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25/07/12 Un cammino tenendosi per mano
(Caladium, Gerbera, Kiwi)
Recentemente ho letto il bellissimo libro di Joan D. Stamm: Heaven and Earth are flowers (reflections on ikebana and Buddhism). Insegnante della Saga School ripercorre i suoi viaggi in Giappone fin da quando iniziò a praticare l’arte dell’ikebana. Un libro molto istruttivo dove la Stamm scinde la propria esperienza personale da ciò che richiede agli allievi (lei prima di una composizione fa meditazione come le hanno insegnato presso il tempio di Daikaku-ji, non richiede che gli allievi imparando ikebana abbiano il suo stesso percorso personale, filosofico e spirituale) e ci fa rivivere la passione che in lei è presente lungo il cammino dei fiori ed aiuta ad approfondire la filosofia e la concezione che ne è alla base.
Interessante anche i punti che la sua insegnante elenca quando sta per prendere la prima lezione e di come la Stamm sottolinei la non immediata comprensione che ne ha descrivendo bene le sensazioni che ha il neofita durante l’incipit di questa arte non sapendo che poi queste nozioni vengono ripetute continuamente e che piano piano divengono pratica. Ne riporto alcuni che trovo corrispondenti al di là poi degli sviluppi tematici delle singole scuole di ikebana:
Non disponete i fiori senza sapere i loro nomi
Non utilizzate fiori che puntano uno contro l’altro
Non utilizzare rami che sono di uguale altezza perché saranno in contrasto fra loro
Non contrastare la crescita naturale della pianta
I fiori non dovrebbero essere nascosti o girati rispetto allo spettatore
Evitate di posizionare i fiori in modo equidistante
Non posizionare i fiori in modo che uno ne copra un altro
I fiori non dovrebbero rispecchiare lo spettatore
Non mettete i fiori come se si reggessero l’un l’altro
Studiare ikebana è una mutazione costante della mente, di ciò che ci circonda. Oggi dopo mesi di inattività avevo un ben preciso ikebana in mente, ma la natura ha il suo percorso e le thypa che avevo asserbato si erano rovinate (tranne quelle in foto) così ho dovuto rivoluzionare la mia idea andando a cogliere sul bordo della strada le margheritine e le foglie.
Volevo fare un ikebana estivo, fresco che ci ritemprasse dal caldo che in questi giorni ci fa compagnia. Mentre percorrevo la strada vicino casa in cerca dei fiori ripensavo al cammino fatto fino ad ora. Al maestro Lucio Farinelli che lo ha compiuto con me, ai miei amici che han seguito fin dal primo passo con interesse (per tema di sbagliare con il mio inglese alla Totò ho chiesto ad Anna Maccari la traduzione dei punti riportati dal libro della Stamm), dalle persone incontrate a lezione (la Maestra Maria Grazia Rosi che per me rimane un punto indimenticabile), alle mostre, ai convegni, di chi mi ha insegnato i primi rudimenti, chi fa progredire il mio cammino e chi acconsente di darmi lezioni estemporanee quando mi trovo all’estero per lavoro. E soprattutto alle mie allieve, vera e propria linfa vitale quotidiana.
Il cammino dell’ikebana è lungo, ma bello se fatto con animo sereno, senza invidie, senza superbie, capendo cosa ci chiede la persona che abbiamo innanzi, quale è il sentiero che l’ha condotto fino a noi. Non si deve essere insegnanti blandi, ma le spine son bandite dalle nostre lezioni perché l’ikebana è la gioia che la Natura ci dono ogni giorno.
Se io faccio ikebana è solo grazie alle persone che seguono il mio cammino.
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