sempre di “mettermi” in difficoltà per non fare un ikebana di comodo. Cerco di uscire dai miei canoni perché non mi interessa sentirmi dire che sono bravo, voglio imparare e crescere. Ognuno di noi in cuor suo sa i suoi pregi e difetti e che livello ha di preparazione, inutile ingannare noi stessi. Inutile andare sempre a disprezzare il lavoro altrui per far vedere che noi siamo più bravi. Ho sempre preferito i fatti alle parole e so che difficilmente riusciremo a surclassare il ricordo di questi quattro workshop tenuti da Ilse Beunen ed Anne-Riet Vugts, le fotografie di Ben Huybrechts (a proposito sulla piattaforma di Corsi Online di Ilse Beunen ora iniziano le lezioni di Ben sulla fotografia rivolta al mondo degli ikebana) e la passione, la simpatia, l’allegria di tutti i partecipanti venuti davvero da varie parti del mondo. Maestre di alto livello che erano lì per condividere assieme a noi (eravamo davvero i più piccolini) la via dei fiori.
(Ikebana di Luca Ramacciotti – foto di Ben Huybrechts)
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21/10/17 La necessità del Maestro giusto
Quando nel 2013 con Lucio Farinelli si partecipò al workshop di Tetsunori Kawana per inesperienza, era il nostro primo, si fece due workshop su quattro e, in uno dei due mancati, i partecipanti andarono ad usare uno stand di metallo come “contenitore”. Crearono ikebana meravigliosi e, da allora, ho sempre desiderato fare qualcosa del genere, ma ero consapevole che ci volesse qualcuno che te lo insegnasse.
Ed è stata una scelta giusta perchè quando la maestra Anne – Riet Vugts ha spiegato come realizzare il tutto ho compreso che lo avrei usato, sicuramente, in maniere errata non essendone esperto e non avendo avuto nessuno a correggermi.
(foto di Ben Huybrechts)
La maestra ha illustrato che con un supporto del genere, molto presente, noi dobbiamo lavorare di contrasto per avere un equilibrio visivo per cui non andremo mai a poggiare la nostra composizione sulla punta o a farla partire da lì, non metteremo nulla che sembri essere conficcato, trafitto e andando a mettere del materiale fresco dovremo aggiungere una fialetta con dell’acqua che o va completamente nascosta dietro col materiale o messa in evidenza integrandola con l’elemento vegetale perché nascondendola dietro lo stand che si intravede, o malamente fra gli, elementi parrebbe un tipo di tetantivo di copertura mal realizzato. Su questo tema ha molto insistito (anche durante l’altro workshop inerente la costruzione del vaso utilizzando il tubo flessibile); ovvero di stare attenti a quando copriamo kenzan, fialette o altro materiale per non dare l’idea di una toppa o di confusione di linee.
Ringrazio Silvia Barucci che ha fatto realizzare a mano gli stand.
(Ikebana di Luca Ramacciotti – foto di Ben Huybrechts)
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19/10/17 La fonte naturale
Se la Sogetsu sostiene, nei suoi principi, che bei fiori non fanno begli ikebana è perché non è soltanto la bellezza (molto soggettiva come si vede dal mio post precedente) in automatico a far sì che mancanza di tecnica o voglia di strafare rendano buono il nostro lavoro se non c’è un forte impatto emotivo tra di noi e il materiale vegetale. I giapponesi hanno la bellissima espressione che descrive il comunicare cuore a cuore tra l’ikebanista e il mondo vegetale che è hana-no-kokoro.
In questi anni di pratica lungo la via dei fiori mi sono accorto di come il mio sguardo sia mutato non solo per ciò che comporta il mio lavoro (la disposizione scenica), ma proprio accorgendomi della Natura come prima non facevo, anche di quella che sopravvive al cemento in mezzo alle città.
Ma vedere al alvoro due maestre con moltissima esperienza più di me come Ilse Beunen e Anne-Riet Vugts è stato tanto istruttivo quanto emozionante.
La lezione è incominciata al Mercato dei Fiori dove avevamo ordinato molti materiali, ma altri andavano scelti e vedere le due maestre parlare tra di loro dei temi da sviluppare e in base a questi la scelta del materiale, come abbinarlo per forme, colore e “peso” (sia fisico sia visivo) è stata una bellissima lezione
(foto di Ben Huybrechts)
che è continuata all’Orto Botanico La Sapienza di Roma dove ci attendeva Paco Donato con una bellissima sorpresa, una radice che aveva trovato ed asserbato a noi.
Quando vedi un materiale del genere è subito amore a prima vista (ci riempirei casa io) e poi ti chiedi come lo potresti utilizzare. Ecco l’idea avuta da Anne-Riet Vughts.
(Ikebana di Anne-Riet Vugts – Vaso di Sebastiano Allegrini – foto di Ben Huybrechts)
L’armonia è palese anche all’occhio meno esperto, come il senso di movimento, equilibrio e naturalezza.
All’Orto Botanico potevamo prendere il materiale secco ed alcune foglie sottto l’attenta supervisione di Paco (anche se non ho mai visto due maestre così attente a non prendere troppo materiale perché non fosse poi sciupato o gettato) perché ogni materiale davvero presentava una lezione, un mondo a parte e vedere le due insegnanti che nella “massa” vedevano il ramo, la foglia perfette per le loro idee è stato incredibile.
(foto di Ben Huybrechts)
Come detto da entrambe durante la due giorni di workshop è importante di ogni Paese vedere il Mercato dei fiori per scoprire ciò che il luogo propone, le caratteristiche dei vari materiali che si trovano in quel posto, MA MAI nulla sostituisce una passeggiata in mezzo alla natura, osservandola con occhi attenti, andando a focalizzare nel molto le singole linee, le forme e i colori che ci interessano.
E non solo in natura…. Ilse aveva visto nel giardino di casa di Lucio una pianta secca buttata in un angolo e ci ha chiesto di prendere uno dei rami. Io, sinceramente, non l’avevo mai notata e nemmeno Lucio.
Da quel ramo Ilse ha tratto ispirazione per la sua incredibile, leggerissima, eterea e bellissima versione di wabi-sabi dove ciò che altri avrebbero gettato come secco o rovinato qui è arte.
(Ikebana di Ilse Beunen- Vaso di Sebastiano Allegrini – foto di Ben Huybrechts)
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17/10/17 Concentus
(Ilse Beunen e Anne-Riet Vughts che hanno tenuto il workshop internazionale di ikebana Sogetsu a Roma, i partecipanti provenienti da tutto il mondo, i maestri di ceramica Sebastiano Allegrini ed Angelica Mariani e Fabio Uggeri membro onorario del Concentus Study Group – foto di Ben Huybrechts)
Avevo iniziato a scrivere un post sul wabi-sabi (l’altro tema affrontato sabato 14 scorso durante il workshop), ma poi ho ricevuto le foto di Ben Huybrechts riguardanti il backstage e mi sono fermato (quello sul wabi-sabi lo pubblicherò domani) non perché non sia un tema importante (anzi! L’ho proprio desiderato io!), ma perché queste foto per quello che trasmettono mi hanno commosso.
Come già scritto in passato scelsi (e i membri dello S.G. approvarono) come nome del nostro gruppo il termine latino Concentus perché significa: accordo, armonia, unisono. Per me era importante trasmettere questo concetto perché negli ikebana noi ricerchiamo l’armonia, l’accordo tra i materiali che non devono sembrare sparsi nel vaso, ma uniti all’unisono. Per avere questo però dobbiamo per primi esserlo noi dato che l’ikebana rispecchia il nostro essere, le sensazioni di quel momento. La difficoltà in un workshop è spesso che non hai il tempo di pensare un ikebana, ti viene dato un tema, un vaso e del materiale che non hai scelto e tu devi creare e soprattutto imparare. In questi due giorni io e Lucio Farinelli abbiamo sempre aspettato che i partecipanti ospiti scegliessero loro per primi vaso e materiali dato che noi eravamo i “padroni di casa”, ma anche perché eravamo lì per imparare per cui maggiori sfide avevamo da affrontare e meglio era.
Al workshop ci hanno fatto compagnia Sebastiano Allegrini e Angelica Mariani che ci hanno fornito i loro splendidi vasi e Fabio Uggeri (marito di Nicoletta Barbieri) che si era offerto, da appassionato di fotografia quale è, di dare una mano a Ben Huybrechts. In realtà non si sono limitati a questo come si vede nelle prossime tre foto a cui davvero tengo molto e che ho messo anche su Instagram perché dimostrano lo spirito e la passione che ha animato una due giorni indimenticabile.
(foto di Ben Huybrechts)
Coordinare tutto (dal workshop al post con le cene organizzate nei ristoranti a Lucio che traduceva tutto per tutti) è stato faticosissimo e con Lucio Farinelli eravamo davvero stanchi (per quattro giorni ci siamo alzati alle 6.00 del mattino e si andava a letto all’1.00 di notte), ma spesso ci siamo guardati attorno e sinceramente un po’ di commozione ci travolgeva perchè eravamo in pieno Concentus. Le persone sorridenti, le due maestre che non solo sono state incredibili per la mole di insegnamenti dati e la qualità, ma che hanno seguito passo passo i vari temi dandoci consigli e suggerimenti durante la lavorazione dei nostri ikebana,
(foto di Ben Huybrechts)
gli allievi che si scambiavano gli attrezzi, si aiutavano a vicenda.. ho ancora i brividi a ripensare a quei momenti, è stato semplicemente bellissimo, emozionante ed armonico.
Ma l’unione non è stata solo in sala. Non avremmo potuto mai organizzare nulla se anche persone esterne al tutto non ci avessero dato una mano.
A partire da due dei nostri fornitori che hanno ricevuto messaggi su whatsapp a qualsiasi ora del giorno e della notte (realmente). Grazie Massimo e grazie Edorado.
(foto di Ben Huybrechts)
Per non parlare di Paco Donato che ci ha permesso di raccogliere il materiale per il wabi-sabi e non solo, si è messo a lavorare con noi e per noi con la generosità di cuore e di intelletto che gli appartengono da sempre.
(foto di Ben Huybrechts)
Sebastiano ed Angelica ci hanno anche aiutato perché volevamo fare un dono alle persone iscritte e loro hanno realizzato per noi dei poggia bacchetta meravigliosi
(foto di Ilaria Mibelli)
e Alberto Paciaroni (Uovo a Pois) ha realizzato per noi le cupcake (alle mandrole, alla mela e al cioccolato) che abbiamo offerto a tutti i partecipanti durante il pranzo del sabato.
(foto di Ben Huybrechts)
Indimenticabile la visita della mestra che ci ha diplomato e che da più di 25 anni rappresenta la Sogetsu in Italia ovvero la signora Lina Alicino che ha mostrato alle nostre allieve, e agli altri partecipanti, i suoi libri firmati da Sofu, Hiroshi e Akane Teshigahara.
Chiudo questo mio post di ringraziamenti con una foto di Ben Huybrechts che, prendendo a prestito un titolo dei Matia Bazar, intitolerei: C’è tutto un mondo intorno.
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