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21/03/14 Primavera
La primavera torna, le nevi dell’inverno si sciolgono e le loro acque ci infondono nuova energia.
(P. Coelho)
Di recente sono stato intervistato da Ryar Webradio per la trasmissione Banzai in merito a cosa sia l’ikebana e cosa voglia dire studiare quest’arte. Spero di esserci riuscito perché non è semplice spiegare quest’arte. Definirla meramente composizione floreale è banalizzare il tutto, chiamarlo percorso (e lo è) dà l’idea della new age, parlare di studio serio (e lo è) dà l’idea di qualcosa di scolastico. L’ikebana è tutto ciò, molto di più e nulla di tutto questo nello stesso tempo. Akane Teshigahara nell’ultimo numero della rivista della Sogetsu sottolinea quanto sia importante ogni volta porci innanzi ad un fiore come se fosse la prima volta che lo vediamo, “dialogarci”, osservarlo attentamente. L’amore per il materiale che andiamo ad usare deve essere totalizzante. Non si fa ikebana per darsi un tono, perché è una cosa figa o di moda. Ci si avvicina all’ikebana per mettere in risalto la natura e perché avere un ikebana vicino (che si tratti di una casa, di un negozio, di un teatro, di una hall di albergo, dove volete) renderà l’atmosfera del luogo particolare. Che le mie allieve sappiano le Variazioni degli stili proposti dalla scuola per me è fondamentale perché senza di esse si avrebbero problemi a comprendere e realizzare i temi degli anni successivi, ma la cosa principale è la passione. Tanto studio e “tecnica” senza “cuore” ci farà fare belle composizioni, ma non ikebana. L’ikebana sorge dentro di noi e lo andremo a realizzare utilizzando incosciamente le tecniche, le proporzioni imparate. Poi capita che durante il percorso la vita ci porti lontano per cui io mi raccomando sempre che l’allievo si eserciti, mi mandi foto dei suoi lavori per essere corretti. Succede anche che una delle prime allieve debba trasferirsi di regione per cui c’è un’oggettiva difficoltà a proseguire il corso, che ogni volta che le è possibile dalla Puglia salga fino al Lazio o che non si scordi mai di noi mandandoci ikebana che fa con i meravigliosi fiori del suo giardino. Come quello in foto. Che dire se non ringraziarla dei doni che ci fa? Per me amare e studiare ikebana non è mettersi con il goniometro a misurare gli angoli dei fiori, ma è la passione che ti porta (magari dopo una giornata stremante) a fare ikebana per gioia personale, per amore verso i fiori. E questo rende il lavoro del maestro luminoso.
Tag:Arrangement, Art, 生け花 いけばな, Decorative, Decorazioni, Essence, Essenziale, Fiori, Flower, Giappone, Hasami, http://www.flickr.com/groups/sogetsuikebana/, Ikebana, Ikebana Internationa Rome, Ikebanado, Interior, Interni, Italy, Japan, Kadō, Kenzan, Luca Ramacciotti, Lucaram, Meditation, Meditazione, Minimalism, Minimalismo, Natura, Nature, Sculpture, Scultura, Season, Sogetsu, Stagioni, Suiban, Tsubo, Zen
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06/03/14 L’evoluzione nella ricerca di nuove strade
L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate,
aggiunta di esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto,
nella materia, nella tecnica, nei mezzi.
(B. Munari)
Nel mio percorso di studio inerente l’ikebana Sogetsu ho avuto la fortuna, tramite la mostra Bonsai Città di Frascati a cui ho partecipato per diversi anni, di entrare in contatto con i bonsaisti italiani. In questi ultimi anni si sta cercando di fare un discorso unico che colleghi le arti orientali (vedasi in proposito la mostra ad aprile a Roma presso l’Orto Botanico Il Linguaggio Muto della Natura) perché vi sono dei fili conduttori che passano da un’arte all’altra. Nell’ikebana Sogetsu il kenzan viene coperto con i sassi (quindi ci riallacciamo idealmente con i suiseki) e nel percorso di studi da me effettuato nel IV livello si realizzava una scultura costituita da rami che si dovevano autosorreggere senza l’ausilio di kenzan o di contenitori. Quindi vere e proprie sculture lignee.
Nella recente VI MOSTRA BONSAI D’AUTUNNO A ROMA ho avuto la possibilità di osservare come vengano lavorate le parti secche di un bonsai (mi scusino gli amici bonsaisti se uso termini non corretti o impropri).
Vedere all’opera personaggi come Franco Barbagallo o Leonardo Pettinari è stato semplicemente affascinante.
(Leonardo Pettinari)
Nelle loro mani un pezzo “inerte” di legno diveniva qualcosa di vivo, vitale, scultoreo. Quindi ricollegarlo al tema della Sogetsu, sopra indicato, per me è stato immediato.
A tal proposito quindi ho comperato e letto volentieri il libro la cui immagine di copertina apre questo post (per informazioni Mario Pavone iasnob@alice.it). Vi è un interessante excursus iniziale sulle malattie che possono colpire gli alberi per cui, al di là delle problematiche relative alla sopravvivenza del bonsai, è utile per noi ikebanisti quando andiamo in natura a reperire i rami in modo da sapere da una prima occhiata se il nostro materiale sarà in ottimo stato o meno e strumenti per la lavorazione della legna secca (nei bonsai ci sono tecniche quali jin, shari e sabamiki) compreso lo sbiancamento che spesso viene utilizzato da noi della Sogetsu nel free style.
Un manuale agevole e di facile lettura che introduce ad un argomento molto interessante e che fornisce ottimi spunti per lavorazioni future oltre ai consigli per far sì che la nostra legna secca duri nel tempo.
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