Monthly Archives: febbraio 2017
21/02/17 Il komi (込) non deve diventare gomi (ゴミ)
(varie tipologie di kenzan e uno shippo)
Nel moribana della scuola Sogetsu (ma anche Ohara) si utilizza uno strumento di sostegno che si chiama kenzan. La scuola Ohara utilizza anche lo Shippo kenzan che in foto è quello dietro al kenzan di plastica.
Di kenzan ce ne sono di tutte le forme, colori e materiali. Quelli in foto sono solo alcuni di quelli in possesso mio e del maestro Farinelli perché.. ecco diciamo che tendiamo a cercare di essere attrezzati il più possibile.
Molti kenzan (o almeno i più particolari) li ho acquistatai ad The Ikebana Shop anche se la dogana mi ha fatto rimpiangere questa mia mania di collezionista 🙂
Il titolo di questo articolo fa riferimento ad una frase che l’ikebanista Valeria Raso Matsumoto ripeteva spesso. Ovvero che il komi (il sostegno, l’aggancio, tutto ciò che ci aiuta a sostenere i fiori nel vaso, tutto ciò che è all’interno del vaso) non deve diventare gomi ovvero spazzatura. Non so il giapponese per cui mi fido della parola della Matsumoto su questi due termini (sperando siano esatti come da me riportati) però la frase rende bene l’idea di come in un ikebana tutto debba essere preciso e in ordine.
Trascrivo la regola che la Sogetsu pone nel suo libro di testo del I livello (pag. 37 per chi lo ha) perché forse non tutti ricordano bene i contenuti dei testi, ma io li ripasso constantemente per essere sicuro di non dare mai informazioni errate ai miei allievi o interpretazioni personali:
Covering the kenzan
It must be noted that, although the Kenzan is used in Moribana for fixing stems, the kenzan is a utensil. It should, therefore, not be seen when the arrangement is completed. It must always be covered using subordinate stems or pebbles. Once they are added to the arrangement, however, they become a part of the arrangement. It is important for stems, leaves, or pebbles used for covering the Kenzan to look natural and be in harmony with the entire arrangement.
Traduco per chi non avesse chiaro l’inglese:
Copertura del Kenzan
Si deve notare che, sebbene il Kenzan sia utilizzato nel Moribana per il fissaggio degli steli, il Kenzan è uno strumento. Quindi non deve essere visto quando la disposizione è completata. Deve sempre essere coperto utilizzando steli subordinati o sassolini. Una volta che vengono aggiunti alla disposizione, tuttavia, questi diventano parte della disposizione. E’ importante che gli steli, le foglie, o i sassolini utilizzati per coprire il Kenzan abbiano un aspetto naturale e di essere in armonia con l’intera disposizione.
In un colpo solo la Sogetsu ci da due insegnamenti. Il primo e più importante è che il Kenzan va SEMPRE COPERTO e NASCOSTO. Questo per la scuola Sogetsu (e a quanto so anche per l’Ohara che però non utilizza i sassolini) è ben chiaro: il Kenzan non va MAI visto. Non ci sono degli ikebana dove i sassi darebbero un tocco country. Se il kenzan si vede è un grosso errore.
Chi fa diversamente o sostiene diversamente o non si ricorda ciò che scrive nelle prime pagine del corso la scuola o non lo sa oppure fa una cosa contro le regole della scuola o non ha nemmeno letto il nuovo libro per il V livello..
Nel suo ultimo ikebana realizzato per il suo portale di studio di quest’arte Ilse Beunen Sensei utilizza (per il contenitore basso) un kenzan nero che in un vaso nero si mimetizza talmente tanto da non notarsi.
Per questo motivo anche io ricorro a volte a kenzan neri, o verdi o con la base in resina. Oggi ci sono talmente tante possibilità di colori e materiali che se andiamo a mettere un kenzan a vista vuol dire proprio che non amiamo ciò che stiamo facendo e realizziamo il tutto con sciatteria o che abbiamo scelto il contenitore sbagliato. Lo so bene che non è facile coprire bene il kenzan e dargli un aspetto naturalistico (soprattutto utilizzando i sassolini) e come me lo sanno le mie allieve che le ho sempre tormentate su questo.
L’altro insegnamento che fornisce la Sogetsu nel paragrafo sopra riportato è che il tutto deve dare un aspetto naturale e di armonia. Questo anche negli stili più estremi (materiale non convenzionale) o nel “riarrangiare” il materiale vegetale (ovvero “smontarlo e rimontarlo” in un’altra forma). Se il nostro ikebana avrà un aspetto forzato sarà… flower design ed avremo sbagliato il tema.
O più semplicemente è una cosa che potrebbero fare tutti senza il bisogno di diventare maestri di ikebana.
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15/02/17 Un’Importante lezione
(Master Instructor Tetsunori Kawana e Luca Ramacciotti)
Tutte le mie scelte sono sempre state dettate dall’instinto e da una buona dose di incoscienza, ma sinceramente non mi sono mai pentito del percorso fatto. Tutto ha contribuito a fare esperienza e a rendermi quello che sono attualmente (nel bene come nel male). Quando fummo avvisati dal Branch dell’Olanda che il Master Instructor Tetsunori Kawana avrebbe tenuto un workshop subito con Lucio Farinelli lo comunicammo alle allieve e decidemmo di partecipare. Non eravamo nessuno, nessuna esperienza di workshop (e infatti commettemmo l’errore di partecipare ad uno solo), ma eravamo eccitatissimi all’idea di ciò che sicuramente avremmo imparato. Come andò (e gli insegnamenti che Kawana Sensei ci diede) lo trovate qui “In famiglia“, ma da sempre ricordo con maggiore limpidezza una correzione che mi colpì molto.
Come scritto nell’articolo citato sopra uno dei temi era “Solo fiori” ed avevamo a disposizione una avrietà infinita di gerbere ed altri fiori di accompagnamento. Kaewana Sensei passando per le correzioni non si soffermò su alcuni lavori classificandoli design e non ikebana (diceva che erano fatti per stupire e non con il cuore) poi a lungo si fermò innanzi ad uno che sinceramente non rammento come fosse stato realizzato se non per un’achillea che era posizionata fuori dal contenitore.
Kawana Sensei chiese all’ikebanista se sapeva che quel fore senza acqua sarebbe morto. Lei gli rispose (forse dimenticandosi per un attimo l’esperienza della persona che aveva innanzi) che le achillee durano tanto fuori dall’acqua e che poi seccano senza sciuparsi.
Kawana Sensei annuì e poi disse: Io sono una persona qualsiasi che viene a vedere un ikebana. L’ikebana è l’arte dei fiori vienti, il rispetto totale per la natura. E vedo un fiore fuori dall’acqua e penso: Peccato che quel fiore soffra e che morirà presto.
Da quel momento ho sempre con me delle fialette di varie misure da usare in caso un fiore non arrivasse a toccare l’acqua all’interno del vaso, ma MAI ho messo un fiore fuori dal vaso. Lo facessi mi parrebbe di tradire l’insegnamento di questo grande Maestro e soprattutto di non rispettare la natura che ci offre i suoi doni.
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12/02/17 Occidentali’s… ikebana
Luca Ramacciotti
Nel nuovo libro della Sogetsu (riservato a chi si diploma maestro) c’è una lezione dedicata a “Composition Using Unconventional material”. Riporto una citazione del fondatore della scuola:
“I regard myself as a creator of shape who uses mainly flowers as his metier, rather than purely as an arranger of flowers.”
Sofu Teshigahara
Sofu è sempre stato affascinato dalle moderne avanguardie occidentali come il Cubismo e il Surrealismo, e per questo iniziò a sperimentare su quella che lui chiamava ikebana di avanguardia, o Zenei-bana, già a partire dalla fine del 1920, con pezzi di ferro e/o di altri materiali non vegetali. Ricorda Sofu: “Qualcuno una volta mi chiese cosa avrei fatto se fossi vissuto in un posto come la Manciuria dove non ci sono fiori o piante. Gli risposi che forse avrei organizzato la terra…. Ovviamente è una fortuna se uno ha i fiori con cui può lavorare, però non sostengo che se si vive in un luogo dove non ci sono fiori è necessario coltivarne a tutti i costi per produrre ikebana. Va ricordato che il termine ikebana è costituito da due parole; ikeru, che significa organizzare o creare, e Hana, che designa fiori, e che tra i due, ikeru è il più importante. Ogni volta che vado a realizzare una composizione floreale, la mia prima considerazione è l’impostazione. Il mio obiettivo è sempre quello di organizzare quei materiali che ho in modo tale che si adattino armoniosamente con l’ambiente circostante.”
Lucio Farinelli
In questa lezione non dobbiamo partire da un contenitore e scegliere materiale vegetale e stile o viceversa, ma cercare un’idea, dei colori, degli oggetti che possano sviluppare la nostra creatività. Sia che si decida di ricorrere ad un vaso oppure che si crei una struttura autoportante dovremo lasciare che la nostra fantasia sia stimolata da vetro, pietre, ferro, pluirball, bottiglie di plastica. Si deve focalizzarci su uno o più materiali e cercare di comprenderli al fine di avere una maggiore libertà espressiva e creativa in ikebana. Non c’è un vera e propria metodologia di studio se non quella di essere creativo in maniera costruttiva. Ovvero non fare come in tanta arte moderna cose volte solo a stupire, a colpire, ma che non ci comunicano nessuna sensazione perché sono aride, morte.
Ovviamente dopo 4 anni di stuio del’ikebana Sogetsu il nostro gusto, occhio, modo di percepire le forme sarà così indirizzato verso le “regole” dell’ikebana apprese che non faremo qualcosa di simmetrico, statico, pesante… morto, ma asimmetrico, con pieni e vuoti, l’equilibrio di forme e colori, l’armonia. E questo è meno semplice di quel che possa sembrare. Non dobbiamo fare una scultura, non richiede questo la lezione, ma un ikebana astratto. Questo ha una sua logica sennò sarebbe una lezione solo di bricolage. E’ anche vero che noi occidentali con il nostro backgrund di storia dell’arte alle spalle probabilmente un poco avvantaggiati siamo. Le persone vedendo i nostri lavori devono percepire che siamo studiosi di ikebana. Se per caso pubblichiamo il nostro lavoro su un social e ci chiedono cosa sia… bè abbiamo fallito. Non credo che a Picasso abbiano mai chiesto cosa fosse Guernica. Magari son rimasti perplessi innanzi al dipinto, ma hanno provato delle emozioni.
Questo ovviamente fa parte di un lungo processo creativo e di crescita personale se c’è. Se facciamo ikebana, come ho spesso ripetuto in questi post, per farci notare, se si cambia insegnante per andare da quello che è di moda al momento o al centro dell’attenzione, se si è sempre e costantemente gelosi dei passi degli altri, se vogliamo accumulare lezioni su lezioni senza capire nulla o poco e arrivati al 5 anno si deve rifare le composizioni base (ad esempio il nageire), se si collezionano discipline orientali come se fossero francobolli senza però riuscire in nessuna perché manca anche il talento, se ci si crede Vang Gogh e invece siamo Teomondo Scrofalo, se ci interessano solo i certificati o si crede che facendo i lecchini (sbattendo le ciglia o portando regalie) si vada avanti… bè direi che la canzone che ha vinto lo scorso Festival di Sanremo fa per voi Francesco Gabbani – Occidentali’s Karma
In caso invece positivo si va a creare degli ikebana astratti piuttosto interessanti anche ad un primo spiazzante approccio come hanno avuto ieri le mie allieve di Livorno. A loro ho dato una difficoltà in più perché il materiale lo avevo scelto io (però avevano diverse possibilità di scelta) ed ovviamente non sapevano che lezione avrebbero affrontato. Quindi un triplo salto carpiato nel buio. Anche se devo dire lo abbiamo affrontato a stomaco pieno grazie al meraviglioso meriganto (con sopra come decorazione la riproduzione in pasta di zucchero dell’ikebana con cui Silvia Barucci aveva vinto il Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition -5th) con cui le corsiste di Livorno han voluto festeggiare in serena armonia e gioia la loro collega.
Nicoletta Barbieri
Sivia Barucci
Ilaria Mibelli
Rosaria Malito Lenti
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03/02/17 Workshop in Roma
(© fotografico di Ben Huybrechts – © grafico di Silvia Barucci)
Sembra ieri, ma in realtà son passati 3 anni da quando organizzammo un workshop a Roma con Ilse Beunen. Lo facemmo (io e Lucio Farinelli) con la voglia di migliorarci che ci ha sempre contraddistinto, con tanta passione e, sinceramente un po’ di incoscienza. Non avevamo ancora uno Study Group, avevo da poco fondato il chapter di Roma di Ikebana International ed eravamo un piccolo gruppo. Ci affidammo totalmente ad Ilse per la scelta dei temi (anche se io le chiesi se si potevano utilizzare i wooden-strip che in Italia non si trovavano) e… il resto è storia (Anyone can enjoy Sogetsu Ikebana anytime, anywhere, using any material, Because I’m happy, Materiale secco e colorato, Rami con frutti).
Fu un workshop importante, istruttivo, si conobbe bellissime persone che vennero dall’estero e il workshop di Ben Huybrechts fu estremamente illuminante e prezioso (e soprattutto con la sua professionalità seppe fare foto meravigliose in un ambito non proprio favorevole). Eravamo tutti così felici che io nemmeno mi accorsi che praticamente non avevo nemmeno più una goccia di sangue nelle vene (in effetti si vede nelle foto che ero un po’ giallo in viso), ma questa è un’altra storia.
Ilse, oltre alla sua bravura innegabile, ha un concetto dell’ikebana dove lo studio serio si unisce alla gioia dell’apprendere, insegna come utilizzare qualsiasi tipo di materiale per fare ikebana senza dover per forza ricorrere a materiale particolare o “costoso”. Quando con Lucio si è deciso di rifare un workshop internazionale ovviamente abbiamo subito pensato a chiamare di nuovo lei. E siccome nel frattempo l’incoscienza è aumentata… abbiamo voluto raddoppiare la sfida. Non solo due workshop, ma quattro e con.. due insegnanti.
Oltre a Ilse e Ben abbiamo voluto anche Anne-Riet Vugts che collabora da sempre con Ilse nell’organizzare eventi e workshop meravigliosi e vincitrice della prima edizione del concorso online 草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition.
Gentilmente la Sogetsu ha approvato il nostro workshop (Sogetsu Ikebana Seminar in Rome) che un po’ era già stato annunciato nel numero del Magazine della Scuola dove c’era un’intervista ad Ilse uscito la scorsa primavera.
E i temi che faremo? Anche qui ci siamo affidati alla loro esperienza anche se ci han chiesto di far sapere loro quali temi in Italia non erano mai stati eseguiti.
Quindi creeremo da noi un vaso partendo da…. (bè non vi voglio rovinare la sorpresa), utilizzeremo un supporto particolare (se vi dico spiedo a cosa pensate?), lavoreremo il bambù e vedremo come il tema del wabi-sabi può essere applicato all’ikebana. 4 temi molto suggestivi che ci faranno sicuramente progredire lungo la via dei fiori.
Ringrazio le persone che già si stanno prenotando ed ovviamente gli insegnanti che hanno accettato il nostro invito.
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02/02/17 Final countdown
La scuola Sogetsu se è stata innovativa nel mondo dell’ikebana lo è altrettanto nell’utilizzo dei social media capendone da subito il potenziale come nessun’altra scuola dimostrandosi ancora una volta moderna.
Da un anno sono iniziate le celebrazioni del 90esimo anniversario della fondazione della scuola che termineranno con una grande manifestazione che si terrà in Giappone.
Per festeggiare tutti assieme sulla pagina Facebook della scuola è stato chiesto di inviare foto di singoli o gruppi con un fiore in mano e partecipare al conto alla rovescia finale.
Per noi radunarci tutti assieme è un po’ difficile essendo due gruppi, avendo persone che vivono all’estero o altre impegnate con il lavoro, ma siamo riusciti quasi ad essere tutti presenti grazie anche alla maestria grafica di Silvia Barucci.
E stamani siamo comparsi sulla pagina Facebook
Ringrazio il maestro Lucio Farinelli per aver ideato il motto da abbinare alla foto: Joy of living through flowers.
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01/02/17 草月みんなのいけばな展 Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition -5th – 90 Anniversario
We received 166 entries from across the world.
Thank you very much for your participation!
This time, as a special exhibition to commemorate the Sogetsu 90th Anniversary, we requested works to celebrate this special occasion.
After careful consideration by Akane Teshigahara, the 4th Iemoto of the Sogetsu School, three works have been selected to receive the prizes.
This time, the Ikeru-chan Prize for junior applicants and the “Sogetsu Magazine” Prize selected by the magazine staff were also awarded.
〔Iemoto’s Comment〕
For the “5th Annual Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition” on Facebook, the works were submitted under the theme of the 90th Anniversary Celebration Arrangement to commemorate this occasion. Thank you very much for your active participation in this event. We received a lot of applications not only from Japan but also from all over the world.
This time, the passion you all displayed to celebrate our 90th year created a sense of unity. Unlike previous exhibitions which had freely selectable themes, this exhibition had one single common theme. When I looked at each work, each interpretation of the theme and the structure of the works showed the individuality of each artist so that I could recognize that there were a wide range of expressions. Your “celebration arrangements” were filled with unique ideas and originality and deserve to be called Sogetsu Ikebana, and your excellent abilities of expression made me proud of you at a time when we try to spread our wings towards the future.
With regard to the photographing of the works, I feel that the quality of the images has greatly improved each time. Some applicants considered the environment in which the arrangement would be placed and used it to create a dramatic impact. You may find a hint for taking better pictures in an unexpected place.
You can learn a lot from the submitted works, so while exchanging inspirations with your colleagues, please continue to submit your work for this exhibition in the future. I am greatly looking forward to seeing your work again next time.
Akane Teshigahara
Iemoto of Sogetsu School
Con queste parole la Iemoto della scuola ha aperto il post della pagina dedicata alla nuova edizione (quella che celebra i 90 anni della Sogetsu) del concorso online Everyone’s Sogetsu Ikebana Exhibition Per l’occasione oltre ai “consueti” tre premi ce ne era uno dedicato ai bambini (Ikeru-chan Prize) ed un altro assegnato dai redattori del Magazine della Sogetsu.
Se lo scorso anno rimasi basito per la mia vittoria quest’anno invece sono euforico, commosso perché la mia primissima allieva e maestra, Anne Justo, e la mia allievea (e futura maestra) Silvia Barucci hanno vinto il The “Sogetsu Magazine” Prize. Questo a riconoscimento del loro impegno e dedizione all’ikebana, ma soprattutto allo studio. Ci sono due tipologie di allievi. Chi prepara il vaso, segue gli insegnamenti e chi invece si scoccia a preparare il vaso, si stufa se il maestro gli fa rifare un ikebana e soffre di gelosie verso gli altri. Ho la fortuna di avere solo allieve del primo tipo e che vedono ricompensati i loro sforzi e che sono consapevoli che questo sia solo un punto di partenza del loro cammino. Io stesso ho di nuovo mandato un ikebana al concorso perché per me l’importante non sono i premi (anche se ovviamente danno soddisfazione), ma partecipare, far parte della festa. Ringrazio le altre allieve che han trovato il tempo e la voglia di partecipare al concorso realizzando gli ikebana e mandando foto e modulo alla Sogetsu per concorrere. Faccio ovviamente i complimenti al vincitore di questa edizione, Hiraiwa Hisae, a cui cedo lo scettro e la corona e agli altri due classificati (Sandra Jumikis e Suzuki Akemi) e soprattutto ai meravigliosi bambini (Okazaki Hiroki – 8 anni-, Abe Yuma – 7 anni -, Tatebayashi Ayuka – 13 anni) e alle altre due classificate di The “Sogetsu Magazine” Prize (Nakamura Sumiko e Sandra Marker), ma lasciatemi mandare un abbraccio e un bacio al gruppo di studio mio e del maestro Lucio Farinelli perché sono davvero contento per come amino passeggiare lungo il kadō e lo facciano per piacere e non per stupire il prossimo.
(Ikebana, vaso e foto di Silvia Barucci vincitrice di The “Sogetsu Magazine” Prize)
(Ikebana di Anne Justo vincitrice di The “Sogetsu Magazine” Prize- foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana e foto di Nicoletta Barbieri – vaso di Alessia Nannicini)
(Ikebana di Tiziana Biondo – vaso di Sebastiano Allegrini – foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana e foto di Daniela Bongiorno)
(Ikebana e foto di Lucio Farinelli – vaso di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Patrizia Ferrari- vaso di Sebastiano Allegrini – foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana di Chiara Giani – vaso di Sebastiano Allegrini – foto di Luca Ramacciotti)
(Ikebana e foto di Rosaria Malito Lenti)
(Ikebana e foto di Ilaria Mibelli)
(Ikebena, vaso e foto di Luca Ramacciotti)
e… lasciatemi finire in musica Another Day of Sun
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