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Luca Ramacciotti – Sogetsu Concentus Study Group

www.sogetsu.it

Monthly Archives: novembre 2015

Milano1

Dopo il workshop di ottobre inerente l’incontro con l’ikebana della Scuola Sogetsu, il centro XIN di Milano organizza un primo corso di ikebana collaborasndo ancora una volta con il sottoscritto e con Lucio Farinelli dato che teniamo corsi, dimostrazioni e mostre in varie zone dell’Italia. Il corso avrà cadenza mensile per facilitare anche coloro che non risiedono in Milano e che vi volessero partecipare.

09 gennaio 2016

05 marzo 2016

07 maggio 2016

28 maggio 2016

10 settembre 2016

Ottobre 2016 (data da definirsi)

Orario: dalle 11,00 alle 14,30 Via Esiodo 12 Milano – tel. 02 25712077 Per informazioni ed iscrizioni: 02.25712077 – info@corsishiatsuxin.it

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IMG_1476b(Ikebana e vaso di Luca Ramacciotti)

Nella primissima lezione che c’è sul libro del IV livello di studio della scuola Sogetsu si legge: Nel curriculum 4, “La ricerca del materiale” è il tema principale.  Si deve provare possibilmente con la più ampia gamma di materiali in modo da crearsi una ben precisa idea e diventare abili nell’esprimere il nostro feeling coi materiali dell’ikebana che andremo a realizzare.

Questo si traduce in “pratica” con il realizzare spesso ikebana, durante questo anno di studio, che avranno il focus su un determinato materiale. Che cosa vuol dire? Che noi andremo a metterlo in risalto nela nostra composizione.  L’ikebana mio che apre il post è sull’utilizzo di soli fiori. Quindi i nostri materiali dovranno essere posizionati in modo da dare una forma, una linea, un movimento che metta in risalto la peculiarità del materiale scelto. Se noi per soli fiori si usassero fiori un poco rovinati o messi in un vaso come si farebbe in qualsiasi casa bè… l’effetto non sarebbe quello voluto da questo studio.

Se il focus è su i rami con frutti (e con questo si intendono anche le bacche)  potremo  usare due rametti di olivo con le olive attaccate (quindi il tema sarebbe corretto), ma deboli e rachitici se messi, per esempio,  in confronto ai fiori abbinati che siano che so gerbere o girasoli o altri fiori “pesanti” visivamente (quindi il tema sarebbe sbagliato perché io vedrei i fiori non le olive). Questo tema fu ben sviluppato da Ilse Beunen durante il primo workshop che tenne a Roma organizzato da me e da Lucio Farinelli (Rami con frutti).

Oggi al corso di Livorno abbiamo messo il focus sul… monomateriale. Ovvero una sola tipologia. La difficoltà sta che due materiali ti rendono sempre una composizione più vivace e interessante da vedersi, un solo materiale viceversa va utilizzato quindi in maniera molto consapevole. Avevo preso dei rami di Callicarpa perché così nello stesso tempo si faceva un lavoro di intreccio e di equilibrio. Essendo un materiale molto prezioso le allieve han dovuto prima ben riflettere su come utilizzare la Callicarpa anche in base al vaso a loro assegnato. E questo che vedete è il risultato.

21112015-IMG_1571(Ikebana e vaso di Rosaria Malito Lenti)

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(Ikebana di Ilaria Mibelli – vaso di Sebastiano Allegrini)

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(Ikebana di Rosanna Lari – vaso di Sebastiano Allegrini)

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(Ikebana di Nicoletta Barbieri)

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(Ikebana di Silvia Barucci)

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Alcuni anni fa incontrai Ilse Beunen virtualmente, o meglio incontrai Ben Huybrechts il di lei marito e… fotografo. Il social network era Flickr ed io gestivo un gruppo sulla scuola Sogetsu, gruppo nato per cercare contatti in tutto il mondo. All’epoca nessuno sapeva che in Italia ci fosse una piccola rappresentanza della Sogetsu ed internet iniziava a spalancare le porte su un mondo di opportunità. “Conoscere” persone, scambiarsi idee, opinioni, poter acquistare anche materiale didattico o tecnico.

Questo libro si propone di fare ciò per coloro che vogliono approcciarsi al mondo dell’ikebana (Sogetsu), capirne di più, un manuale come non avevo mai trovato inerente la mia scuola (in epoca passata per l’Ohara simili testi erano stati scritti da Jenny Banti Pereira).

C’è chi si improvvisa ikebanista, che lo fa dal cuore e per il cuore senza aver mai preso una lezione in vita sua, non comprende che l’ikebana sia un’arte dove è richiesto tanto studio, manualità e conoscenza.

Ilse trasmette tutto ciò in questo suo prezioso lavoro. Partendo dalle basi della scuola spiega con foto accurate le varie tecniche e come si “realizza” un ikebana passo passo.

CockscomanimationLa tecnica, come in tutte le arti, è importantissima, come dice la mia insegnante Valeria Raso Matsumoto: “Se non conosciamo la grammatica, come possiamo comporre poesia?”

z_HR_UseOfKenzan6_IMG_1259Ilse illustra gli strumenti necessari per fare ikebana, mette a disposizione il suo sapere per chi davvero è interessato ad avvicinarsi a questo affascinante mondo.

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E’ palese vedendo questo manuale, e gli esempi riportati, che l’ikebana non è l’oleografica immagine della geisha che poeticamente compone coi fiori, nè un’arte misterica alla portata di pochi eletti, ma un’arte universale. Come è chiaro che Ilse propone degli esempi di stili con determinati materiali vegetali e che la stessa composizione, andando ad utilizzare altri fiori o rami o foglie, verrebbe completamente differente. E lì subentra l’occhio del maestro che aiuta a comprendere gli eventuali errori. Da soli ci illuderemmo di aver fatto un ottimo lavoro.

Ilse Beunen Photography: Ben Huybrechts

Ilse Beunen Photography: Ben Huybrechts

Sinceramente voglio ringraziare Ilse e Ben per il grandioso lavoro che hanno svolto e stanno svolgendo attraverso la piattaforma Online Ikebana e questo preziosissimo libro che consiglio a tutti e che chiarirà a molti cosa sia davvero l’ikebana. Studio, passione e cuore.

Exploring Ikebana – Ilse Beunen Il libro è in inglese.

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abbuffata

Di recente in un mio post (Come un ikebana) ho paragonato l’alta cucina all’ikebana. Torno di nuovo ad occuparmi di “cucina ed ikebana” per un fatto successomi recentemente.

In Italia sta andando per la maggiore la ristorazione “all you can eat” dove con pochi euro (non superano mai la ventina) puoi abbuffarti di cibo. Solitamente questa offerta è riservata principalmente ai ristoranti cino-giapponesi ovvero i cinesi che si son riciclati anche come giapponesi dato che questa ristorazione sta conoscendo un successo clamoroso rispetto a pochi anni fa.

Se uno si reca a far spesa e compera del pesce si accorge del costo che questa tipologia di materia prima ha. Quindi la domanda è: che pesce mangio all’you can eat? Un po’ come se si realizza quanto costa la carne e che nei fast food hai panini con hamburger, formaggio, insalata e pomodoro a pochi soldi.

Quindi la qualità si paga. Si prediligono materie prime ottime perché poi faranno parte del nostro organismo per cui scegliamo se trarne benefici od ingollare veleni.

E l’ikebana? Vale lo stesso discorso. Una persona che chiedeva informazioni mi ha gentilmente fatto notare che i nostri corsi costano. Vero. Però….

Mi faccio due conti in tasca.

Iniziamo dal luogo dove si svolge la lezione. Se andiamo su sale parrocchiali (in senso lato possono anche essere spazi comunali, ma è per rendere l’idea della tipologia di luogo tristanzuolo) di certo si risparmia.

Però…

Avremo una sala grande? Luminosa? Con bei tavoli spaziosi? Tovaglie sopra? Probabilmente no. Magari tavolinetti piccoli, niente tovaglie, ma (forse) foglioni di plastica impermeabile. Invece delle pareti bianche potrebbero capitarci dei teli appesi alle pareti per non far vedere che il muro è sciupato e invece delle finestre le grate di uno scantinato. Possiamo anche decidere di risparmiare sui tavoli facendo ikebana in ginocchio…. ma non siamo geishe….

Quindi si paga per avere una sala degna di questo nome. Che sia di struttura privata o di albergo.

Andiamo avanti.

Le materie prime. Potremmo prendere rami qualunque da strada e fare tutte le lezioni, previste per ogni livello della scuola, con quelli e con gerbere, crisantemi e rose. Si risparmierebbe di sicuro.

Però…

Se uno realizza quanto costano i fiori e la quantità di materiale che diamo a lezione è presto fatto il conto (anche per me che ho litigato fin da piccolo con la matematica). La continua ricerca per non ripetere all’interno dello stesso anno di corso i materiali, scoprirne di nuovi per dare più prospettive e punti di vista. Materiali freschissimi presi al mercato dei fiori o da grossisti, ordinati con giorni e giorni di anticipo. E i nostri fornitori subiscono decine di messaggi e richieste e sanno che sulla qualità non si discute. Nemmeno se ci fanno sconti.

E’ vero che, a differenza del cibo, non mangiamo i nostri materiali, ma ci servono per nutrire la nostra anima, i nostri occhi, i nostri sensi. Vogliamo donare loro belle cose o intristirli con materiale (per dirlo alla lucchese) abbracchito?

I vasi. Si può andare da quelli artigianali a quelli industriali… a quelli di Ikea. Però van sempre scelti in base all’ikebana. E’ vero che per la nostra scuola si utilizza qualsiasi tipologia di vaso…. ma a tutto credo ci sia un limite. Vasi antropomorfici li eviterei ad esempio…. Non si può prendere la prima cosa che capita, la scelta è fondamentale perché si va ad insegnare un “gusto” alle persone. Noi siamo responsabili della crescita dell’allievo che si affida a noi. Non si deve piegare l’ikebana al vaso, ma viceversa. Con il maestro Sebastiano Allegrini sto proprio portando avanti questa tipologia di studio sulla ceramica. Capire cosa possa essere funzionale per l’ikebana e cosa no.

Ciò non limita la fantasia dell’ikebanista. Se uno vede i lavori pubblicati nei libri della Stichting Kunstboek si ha la dimostrazione di un’ampissima gamma di vasi (o non vasi) ed ikebana. Ma sempre siamo su alte quote.

A questo punto il mio interlocutore potrebbe dirmi che a lui di tutte queste cose non importa. Preferisce spendere di meno. Mi sta benissimo, va da un altro insegnante che magari fa i corsi stile Groupon. Ai nostri corsi (miei e di Lucio Farinelli) nemmeno si accede quando ad una persona pare e piace proprio perché stabiliamo da un mese all’altro quale materiale prendere (non dando a casaccio rami/fiori a chi c’è c’è) e perché vogliamo realizzare un discorso continuo di impegno. Ogni anno si inizia e si porta a termine un livello. Fare lezione ogni tanto non serve a nulla.

E nei soldi del corso son previste anche lezioni virtuali dato che siamo gli unici che, tra una lezione e l’altra, chiedono agli allievi di esercitarsi (se vogliono) a casa e mandarci le foto dei loro lavori che noi con gli editor fotografici andiamo a correggere.

Perchè noi preferiamo la qualità alla quantità. Pochi piatti, ma ben eseguiti.

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“Recupero” questa  foto fatta da Giuseppe Cesareo la scorsa primavera alla nuova maestra Anne Justo perché vorrei ringraziarla.

Quando io iniziai a studiare ikebana si sentiva parlare di Maestri come entità ultraterrene, irrangiungibili. Lo studio dell’ikebana era in vista del diventare maestro. Era lo scopo base. Poi una volta che si ascendeva al titolo di Maestro si scompariva nel nulla (apparentemente).

Grazie a maestri incontrati su Flickr, Facebook, ma soprattutto alla mia insegnante attuale scoprii la gioia di studiare ikebana in quanto arte. Non c’erano punteggi o traguardi, c’era il piacere del percorso, della condivisione.

Fin dalla prima lezione tenuta da me, e da Lucio Farinelli, ho cercato di improntare tutto a questo ideale, il piacere dello studio (serio), del percorso senza pensare a punteggi o titoli nobiliari. Approfondire temi, tecniche, esplorare i vari materiali a nostra disposizione avendo questa fortuna di stare in una nazione dove si trova veramente di tutto e di più. Ho sempre cercato di trasmettere la mia passione per quest’arte che non è fatta per stupire, ma per ringraziare la meravigliosa natura che ci circonda.

Dopo anni di studio (seguendo con precisione i dettami della scuola Sogetsu) il 19 aprile scorso Anne, Paola e Yanitsa hanno terminato la prima parte del loro cammino divenendo maestre (Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.), le nostre prime maestre.

E dopo?

Yanitsa per forza di cose (abita a Sofia!) non può essere presente molto spesso (però con gioia ho appreso che parteciperà al workshop del 12 marzo sui profumi), ma Anne ci sta facendo da assistente al corso romano. E con quale serietà e bravura! Che dire se non che ovviamente la ringrazio, ma sia io sia Lucio siamo anche molto emozionati per questa sua decisione. Spesso parlando delle mie allieve le ho definite una Squadra dove oguno è un elemento importante e mentre mi auguro che Anne, e Yanitsa abbiano presto loro allievi, sono felice che il gruppo continui un cammino comune, che il diploma da maestro sia solo lo sprone per fare di più lungo il sentiero dei fiori, che ci si “allarghi” come cerchi concentrici nell’acqua.

Ecco loro han capito che la via è lo studio dell’arte, non  la raccolta punti per un titolo.

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IMG_1219-2Come si scelgono i materiali da dare a lezione agli allievi? Non è facile. Se si ha la fortuna di avere una maestra che te li procura a lezione (non è stato il nostro caso con la prima insegnante) piano piano impari ad abbinare il materiale. Sennò succede che tu per lezione possa comperare del materiale errato e si vanifica la lezione.

Il materiale in foto è (in parte) quello acquistato stamani al Mercato dei Fiori di Roma assieme a Lucio Farinelli con cui pianifichiamo attentamente, e con largo anticipo, ogni lezione ben sapendo che se determinati materiali non li troveremo dovremo cambiare sul momento la lezione da fare (per quelle del corso avanzato ovviamente).

Per i primi due livelli la scelta è più limitata nel senso che dobbiamo reperire dei materiali che ben facciano comprendere agli allievi le differenze visive tra i tre Shushi (Shin, Soe ed Hikae). Una delle difficoltà che ci ha spesso presentato la nostra attuale maestra (Valeria Raso Matsumoto) era quella di fare i khion (le composizione base) utilizzando foglie da lei portate. Se per lo Shin (l’elemento principale) fornisco un ramo bello dritto e corposo il gioco è fatto e l’associazione è immediata, ma avere a che fare con solo foglie vuol dire osservare davvero molto molto molto bene il materiale per coglierne ogni sfumatura. Di prassi per Shin e Soe si utilizza lo stesso materiale e per Hikae un altro. Per cui dall’elemento principale si va “degradando” verso il terzo per “robustezza”. Se per un khion dessimo (per esempio) gerbere e crisantemi sarebbe difficile per l’allievo decidere quale usare per Shin, quale per Soe essendo tutti uguali. E soprattutto avremmo, in entrambi i casi, elementi con un gambo lungo e “presente” e un fiore rotondeggiante in cima per cui una similarità di forme che renderebbe il nostro lavoro poco armonico.

So dalla mia maestra che in Giappone ci sono fioristi specializzati nel preparare “pacchetti” di materiali per le scuole di ikebana tanto la scelta è complicata e va fatta con attenzione. Il tutto ovviamente ha una sua spesa, ma come possiamo andare in cerca del bello della natura utilizzando rami un poco rattrappiti e fiori di quinta scelta? E a fine lezione Lucio Farinelli (mentre io sistemo le foto fatte agli ikebana) prepara un excel per gli allievi dove sono segnati vasi e materiali utilizzati in modo che facciano un archivio mnemonico a cui poter attingere sempre. Perché…. è difficile l’arte della scelta dei materiali.

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Vecchiattini

Nell’ambito della mostra “Essenza” si terrà un workshop di Marika Vecchiattini. Autrice del libro “Il linguaggio segreto del profumo” e del blog Bergamotto e Benzoino. Verremo condotti alla scoperta degli oli essenziali, dei loro sentori e di come abbinarli. Sarà come realizzare un ikebana virtuale. Per informazioni e prenotazioni ikebanainternationalrome@gmail.com

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