Monthly Archives: settembre 2017
30/09/17 Bisogna esprimere il profumo racchiuso nelle nostre anime
(da sinistra Nicoletta Barbieri, Silvia Barucci, Ilaria Mibelli, Lucio Farinelli, Rumiana Uzunova, Antonio Alessandria, Luca Ramacciotti e Anne Justo)
Il titolo di questo post è di Federico Garcia Lorca e ben descrive il perché ci si senta attratti da un profumo rispetto ad un altro, Se le incuriosni a Pitti Fragranze o gli sperimenti personali o la grandiosa mostra presso Campomarzio70 ci hanno aiutato ad addentrarci in questo sfuggevole ed avnescente mondo è indubbio che ancora molte suggestioni ci sono che possono stimolare il nostro animo.
Lo scorso anno con le allieve del Concentus Study Group presenti a Pitti giocammo coi profumi di Meo Fusciuni e quest’anno abbiamo deciso di provare ad ideare gli ikebana in base ai profumi di cui abbiamo ricevuto i sampler (un profumo va assaggiato più volte per comprendere come visualizzarlo) e che ci hanno particolarmente colpito.
Ogni ikebanista ha provveduto ad inviarmi la descrizione del suo processo creativo. Sono pubblicati in ordine di realizzazione.
Magic Circus – Min New York
(Ikebana, vaso e foto di Luca Ramacciotti)
Il profumo fa parte della prima serie di SCENT STORIES (ovvero una collezione di pozioni destinate a evocare ricordi che trascendono il tempo e il luogo) ed evoca un carnevale ambientato al volgere del secolo con un’ombra di crepuscolo. Le note di testa sono bergamotto, pepe rosa, ananas e zucchero filato, di cuore invece cisto, labdano, noccioline e geranio. Le note di base patchouli, caramello e truciolato di legno. Possiamo definire il profumo un gourmand anche se è palese che vi sono sentori che appunto ricordano la polvere, il mistero, il vorticare di cose, persone ed animali. Come tradurre in ikebana tutto ciò? In mente avevo fisso lo zucchero filato. Più sentivo il profumo e più mi rapiva anche il suo cuore di tenebra. Utilizzando un mio vaso molto “pannoso” per estetica ho deciso di utilizzare dei wooden strips per riprendere l’idea del truciolato ed una massa di amaranto a ricordare sia le nocciole, sia coi loro gambi verdi le foglie di patchouli e dei rami di mitsumata come se fossero i bastoncini dello zucchero filato. Lo sfondo nero per caratterizzare l’ombra del crepuscolo.
L’Or du Sillage – Simone Andreoli (Diario Olfattivo)
(Ikebana e foto di Nicoletta Barbieri)
Leggendo il diario olfattivo del profumo L’OR DU SILLAGE, che nasce per celebrare l’ essenza dell’estate in Costa Azzurra, mi hanno colpito queste immagini: “navighiamo in acque color del cielo che profumano di costa e degli alberi delle lontane colline…una festa in mezzo al mare… un brindisi alla felicità… il riflesso di una scia d’orata..”. Note olfattive Bergamotto, Petitgrain, Aghi di pino, Pepe rosa, Legno di cedro, Cypresso, Assoluta di Muschio di Quercia, Cuoio, Patchouli.
Da qui l’azzurro del vaso e dei rami blu che ricordano i colori della Costa Azzurra, il pino la sua vegetazione, la corteccia scura richiama il cuoio della piramide olfattiva così come gli aghi del pino. La gypsophila come spuma bianca di bollicine è un inno all’allegria, infine la mitsumata color oro è il riflesso del sole sul mare nonché la scia dorata del profumo.
Essenza Miracolosa – Peccato Originale
(Ikebana e foto di Lucio Farinelli)
Note: Ribes, Noce Moscata, Hedione, Rosa Damascena, Maté, Labdano e Karanal.
Non mi sono soffermato sulle essenze, ma sulla sensazione che il profumo mi forniva. Il croccante di mandorle, l’essenza dellai pasticceria, quell’odore rassicurante che ci fa stare bene e ci preannuncia sapori piacevolissimi contenuti in un buon dolce. E’ veramente un essenza miracolosa che ci fa stare bene. Ho voluto rappresentare la golosa pasticceria con un bel croccante di mandorle, sul quale cola il caramello o il ciococlato fuso, con vaniglia, caramelle, dulce de leche. Viene l’acqualina in bocca solo a descriverlo.
Moorea – Simone Andreoli (Diario Olfattivo)
(Ikebana e foto di Ilaria Mibelli – vaso di Daniela Petruccioli)
Per il secondo anno consecutivo siamo stati a Pitti Fragranze, il gruppo è cresciuto si è aggiunta Rumiana. I maestri Luca Ramacciotti e Lucio Farinelli hanno fatto tre dimostrazioni ciascuno per i Profumi del Forte, ci siamo poi immersi in un percorso olfattivo, tanti e tanti ne abbiamo annusati ed ascoltato dai loro creatori le storie alle spalle. Come scegliere? Più facile di quanto si pensi. I profumi sono amore a prima vista è questione di chimica. Io ho scelto
Moorea di Simone Andreoli. Mentre il senso dell’olfatto era inebriato, il cervello era stregato dal racconto della sua nascita e tutto raggiungeva il cuore. Moorea prende il nome dall’omonima isola della Polinesia. Polinesia… Polinesia! Il Paradiso Terrestre. Ho scelto un vaso turchese come immagine della fusione del cielo con il mare, Note Marine si trovano fra le note di testa, come pure Lime e il Bergamotto, dei limoni a ricordarli. Nelle note di cuore, Lilium gialli come sono gialli i Narcisi e l’Ylang Ylang e la Phalaenopsis bianca per Neroli e Tiarè e per finire del materiale secco e intrecciato a richiamare le radici da cui si estrae l’olio essenziale del vetiver delle note di base.
Under my Skin – Francesca Bianchi
(Ikebana e foto di Silvia Barucci)
Sentori del profumo: Pompelmo, lavanda, pepe nero, spezie varie, Rosa Bulgara, garofano, Burro di Iris, Muschio, Ambragrigia, Accordo Pelle Costus, fava Tonka, Tolu Balsam, Peru Balsam, Sandalo, Mysore (e altri legni) Vaniglia, Muschio di albero (licheni).
La corteccia di eucalipto indica la “pelle”, intesa come elemento che lascia intravedere qualcosa al di sotto, i rami di bosso forti e decisi sono ciò che è “under may skin”. I pezzi di specchio (che si intravedono) sono un omaggio alla fresca bellezza della creatrice del profumo. Le rose, corpo e anima delle donne, insieme al pepe rosa danno una nota piccante ed elegante.
Il commento dell’autrice del profumo è stato: “E’ proprio l’eleganza che avevo in mente”.
Black IV (Journey of Love) – Widian
(Ikebana di Rumiana Uzunova – vaso di Lucio Farinelli – foto di Luca Ramacciotti)
Note: Bergamotto, Ribes Nero, Prugna, Rosa, Fiori Bianchi, Vaniglia, Muschio, Menta, Cuoio e Sandalo.
Rumiana, che ha iniziato il II livello dello studio dell’ikebana Sogetsu e che ha svolto un lavoro da livello superiore anche già accettando l’idea di partecipare a questa ideazione di ikebana legata ad un profumo, dice della sua idea: Ho seguito la descrizione del profumo dove da un’amore al primo sguardo (fiori bianchi) si passa alla sensualità carnale (bacche rosse dl Viburno) sottolineando la sensualità orientale del legno di Sandalo con il ramo in primo piano che, come un profumo, si inerpica ed avvolge questo amore.
Antidoto – Peccato Originale
(Ikebana e foto di Anne Justo – vaso di Luca Ramacciotti)
Sentori: Limone, Mandarino Giallo, Petit Grain del Paraguay, Maté e Rhum.
Dice Anne del suo lavoro: Antidoto è un profumo dalle note agrumate, che dà una sferzata di buon umore. I colori giallo e arancione sono stata scelti per per questo motivo, i fiori di riso (bianchi) per l’avvolgente forza del profumo quando lo si indossa. Il bear grass invece sottolinea il lato un po’ ribelle del carattere di chi indossa questo profumo.
Chiudo questo post con un’anteprima. Mentre ancora siamo in attesa della messa in atto del workshop con Ilse Beunen e Anne- Riet Vugts la nostra programmazione di eventi prosegue e lo fa seguendo ancora questo importante studio sul profumo grazie ad un’eccellenza italiana: Antonio Alessandria.
(Foto e grafica di Silvia Barucci)
Antonio Alessandria, reduce dal successo riscontrato dal suo nuovo capolavoro dedicato al Gattopardo di tomasiana memoria, verrà da noi per parlarci del mondo dei profumi, delle famiglie olfattive approfondendo così il percorso iniziato due anni fa con Marika Vecchiattini e proporrà un gioco particolare.
Anni fa presso l’Istituto Giapponese di Cultura a Roma partecipai ad una gara di Kōdō arrivando secondo (quindi gli altri partecipanti avevano un naso peggiore persino del mio 🙂 ) ed Antonio Alessandria appunto giocando ci insegnerà come stimolare il nostro olfatto nel riconoscere e memorizzare i sentori. Lo ringrazio fin da ora, ma avremo modo di riparlare con calma di questo prossimo incontro.
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26/09/17 La trasparenza
Tra poco ripartono i corsi di ikebana Sogetsu a Roma dove noi, Concentus Study Group gruppo riconosciuto dalla Sogetsu, teniamo lezione fin dal 2011. Siamo gli UNICI che possono documentare la loro presenza costante ed ininterrotta a Roma salvo sporadici spostamenti per workshop (Milano), mostre per occasioni di moda (Vicenza) o per il corso in Toscana (Livorno).
Nel nostro sito (che già fu quello della maestra che portò in Italia la Sogetsu la sig.ra lina Alicino) tutte le informazioni con la chiarezza che da SEMPRE ci contraddistingue. Ci sono i nomi dei Maestri da noi diplomati (a cui se ne stanno per aggiungere altri), il nostro curriculum (mostre in posti come MAXXI, Ara Pacis, Istituto Giapponese di Cultura, Concorsi internazionali vinti da me e dalle nostre allieve – gli unici ad avere questi traguardi in Italia – e workshop internazionali da noi organizzati) e le foto dei lavori miei e del maestro Lucio Farinelli. Non abbiamo mai avuto problemi a dire in quanti anni abbiamo studiato (di certo non abbiamo fatti i cinque anni in due come gli studenti che bocciano alle superiori), con chi ci siamo diplomati etc.
E poi ci sono le foto dei corsi, delle cose fatte dalle allieve durante gli anni. Perché noi siamo onesti e trasparenti. Chi siano le nostre allieve lo sanno tutti e ogni cosa da noi detta ha testimonianze. E’ facile dire che si fanno lezioni a Rocca Cannuccia quando poi i fatti non lo dimostrano o non si dice chi le fa. Ogni ikebana da noi pubblicato porta il nome di chi lo ha realizzato, se il vaso è di un ceramista e chi ci ha fornito i fiori.
Se si fa ARTE se si CREDE in essa dobbiamo esserne al servizio con UMILTÀ non usarla per i nostri scopi. Per questo come dicevo nel mio precedente articolo (Senza fare passi falsi) non mi sono mai avventurato in cose di cui non sapessi di averne la competenza al 200% anche perché tanto si sa la superbia va cavallo e torna a piedi e si vedono i risultati. Magari per chi non sa possiamo aver gettato fumo negli occhi, ma per chi sa…
Prendiamo ad esempio le grandi installazioni tipiche della scuola Sogetsu.
In questa foto di Tiziana Biondo la Iemoto Akane Teshigahara stava completando la grande installazione che fece a Gand durante la sua dimostrazione (e successivo workshop dove dall’Italia era presente SOLO il nostro Study Group e nessun altro maestro o allievo). Invidiavo chi l’ha potuta assistere e comprendere da vicino questo grandioso modo di operare.
In “sintesi” è come se l’ikebana di medie dimensioni che si fa in vaso venisse posto sotto un raggio che ingrandisce e diventasse di enormi proporzioni. Mi spiego meglio. Le caratteristiche tipiche dell’ikebana Sogetsu sono l’asimmetria (il simmetrico da idea di finito, di “morto”), il movimento, i pieni e i vuoti, l’armonia (di forme, di colori, di masse, di materiale) e soprattutto l’equilibrio finale. In questa installazione più la Iemoto aggiungeva materiale e più la struttura si alleggeriva, diveniva tutto omogeneo, perfetto e tridimensionale. E soprattutto era in perfetta unicità. Questa è la cosa più difficile in ikebana; far sembrare che il tutto sia in perfetta armonia, ci sia un’unione tra i materiali come se fosse “spontane” che fossero lì. Avete presente quando si vede un campo, una pineta, un qualsiasi pezzo di terra? Ecco come osserviamo lì la natura dobbiamo trasporla in ikebana anche se andremo a mescolare gli elementi vegetali tra di loro. Ovviamente più si va nel grande, senza saperlo fare, più si rischia di uscire dall’ikebana e avvicinarsi a questo…
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22/09/17 Senza fare passi falsi
Qualcuno una volta mi chiese cosa avrei fatto se fossi vissuto in un posto come la Manciuria dove non ci sono fiori o piante. Gli risposi che forse avrei organizzato la terra…. Ovviamente è una fortuna se uno ha i fiori con cui può lavorare, però non sostengo che se si vive in un luogo dove non ci sono fiori è necessario coltivarne a tutti i costi per produrre ikebana. Va ricordato che il termine ikebana è costituito da due parole; ikeru, che significa organizzare o creare, e Hana, che designa fiori, e che tra i due, ikeru è il più importante. Ogni volta che vado a realizzare una composizione floreale, la mia prima considerazione è l’impostazione. Il mio obiettivo è sempre quello di organizzare quei materiali che ho in modo tale che si adattino armoniosamente con l’ambiente circostante.
(Sofu Teshigahara)
Per natura son sempre stato molto restio nel compiere un passo in avanti e mi son affidato a chi ne sa più di me. Pur studiando continuamente e partecipando a workshop internazionali sono sempre stato timoroso nell’espormi in prima persona non sentendomi mai così preparato come io vorrei. Né mi sono mai improvvisato in nessun campo. Sarà che nel mio lavoro spesso, purtroppo, ci si imbatte in persone che grazie a vari escamotage fanno un lavoro per cui non sono preparati, ma io mi sento sempre al punto di partenza. Da sempre. Quando al MAXXI mi chiesero di ideare un ikebana “adattabile” alla scultura/fontana di Francesco Venezia osservai a lungo l’opera e il luogo prima di dire di sì. E ho passato giorni a disegnare schizzi, gettare giù idee. Eppure con il mio lavoro mastico un po’ di scenografia, con i miei studi universitari ho ben chiaro il concetto di arte dalla pittura, alla scultura alla videoarte. Però, nel caso del MAXXI, mi sarei messo a fare qualcosa che attingeva dalla mia esperienza, ma che nessun insegnante aveva avuto modo di farmi conoscere. Pensavo alle grandi strutture di Sofu e Hiroshi, alle loro sculture, alla loro versione di land – art (segnalo in questo contesto gli interessanti articoli di Lennart Persson), alla frase che apre il post che ho estrapolato dal Kadensho. Pensavo alle contaminazioni tra l’arte occidentale ed orientale.
(Sofu Teshigahara)
(Marchel Ducamp)
E’ innegabile, però, che per fare sculture come questa scultura di Sofu o quella che il medesimo realizzò nel 1960 per il Gam di Torino
si deve aver studiato e praticato tanto. Se non vogliamo fare una catasta di rami e radici dobbiamo esercitarci con scultori, artigiani del legno, giardinieri per sapere bene come muoverci, piegare la materia al nostro volere. Non è che se facciamo una cosa storta, strana per forza sia arte (Alberto Sordi de “Le vacanze intelligenti” docet). Se invece ci improvvisiamo… bè io ammiro queste persone che fanno delle solenni porcherie, le spacciano per arte e magari ne sono (in superficie, in cuor loro sanno la verità, è impossibile il contrario) pure tronfi e soddisfatti. Io, no, non riesco. Faccio il passo quando non solo sono sicuro, ma quando tutti mi danno forza riconoscendo la mia preparazione. Anche perché poi si vedono video in cui comprendi se un maestro usi la giusta tecnica oppure no. Può ingannare il popolino, ma non chi studia e sa. Preferisco non fare che fare male. Questo è sempre stato il mio pensiero in anni di regia e di ikebana. Questo impongo alle mie allieve. Solitamente chi lascia il mio percorso è perché richiedo serietà e disciplina, ma a me i finti pavoni non son mai piaciuti.
Il Corvo s’adornò tutto di penne di Pavone, dapoi parendogli esser bello lasciò andare i suoi, e andò ai Pavoni. Quali come intesero le fraude, tutte le penne gli cavarono, e con molte busse lo cacciarono via.
Sentenza della favola.
Questa favola insegna a quelli, i quali vogliono alzarsi più di quelli, con i quali vivono.
(Esopo)
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18/09/17 La direzione
(Ikebana di Lucio Farinelli)
Spesso a lezione consiglio di dare un’unica direzione agli ikebana in stile libero perché questo dà al lavoro una maggior forza, ma, come per tutte le regole c’è un ma. Approfitto dell’ikebana del Maestro Lucio Farinelli a sua insaputa e glielo “sciuperò un poco” con dei fotoritocchi, ma è per spiegare tutto per il meglio.
Se notiamo l’ikebana di Lucio ha 3 direzioni.
Quindi secondo ciò che predico perde forza l’ikebana? Teniamo sempre conto di una cosa. Abbiamo a che fare con del materiale vivente che ha linee, forme e colori completamente diverse di volta in volta e che tutto cambia ancor di più a seconda del vaso usato.
Ma andiamo per ordine. Mi scuso già con Lucio e con Silvia Barucci (la nostra grafica) per lo scempio che sto per fare, ma non mi interessa fare una clonazione pulita è solo per esempio (oddio a volte ho visto online foto di ikebana dove gli effetti di fotoritocco son ben palesi e visibili, ma questo è un altro discorso).
Ho “tolto” il ramo di sinistra per cui ho una linea verticale ed una che con il materiale segue la linea del vaso.
Continuiamo a levare, via il materiale di destra (si cerca una sola direzione, no?). Cosa abbiamo? Una sola direzione, ma…. abbiamo anche semplicemente dei fiori inseriti (bene) in un vaso. Ecco la differenza tra un ikebana ed un flower arrangement è sostanzialmente questo. Gli ikebana devono avere l’idea di materiale “libero” in “movimento” che ha un suo particolare spazio. Se noi vediamo degli ikebana che danno l’idea di staticità… non sono ikebana o non sono ben fatti. Non è che si muovono perché hanno direzioni varie (che so a raggiera) o molte linee (spesso confusionarie), ma perché quando vedi il lavoro ti pare che il materiale sia lì con leggerezza, che si stia muovendo nello spazio, che il tutto sia “naturale”.
Torniamo di nuovo alla foto originale.
Eccoci all’eccezione della regola. Abbiamo un vaso a tetraedo che a me piace molto e che pare di paglia (ma è ceramica!) la cui forma è ben solida e allora gli diamo uno slancio verticale che ci alleggerisce il tutto, ma come abbiamo visto non basta. Giustamente Lucio ha messo a sinistra una linea di fuga visuale che segue il lato di destra del contenitore come ne fosse un’emanzione e sottolinea la tridimensionalità della parte verticale. La parte in basso a destra collega le due parti ed è come se fosse la parte terminale del ramo di sinistra e si rivolge verso chi guarda come ad invitarlo.
Quindi le regole ci sono e sono importantissime (non per altro si studiano per quattro anni – se si fa il percorso coi giusti tempi di assimilazione) e ci permettono, nella loro varietà, di applicare quella giusta al momento opportuno. Quindi quando io dico alle allieve che è meglio una sola direzione è perché in “quel momento” è giusto così. Si sa che l’ikebana è un mondo in continuo cambiamento e fluttuante proprio perché dipende dal materiale che abbiamo a disposizione. La forza dell’ikebana Sogetsu è che non avendo “stili” abbiamo un’infinita possibilità di concatenazioni di idee. Se le sappiamo (o vogliamo) sfruttare tutte per non fare sempre lo stesso tema o sfruttare la medesima idea.
L’importante è sempre comunicare leggerezza, equilibrio e movimento.
Spesso qui ho parlato del “materiale non convenzionale” usato da noi della Sogetsu. Se ricordate un mio post dello scorso anno (Abstract Composition using paper and other materials) ad esempio sia io sia le mie allieve utilizzammo della carta (non qualunque nè pesante) che lavorammo con un processo particolare (descritto nell’articolo) affinchè nonostante non fosse più modellabile (accartocciarla, strapparla etc) risultasse leggera e dinamica sull’ikebana. Sennò sarebbero sembrati dei corpi estranei pesanti e statici. Idem quando al recente Pitti ho utilizzato i fogli di gelatina. Nulla deve andare a discapito del nostro equilibrio e movimento.
Se vediamo le grandi installazioni Sogetsu è incredibile come siano tutte di una leggerezza unica. Questo è l’esempio da tenere sempre a mente e a cui riferirsi.
Sennò non si sta facendo la giusta via dei fiori. I fiori sono leggeri non possiamo noi trasformarli di volume.
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09/09/17 La giusta dose
(da sinistra Ilaria Mibelli, Luca Ramacciotti, Dario Torre, Silvia Barucci, Isella Marzocchi)
La definizione di profumo è “Miscela di essenze odorose (naturali o artificiali), opportunamente dosate”. Ovviamente il tutto visto con occhio clinico. Il profumo è alchimia, è ricordo, sogno, è qualcosa che ti prende e ti porta via con sé. E’ un oggetto effimero? Se inteso come qualcosa che ha una nascita, sviluppo e fine sì. Ma ne resta in noi il ricordo, le impressioni, le suggestioni. Come accade con l’ikebana. In noi rimarrà un ricordo, una sensazione (si spera positiva). A volte un profumo o un ikebana alle persone danno sensazioni diverse dalle nostre. Ieri Marika Vecchiattini mi ha fatto un complimento fantastico sul secondo ikebana da me ideato quando per il sottoscritto il primo era quello più particolare, ma va bene così perché siamo tante anime differenti ed ogni ikebana, profumo o altra forma d’arte ci comunica qualcosa in quel momento, con lo stato d’animo di quell’attimo che poi svanirà nell’aria. L’importante è che la dose che andiamo ad assaporare sia perfettamente equilibrata.
Quindi siamo andati a sommare due arti transitorie dove i fiori sono sempre stati spunto per fare i profumi, fonte primaria di materia concreta e noi dal profumo siamo andati a ritroso verso il fiore grazie a due angeli custodi che ho avuto: Dario Torre dei Profumi del Forte ed Isella Marzocchi. Grandi professionisti, gentilissimi ed entusiasti come noi di ciò che ci hanno proposto a partire dall’onore di farci ideare due ikebana per le nuove fragranze che presentavano: Toscanello e Vetiver Moderno. Due profumi diametralmente opposti. Il primo travolgente, goloso, caldo e il secondo fresco, intenso con un cuore profumato (mi perdoneranno i cultori del profumo se non mi esprimo correttamente, ma dico quello che ho provato assaporando questi due profumi).
Al maestro Lucio Farinelli Vetiver Moderno era arrivato subito all’animo come a me Toscanello (dico la verità dopo essermelo spruzzato addosso mi sarei leccato….) con i suoi sentori di cacao, caffè, tabacco, miele, latte e muschio (e ve ne sto dicendo solo alcuni!) mi aveva letteralmente travolto. Per cui è stato facile spartirci i profumi proposti.
Ieri pomeriggio ho fatto io la prima dimostrazione live di ikebana ispirati ai profumi coaudiuvato da Silvia Barucci ed Ilaria Mibelli con l’onore di avere il Maestro Serra a fare le foto.
Il primo è stato Toscanello. Grazie ad un vaso imprestato da Silvia (come anche quello utilizzato poi per Mythical Woods) color bianco sono andato a sottolineare il sentore di latte che non è comunissimo nei profumi e già questo caratterizza questo lavoro. Con delle liane di Rattan ho voluto sia ricordare il tabacco sia la cabossa del Theobroma cacao, ma anche il colore di certi bei rum assaggiati in Nicaragua. Anzi proprio a Dario, sentendo per la prima questo profumo, dissi che mi ricordavo gli aromi di questa nazione a me così cara. Poi volevo mettere in risalto il miele e il muschio. Per quest’ultimo era semplice, ma il miele? Sono ricorso ai miei cari tecnici di palco che mi hanno dato dei fogli di gelatina color ambra. E il risultato lo vedete qui sotto.
Il secondo profumo era quello presentato alla scorsa edizione di Pitti: Mythical Woods.
Un legnoso speziato, molti i legni presenti al suo interno, tutti ricercatissimi, con note di zafferano, lampone e zenzero. Per dare l’idea dei pregiatissimi ed importanti legni presenti (si va dal sandalo al cedro al guaiaco) ho utilizzato del Corylus avellana, che puntava verso l’alto come un filo di fumo scaturito dal bruciare un’essenza, e poi volevo dare una nota di colore che rimembrasse sia il lampone sia i pistilli di zafferano e quindi son ricorso a degli Anthurium rossi. E ci voleva il tocco di oriente, di speziatura ed ecco allora sono ricorso ad una radice originaria dell’estremo Oriente: lo zenzero. Ho utilizzato i suoi rizomi come se fossero delle pietre da cui scaturiva il tutto.
Il terzo a me assegnato era un aromatico, muschiato e marino: Tirrenico.
Lì sono davvero andato di sensazione dal sentore dei legni bagnati che io ho immaginato portati dal mare come spesso trovo sulla battigia, poi note balsamiche e marine, iodate, ma anche verdi come il basilico e fiori bianchi come il gelsomino. Partendo da queste emozioni (ricordo che di ogni profumo sto dicendo solo una piccola parte di sentori presenti) ho scelto un vaso da me realizzato che ricorda per colore le sfumature del mare e dei legni scortecciati abbinati ai fiori di Scabiosa sia per ricordare il colore del Gelsomino sia per dare l’aria quasi di pianta marina, un’alga.
Devo dire che ero emozionato come non mai perché interpretare i sogni, i desideri, le sensazioni ideate da artisti di questo livello è sempre una bella sfida.
Stamani invece si è aggiunta a noi Nicoletta Barbieri e la delegazione romana formata da Lucio Farinelli, Anne Justo e Rumiana Uzunova.
Lucio aveva il compito di realizzare live altri tre ikebana ispirati a questo Brand.
Assistito da Rumiana (allieva al II livello a cui faccio i complimenti per la sua costante presenza e passione) ha realizzato l’ikebana ispirato da Vetiver Moderno.
Lascio a lui la parola: le essenze agrumate mi sono arrivate subito e quindi per questa composizione ho cercato un agrume ornamentale come il Calamondino e fiori bianchi (i Settembrini) come di questo colore sono i fiori delle note di cuore (garofano, mughetto e gelsomino) o degli stessi agrumi. Il calamondino ho voluto utilizzarlo come fosse un viticcio in un vaso semplice da metterne in risalto i colori.
Prima posto la foto dell’ikebana e poi della preparazione perché questo scatto mette bene in risalto il nostro concetto di ikebana. Massima professionalità ed impegno unito però dalla voglia di divertirsi facendo arte senza stare assisi su troni.
Il secondo profumo è stato scelto dallo stesso maestro Farinelli perchè se ne era innamorato lo scorso anno: Vittoria Apuana. Per chi non conosce il litorale versiliese Vittoria Apuana è una frazione separata del comune di Forte dei Marmi ed è molto nota. Ma lascio nuovamente la parola al maestro Farinelli che è stato asisstito da Anne Justo.
Dal momento in cui ho sentito questo profumo ho subito voluto farci un ikebana perché mi ha travolto col suo ricordo di spiaggie, cocco, tropici, Polinesia, ma anche, ovviamente, le spiaggie nostrane. Il Cocco è forte nel profumo e quindi ho voluto creare una struttura (con le foglie seccate di questa pianta), “vestirla” con l’Arancio che fa parte del bouquet ed ingentilirla con l’Orchidea Phalenopsis che richiama la vaniglia (essendo lei stessa un’orchidea). Ho voluto completare il tutto con tre palle realizzate in spago colorato per mostrare le sensazioni allegre e vacanziere che suscita il profumo.
(foto di Luca Ramacciotti, rielaborata da Rinaldo Serra)
Terzo profumo era Prima Rugiada un floreale, cipriato e fresco e qui l’assistente è stata Nicoletta Barbieri. “Appena l’ho annusato – dice Lucio – ho deciso di realizzare un mazezashi che fosse anche un ka-bu-wa-ke perché è un profumo molto fiorito secondo il mio percepire e ho voluto mostare l’acqua e la delicatezza di tutti i componenti: Lavanda, Rosa, Garofano, Mirabilis Jalapa e Settembrino. La scelta di materiali delicati, discreti, è dovuta alla tipologia di questo profumo che si presenta timidamente in punta di piedi, per poi arrivare a creare un perfetto insieme completo.
Che dire se non grazie ai nostri ospiti per questa bellissima opportunità ed esperienza e alle nostre allieve che ci continuano a seguire lungo la via dei fiori che prossimamente avrà un altro importante capitolo profumato. Ma di questo ne riparleremo in un altro post.
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04/09/17 Pitti Fragranze 2017
Nel post precedente inerente il workshop di fotografia tenuto dal maestro Rinaldo Serra scrivevo: “Come lo ringrazio del dono di uno scatto di cui vi parlerò nel prossimo post”.
Ecco lo scatto è la fotografia che campeggia nella locandina realizzata da Silvia Barucci.
Utilizzando dei fiori di Solanum ho cercato di creare un semplice ikebana vaporoso e leggero come un profumo circondato da alcuni degli elegantissimi flaconi de I Profumi del Forte.
Tutto questo perché il prossimo fine settimana saremo presenti all’interno della prestigiosa cornice di Pitti Fragranze, la grande mostra inerente il mondo dei profumi d’autore, le eccellenze del mondo dedicato al più fine, antico, misterico mondo sensoriale capace di trasportarci in mondi e sensazioni.
Tutto nasce grazie a Dario Torre e Isella Marzocchi che ci hanno supportato in questa nuova grandiosa ed importante esperienza per il nostro gruppo di ikebana Sogetsu.
Venerdì (il sottoscritto) e sabato (il maestro Lucio Farinelli) terremo una dimostrazione di ikebana ispirati ad alcuni dei profumi di questa prestigiosa Casa comprese due nuove fragranze che saranno presentate proprio durante la tre giorni fiorentina.
Avere l’onore di sentire in anteprima questi nuovi particolarissimi sentori ed immaginarli trasformati in ikebana è davvero una bella sfida ed emozione e siamo felici di rappresentare la scuola Sogetsu a così alti, ed impegnativi, livelli.
Saremo affiancati dalla maestra Anne Justo, dalle allieve Ilaria Mibelli, Nicoletta Barbieri, Silvia Barucci e Rumiana Uzunova che ringrazio fin da ora.
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03/09/17 Ciò che rende la fotografia una strana invenzione è che le sue materie prime principali sono la luce e il tempo
Inizio questo articolo con il titolo che è una citazione di John Berger e con una foto che non è un ikebana (come non lo saranno le successive) per parlare del workshop di fotografia tenuto in Versilia dal maestro Rinaldo Serra.
Il workshop intensivo era su due fine settimana che per me sono diventati quattro giorni di seguito dato che nel primo weekend ero impegnato con la regia de “La Traviata” presso il Festival Puccini di cui pubblico una fotografia scattata alla prova generale proprio da Rinaldo Serra.
Come sanno chi segue questo mio blog e le mie allieve per me non si può diventare maestri di ikebana se non si sa ben fotografare il proprio lavoro. E’ una condizione indispensabile. Non chiedo di diventare fotografi professionisti, nemmeno io lo sono ovviamente, ma di mettere cura nello scattare sì. Probabilmente questa mia “fissa” è dovuta al fatto che quando ero io studente nessuna maestra si curava della foto degli ikebana per cui non ho traccia del mio percorso di studio (se non per foto con muri gialli, quadri, mobili con suppellettili e luci basse per cui inguardabili), ma è anche vero che viviamo in un mondo fatto di immagini per cui non si può vedere ikebana con rami fuori all’inquadratura o dietro il ritratto della nonna estinta o un conchino di fiori o il centrino della zia Belarda. Come non si possono vedere inquadrati male, foto mosse oppure costantemente effettate con luci sparate e post produzione per renderle abbaglianti come se gli ikebana fossero stati lavati col Dash.
Come ovviare a tutto ciò? Studiando. Come oltre l’ikebana si deve studiare anche fotografia? Diciamo che se si vuole diventare maestri con me si deve anche avere l’idea chiara di come si fotografa un ikebana. Per cui ho apprezzato particolarmente Anne, Daniela e Silvia che han fatto una due giorni a Viterbo con il Maestro Giuseppe Cesareo e Ilaria, Nicoletta (più il marito Fabio) e Silvia che hanno fatto questo percorso con me in questi giorni.
Cosa si impara in quattro giorni? Di sicuro la consapevolezza che si apre una piccola porta su un mondo infinito di cui sappiamo ben poco, ma avremo in mano un apparecchio fotografico che conosceremo meglio, sapremo cosa sono i tempi, i diaframmi, come fare l’inquadratura, come mettere a fuoco il soggetto per non andare a perdere la profondità di campo o quel dono immenso che è la luce e sapere come questa incide sul nostro lavoro e quanto ci possa aiutare a volizzarlo sia per definizione sia per colori e luminosità e come muti col passare dei minuti.
Metto qui alcuni esempi della stessa composizione che apre l’articolo e che vi assicuro nessuno di essi è stato rielaborato al pc per cui prendetele per quel che sono, non foto artistiche, ma esempi di studio.
Come si vede la scena è la stessa (mi si perdoni per la penultima foto che vado fuori sfondo bianco, ma non c’era altra possibilità), ma cambia continuamente per forme, volumi, sensazioni e.. colori!
Il set è fatto con del semplice cartoncino bristol e… alcune malizie (come dice lui) che ci ha insegnato il maestro Serra.
So socraticamente di non sapere, ma grazie al maestro Serra ho maggiore consapevolezza del mio strumento e so che devo guardare il mondo che mi circonda con occhi diversi anche se tutto il workshop era, ovviamente, finalizzato al mondo dell’ikebana.
Nessuno nasce imparato e non si può avere l’arroganza di pensare di fare belle fotografie senza i consigli o le lezioni di un maestro (come tutti sanno per me fu illuminante l’incontro con Ben Huybrechts) e anzi ringrazio il maestro Serra per i (bonevoli) rimbrotti fattimi in questi giorni perché ogni critica è un passo in avanti e permette di migliorarsi. Come lo ringrazio del dono di uno scatto di cui vi parlerò nel prossimo post.
Avere la fortuna di incontrare questi personaggi che donano con passione e generosità la loro sapienza è un dono immenso.
Per cui ringrazio, anche a nome delle mie spossate, ma felici allieve, il maestro Serra per la sua bravura, chiarezza, pazienza e per la professionale passione che mette nella sua arte.
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